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Concessioni balneari: allo Stato vanno le briciole

Soltanto cento milioni di euro prende lo Stato dai canoni di concessione degli stabilimenti balneari. La Commissione Bilancio ha approvato una proroga di queste concessioni sino al 2033. Si tratta di un giro di affari di circa trenta miliardi di euro.

La Commissione Bilancio della Camera ha detto di sì alla proroga delle concessioni balneari su tutto il territorio italiano. Le spiagge fanno parte del demanio e sono quindi proprietà dello Stato o degli enti locali.

Alcune migliaia di chilometri di spiagge vengono date in concessione a circa trentamila imprese in gran parte riunite sotto l'ombrello di un sindacato che naturalmente si è fatto sentire presso i componenti della Commissione Bilancio.

Gli interessi delle imprese sono evidenti: una maggiore certezza giuridica, la riduzione dell'aliquota IVA, una più equa applicazione della Tari, l'eliminazione o riduzione del canone. 

Dall'altra parte bisogna osservare che una proroga sino al 2033 di queste concessioni sembra spropositata, soprattutto in considerazione del fatto che in media i canoni pagati per le concessioni sono molto bassi. In media quattromila cinquecento euro l'anno.

Lo Stato nel complesso dal canone guadagna poco più di cento milioni l'anno: briciole se si pensa che il giro di affari intorno a queste strutture si aggira intorno ai trenta miliardi.

Foto di Walkerssk da Pixabay 

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