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Combattere la crisi dalla parte dei lavoratori

C’è una specie di gabinetto di guerra per la gestione della crisi al quale vengono chiamati anche i sindacati per decidere le misure da prendere. Le idee del "sistema" al potere sono chiare: la maggiore quantità possibile di risorse a favore delle imprese. Sacrifici, sacrifici ed ancora sacrifici ai lavoratori.

Intanto le aziende drammatizzano il quadro chiedendo la cassa integrazione per un numero di lavoratori che cresce di giorno in giorno. Questa linea riceve il suo imput principale dagli Usa che, improvvisamente, scoprono la funzione interventista dello Stato in economia, fino ad ieri aborrita ed al massimo limitata alla mera osservazione ed a qualche piccola regolazione del mercato.

Colpisce il silenzio assoluto sulle cause della crisi che si possono riassumere da un lato nella pirateria impunita e forse anche incoraggiata delle istituzioni finanziarie, e dall’altro nel basso livello delle retribuzioni che non consentono alle famiglie di rinnovare auto, elettrodomestici, vestiario, scarpe, insomma tutto!

Naturalmente tutto il socialismo improvvisamente scoperto dal Congresso Usa è soltanto per aiutare imprenditori e finanzieri e quindi possiamo dire che non di socialismo si tratta ma di una torsione degli scopi e del ruolo dello Stato a vantaggio della classe dei potenti.

Qualche anno fa un paese quasi attaccato a Palermo, Villabate, divenne improvvisamente una sorta di luogo dei miracoli. La gente portava soldi ad un certo Sucato e questi garantiva interessi mensili o addirittura settimanali iperbolici del dieci per cento e forse di più. Tutta la Sicilia portava milioni e milioni di risparmi a Villabate e molti erano davvero felici e soddisfatti di avere scoperto il modo di arricchire rapidamente.

Naturalmente si trattava di una truffa di questo Sucato che aveva creato una sorta di catena di Santantonio che, come era prevedibile, ad un certo punto si interruppe e bloccò non solo i pagamenti degli interessi ma la stessa restituzione del denaro investito. Moltissime persone persero tutto.

Pensavo si trattasse di un fatto di cronaca della creduloneria di paese, fino a quando non ho letto che i massimi esponenti di Wall Street si sono comportati più o meno come Sucato (che forse non era neppure ragioniere) e hanno lasciato buchi così grandi che ancora non si è in grado di stimarli. Tremonti parlava in TV di pezzi di carta spacciati per titoli per un valore pari a 12 volte e mezzo il PIL mondiale.


Ma è mai possibile che il capitalismo, dopo secoli di esistenza, sia approdato alla dottrina Sucato? La scuola di pensiero monetarista teorica della libertà assoluta del mercato e della sua divina capacità di produrre ricchezza e benessere è clamorosamente fallita, ma non c’è uno solo, tra i tanti pennivendoli che ne hanno lodato le virtù ed i miracoli, che l’abbia ammesso!!

La Fiat bussa a quattrini. Sessanta mila lavoratori fuori se lo Stato non interviene con aiuti consistenti. Nello stesso tempo si chiedono ai lavoratori sacrifici oramai insopportabili, dato l’infimo livello delle loro retribuzioni. La formula è: più lavoro e meno salario! Una formula micidiale che aggraverà ancora di più la crisi.
Naturalmente non si parla degli stipendi dei managers che, crisi o non crisi, si ritagliano una fetta consistente del PIL nazionale. I managers delle aziende private si fissano stipendi e benefict e li scaricano nei bilanci. Gli azionisti non sono in grado di intervenire per frenarli. Pagano e magari poi si trovano con carta straccia al posto di azioni come quelli dell’Alitalia. I managers pubblici hanno un problema opposto a quello che viene ingiunto ai lavoratori: non vogliono tetti, cioè limiti ai loro guadagni. Mastella a suo tempo fece un casino per evitare che si stabilissero tetti! Naturalmente qui non sono gli azionisti a pagare ma gli utenti dei servizi acqua, trasporti, netturbe.

Insomma ventidue milioni di lavoratori con stipendi e salari diminuiti di circa il trenta per cento nel corso degli ultimi venti anni non sono più consumatori che dell’essenziale per la loro sopravvivenza. Se invece di dare soldi alle imprese e finanziare ammortizzatori sociali che si riducono ad elemosine si facesse una coraggiosa politica di aumento degli stipendi e dei salari e delle pensioni le cose andrebbero meglio.

Insomma, l’obiettivo dovrebbe essere il livellamento dei salari, delle retribuzioni e delle pensioni italiane alla media europea. Questo sarebbe il più efficace provvedimento anticrisi dal momento che trattasi di una crisi di sovrapproduzione per mercato debole.

La regolarizzazione dei cinque milioni di precari pagati a meno di mille euro al mese, la trasformazione dei loro contratti a tempo indeterminato sarebbe un raggio di sole in un mondo di infelici che non possono progettare ed organizzare il loro futuro soggetti a al ricatto dei contratti a termine.

Il danno apportato all’economia ed alla prosperità degli italiani dalla legge Biagi è immenso: si è oscurato il futuro, abolita la speranza e depresso il mercato. Aumento dei salari e abolizione del precariato sono le misure sociali che risulterebbero le più efficaci per dare adrenalina al sistema produttivo italiano.

Invece tutti pensano a dare soldi ai pescecani compresi i sindacati che si limitano ad invocare i cosidetti ammortizzatori sociali come se fossimo in un periodo di ordinaria amministrazione.

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