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Contro questo Cav. Bersani e Monti hanno già vinto

Come al solito la campagna elettorale si sta trasformando in un circo mediatico e pirotecnico in cui Silvio Berlusconi gioca molti ruoli: l’illusionista, il prestigiatore, l’equilibrista e soprattutto il clown, che a mala pena fa ridere un pubblico annoiato e disattento. Durante l’ultima puntata di Servizio Pubblico il Cavaliere si è anche calato nella parte del domatore ed ha rinchiuso nelle proprie gabbie le belve Santoro e Travaglio che da sempre hanno come unico scopo quello di volerlo sbranare politicamente.

Siamo di fronte ad un copione già visto in cui il leader del centrodestra porta avanti con esuberanza il suo show ed un codazzo di giornali ed alleati sottomessi ne cantano le lodi e le doti salvifiche. Questa volta però nel meccanismo orchestrato dal Cavaliere qualcosa si è rotto. Non tutti lo seguono. Il partito democratico e il nuovo centro (destra) di Monti proseguono nella loro campagna elettorale senza dar troppo peso alle intemperanze e agli eccessi del cittadino onorario di Arcore. Bersani e l’attuale premier più che contrastare Silvio lo compatiscono, più che rispondere ai suoi attacchi e alle sue provocazioni lo ignorano e lo fanno cuocere nel proprio brodo. Fatto di barzellette bugie e poco altro.

I due principali antagonisti del Cavaliere hanno compreso come la maggior parte degli italiani che il miglior antidoto contro il berlusconismo che non vuole morire è il berlusconismo stesso. Fino a poco tempo fa alla slavina mediatica di Berlusconi che ha invaso ogni spazio pubblico si sarebbero levati i pianti e le recriminazioni di molti esponenti della sinistra, pronti a denunciare la mancanza di par condicio di regole e di pluralismo. Allo stato attuale invece si è capito che replicare non sempre paga, ci hanno provato dalle parti di Servizio Pubblico con esiti disastrosi. E così mentre Berlusconi si presenta a commentare anche le previsioni del tempo e fa il bello ed il cattivo tempo dei palinsesti televisivi, il Partito Democratico cresce nei sondaggi, Mario Monti incassa il calo dello spread sotto i 260 punti, e si intavola una discussione tra una futura alleanza tra progressisti e moderati (montiani) a cui anche Vendola lancia segnali di apertura. Questa volta infatti non siamo di fronte ad un'altra “gioiosa macchina da guerra” messa in piedi da Achille Occhetto nel 1994 e che si andò a schiantare contro Forza Italia, siamo dinanzi a ben altro.

La destra ha governato per 4 anni ed ha prodotto disastri. L’Italia è stata resa ai minimi termini sotto ogni punto di vista: economico, morale e di credibilità internazionale. Mentre la stampa di destra osanna il Capo, e si interroga su chi ha scritto la lettera per “sputtanare” Travaglio in diretta televisiva, nel campo dl Pd hanno assorbito Renzi, hanno chiuso le liste e stanno incominciando a pensare al dopo elezioni. Il problema ora non è se prevarrà Bersani, ma di quanto vincerà e su che presupposti si potrà chiudere un alleanza con l’Intesa Civica di Monti e Casini. Mentre il Cav si vanta di aver incollato 9 milioni di telespettatori durante la trasmissione di giovedì scorso ed Alessandro Sallusti esulta per come il suo editore ha sgominato il clan Santoro, gli italiani (ed i voti) vanno da tutt’altra parte de ammirano l’ ex presidente del consiglio soprattutto come quel magnifico showman opportunamente segnalato dal critico televisivo Aldo Grasso. A questo punto c’è più probabilità che a febbraio Berlusconi vinca Sanremo che non Palazzo Chigi, a Bersani e Monti conviene non curarsi del televoto e delle giurie popolari, le elzioni si vincono altrove. 

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