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Coronavirus in Romagna | Cafar e Amadori

Davide Fabbri racconta cosa accade alla Cefar e ripete il suo appello al “mecenate” Amadori

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CAFAR GRUPPO MARTINI DI GATTEO. ACCERTATO UN SECONDO CASO DI POSITIVITA’ DA CORONA VIRUS

 

Appello al senso di responsabilità dell’azienda Cafar, che fa parte del gruppo Martini. Al fine di arginare la diffusione dell’epidemia da Covid-19.

La questione sicurezza nei luoghi di lavoro si ripropone in tutta la sua drammaticità.

Occorre rallentare la produzione, riducendo il numero degli operai per ogni singolo turno di lavoro.

Nonostante il riscontro del secondo caso di coronavirus all’interno dello stabilimento di Gatteo, si continua ad avere, bene o male, un flusso troppo elevato di operai per ogni singolo turno di lavoro all’interno dei reparti.

I reparti sono i seguenti:

* Reparto imballo;

* Reparto peso – prezzatura;

* Reparto carico – spedizioni;

* Reparto Taglio Polli, con diverse linee di produzione.

Esiste una criticità legata al fatto che gli spogliatoi sono piccoli (uno per le donne, uno per gli uomini) sono unici per tutti i reparti. Non ci sono armadietti separati suddivisi per reparti e per linee produttive. Fino ad ora ci sono stati assembramenti nei cambi turno.

Non solo. Nel reparto “peso-prezzatura” e nelle linee di produzione gli spazi fisici sono molto limitati, ristretti, i contatti fra gli operai sono molto ravvicinati. Nel “peso-prezzatura”, ad esempio, è difficile rispettare le distanze di sicurezza: il reparto è piccolo, le corsie sono strette, ci sono tre postazioni al computer (per la conferma degli ordini) molto ravvicinate, il reparto è denso di presenze di lavoratori.

I cambiamenti che l’azienda ha effettuato sono i seguenti:

– si chiede al lavoratore di arrivare sul posto di lavoro già vestito da casa (a parte le scarpe) per evitare assembramenti negli spogliatoi;

– modifiche all’organizzazione dei turni di lavoro per evitare incontri fra lavoratori nei cambi turno;

– reparto “peso-prezzatura”: primo turno alle ore 3,30; secondo turno alle ore 10,40; terzo turno alle ore 17,50; i turni di lavoro sono stati portati da 6 ore e 50 minuti a 6 ore e 30 minuti;

– in produzione non ci sarà più la pausa di 24 minuti, ci saranno due mini pause da 10 minuti;

– chiusura della sala ristoro, della mensa interna; fino a pochi giorni fa, la sala ristoro – nella pausa mensa – era affollata di operai.

Fino alla settimana scorsa, tantissimi operai facevano straordinari, di mezzora, di un’ora di lavoro ciascuno.

Lo ripeto con forza a gran voce. Occorre rallentare drasticamente l’attività lavorativa. Occorre ridurre notevolmente il numero degli operai da collocare all’interno del polo produttivo di Gatteo.

Non basta rivedere l’organizzazione dei turni di lavoro: occorre limitare il numero degli operai per ogni singolo turno.

Se vogliamo veramente arginare il dilagare del corona virus.

CAFAR è una società agricola cooperativa fra allevatori romagnoli. Ha sede in via Pirandello a Gatteo, fra l’autostrada e la via Emilia. All’interno dello stabilimento si fa attività di macellazione di carni avicole e trasformazione del prodotto a base di carne. Inoltre si svolge l’attività di sezionamento e preparazione di carni fresche con condimenti destinati alla produzione di cibi cotti. CAFAR è un importante fornitore della grande distribuzione organizzata.

PS Alle 19 di oggi sabato 21 marzo, la direzione aziendale di CAFAR ha comunicato ai propri dipendenti delle linee di produzione del taglio polli che da lunedì prossimo 23 marzo ci sarà una riduzione del 20% del personale del taglio polli. La riduzione non appare estremamente significativa.

 

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Le cospicue donazioni degli imprenditori, quelle autentiche, si effettuano senza raccontarlo a nessuno. Senza farsi pubblicità. Pertanto stona il fatto che il presidente della gigantesca holding AMADORI spa (Flavio Amadori), in pompa magna, trasformi di fatto le proprie donazioni finalizzate ad acquistare attrezzature medicali per diverse strutture sanitarie, in trovate pubblicitarie a vantaggio del proprio gruppo imprenditoriale, in operazioni ben azzeccate di marketing.
Se il gruppo AMADORI ha veramente a cuore i propri dipendenti, faccia queste semplicissime azioni, richieste da centinaia e centinaia di lavoratori dello stabilimento di San Vittore di Cesena e di quello di Santa Sofia. Sarebbero azioni molto più utili:
– Si rallenti la produzione di carne, al fine di ridurre i ritmi di lavoro, al fine di garantire maggiore sicurezza per gli operai;
– Si riduca il numero degli operai da collocare nei vari reparti di produzione, al fine di tentare di arginare, in questo periodo di grave emergenza, il contagio da corona virus.

Cesena, 21 marzo 2020

Questo articolo è stato pubblicato qui

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