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Club Bilderberg, una fantasia partorita da menti malate o pericolosa realtà?

Effetto boomerang del progetto di dominio globale del Club Bilderberg.

Questa ormai evidente deriva delle più alte conquiste sociali (e che, ahimè!, sembravano scontate) quali la libertà, l’uguaglianza, il sapere accessibile a tutti e un lavoro dignitoso per tutti, alla fin fine si ritorcerà come un boomerang contro gli stessi ciechi e limitati architetti dell’egoistico e assai poco lungimirante disegno politico di dominio globale attualmente in corso.

Non tutti sono a conoscenza di questo scellerato progetto perpetrato ai danni della gran parte dell’umanità ed elaborato dai cosiddetti “illuminati”, pochissimi arciricchi e potenti, che per raggiungere (se non lo hanno già raggiunto) il loro obiettivo di egemonia globale, tendono attraverso politiche compiacenti, anzi complici, a raggruppare l’intero potere finanziario, economico e mediatico e quindi politico del mondo nelle loro mani.

Non tutti possono conoscere questo criminale piano poiché i mezzi d’informazione sono già saldamente nelle mani di questa ristretta cerchia di potenti; ma su internet, su cui per fortuna non hanno ancora messo le loro voraci mani, si trovano sufficienti informazioni in proposito. Inoltre il libro del giornalista investigativo spagnolo Daniel Estulin, “Il Club Bilderberg” edito da Arianna Editrice, parla in maniera documentata ed esaustiva degli incontri segreti avvenuti fra i massimi rappresentanti istituzionali, politici, finanziari ed economici del mondo, che si tengono ogni anno a partire dal 1954 dove si riunirono in un hotel olandese appunto chiamato Bilderberg, in qualche piccola cittadina europea, lontano dal clamore e dai riflettori mediatici per decidere le politiche economiche e finanziarie del mondo e quindi il nostro destino.

 Perché in segreto? Per non avere il contraddittorio. E questa sarebbe democrazia? I maggiori rappresentanti dei governi che noi eleggiamo vengono ogni anni invitati per venire edotti sulla linea politica ed economica da seguire. Ma visto che li eleggiamo noi, i nostri politici non dovrebbero fare gli interessi nostri invece che quelli di questa piccola combriccola di potenti? I pochi ma scomodi divulgatori di questo potente club vengono additati e liquidati sbrigativamente e spregiativamente e con toni di commiserazione con il solito termine di “Teorici del complotto”. Folli e visionari dietrologi questi che stranamente però vengono minacciati di morte, ostacolati in tutti i modi nel loro lavoro e quando possibile comprati per stare zitti. Come mai ciò, se sono soltanto dei paranoici ossessionati dalla dietrologia?

Dicevo che tale obiettivo, se raggiunto, alla fine si ritorcerà contro gli stessi tristi ideatori di esso. Perché?, vi chiederete. Beh, la loro immensa ricchezza si basa sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse e delle energie del pianeta, coadiuvati dalla crescente tecnologia e quindi dalla scienza da cui essa nasce, che gli permette un sempre maggiore sfruttamento irresponsabile di queste risorse con costi decrescenti e con sempre più margini di guadagno.

E, semplificando al massimo, dalla storia sappiamo che il progresso tecnologico è stato scatenato un paio di secoli fa dalla rivoluzione industriale, ove per la prima volta nella storia, grazie a Watt e agli altri inventori, si cominciò ad utilizzare per svolgere determinati lavori un tipo di energia che non proveniva più esclusivamente dal lavoro muscolare di uomini e animali: questo era il vapore. Da allora tale progresso non si è più fermato ed è enormemente accelerato nel secolo scorso e letteralmente schizzato in avanti in maniera esponenziale negli ultimi decenni.

 Sempre semplificando più possibile, ciò che ha permesso maggiormente la rivoluzione industriale, ovviamente insieme ad altre istanze e congiunture storiche, è stato l’abbattimento del sistema feudale, dell’ancien regime, grazie alla rivoluzione francese del 1789 e la conseguente nascita della proprietà e dell’impresa privata. Nei nuovi imprenditori nacque l’impulso a realizzare più profitti dalle loro terre o fabbriche. La classe operaia per contro, man mano che acquisiva una maggiore consapevolezza dei propri diritti grazie allo smantellamento del sistema feudale e del secolare strapotere consegnato dai monarchi nelle mani di una ristrettissima elite, pretese dai nuovi padroni salari più dignitosi per elevare la sua qualità della vita.

 Le macchine sfornate dalle nuove industrie diedero un grande impulso a tale doppia esigenza, perché compivano il lavoro di molte più braccia in un tempo minore, incrementando i profitti dei proprietari. Cosicché molte braccia non più necessarie nel lavoro dei campi si spostarono nelle industrie dove, dopo l’iniziale sfruttamento e grazie alle nascenti lotte sindacali cominciarono a guadagnare di più e a lavorare meno ore. Questo negli anni in definitiva permise un generale aumento dei redditi e della qualità della vita e quindi la possibilità di accedere a quella conoscenza che da millenni era stata appannaggio di pochi fortunati. Meno lavoro e più tempo libero significò avere la possibilità di accrescere la propria cultura e la propria umanità, giacché condizioni di lavoro brutali fiaccano nel fisico e inaridiscono l’anima.

 Un grande circolo virtuoso si era innescato senza sosta fino ai nostri giorni, permettendo l’attuale progresso scientifico, tecnologico e sociale grazie proprio al contributo di sempre più cervelli istruiti sottratti al duro lavoro manuale, e che per ciò si sono potuti occupare e si occupano attivamente di incrementare tale progresso. Prima il settore primario o agricolo e poi quello secondario o industriale, si sono via via ridimensionati nel numero di braccia impiegate (un secolo fa il 60 % della popolazione lavorava nei campi, oggi soltanto il 5 %) poiché non più necessarie in così grande numero grazie al lavoro svolto dalle macchine, andando a rimpolpare il settore terziario o dei servizi.

 Per mantenere tutto questo evoluto e molto più umano sistema però è necessaria tanta energia (siamo partiti dal vapore che fece funzionare le prime macchine che gradualmente sostituirono l’uomo nella gran parte dei lavori pesanti: per cui si può dire che l’energia è stata ed è il primo motore di sviluppo), possibilmente rinnovabile e con sempre minor impatto ambientale per non depauperare e compromettere irrimediabilmente il nostro pianeta, e quindi necessita anche molta tecnologia e quindi tanta intelligenza e quindi studi e ricerche incessanti e di conseguenza molte risorse finanziarie per sostenere tale indispensabile moderno sistema.

 Perciò le risorse finanziarie che una nazione riserva a determinati comparti cruciali del terziario, come scuola, università e ricerca, e quindi all’intelligenza, alla creatività e alla competenza umana, non possono essere considerate un optional ma spese determinanti perché permettono il mantenimento e se possibile l’evoluzione del nostro attuale sistema di vita basato sul benessere. Esse permettono il costante progresso della tecnologia per lo sviluppo dei servizi primari e secondari e di conseguenza dello stesso terziario, ma soprattutto, dato che senza energia tutto il nostro modello di vita non può esistere, consentono il progresso di tecnologie che devono rispondere sì alla crescente domanda mondiale di energia, ma nel contempo devono prefiggersi come obiettivo irrinunciabile la salvaguardia dell’ambiente e non gli immediati e squallidi tornaconti delle varie multinazionali.

 Oggi però, specie in Italia, questa indefettibile priorità di spesa viene irresponsabilmente sempre meno considerata. A causa delle continue crisi, forse avanzate solamente come subdoli pretesti, si ritorna a lavorare sempre più ore al giorno sottraendo sempre più spazio al tempo libero da dedicare alla propria crescita intellettuale, culturale e spirituale, anch’essa fondamentale per un più umano progresso. E’ necessario fare dei sacrifici per risanare le finanze pubbliche, ci dicono molto suadentemente i governanti. Cominciassero a farli loro intanto!, ma realmente, per dare l’esempio. Le finanze chi le ha compromesse? La priorità di spese per guerra e armi chi la stabilisce, tagliando poi quelle essenziali per far quadrare i conti dello Stato? E i 140 miliardi l’anno di evasione fiscale perché i nostri governanti non fanno di tutto per recuperarli? E i 60 miliardi l’anno che ci costa la loro corruzione? Ma questo per ora è un altro discorso.

Se sempre meno risorse però, meno persone e meno tempo si riservano alla crescita intellettuale e quindi agli studi e alla ricerca, come sperare di continuare ad incrementare l’attuale progresso? I governi sono costretti ad attuare politiche di tagli agli sprechi, e ben vengano! Come però, coscienziosamente e assennatamente, si possono considerare sprechi le risorse riservate alla scuola, alla cultura e alla ricerca e decidere grossi tagli? Invece di tagliare cercate di ottimizzare la spesa! Sprechi semmai sono le spese per gli armamenti in un’era di pace, o il costo della corruzione o il mantenimento dei privilegi di casta! E come si può andare a creare un sistema dove la popolazione mondiale è costretta a fare veri e crescenti sacrifici, con stipendi e salari sempre meno sufficienti e lavorando sempre più ore giornaliere per arrivare alla fine del mese, senza avvertirne tutto il rischio di un arresto e un’involuzione del progresso?

 La scienza è progredita nel momento in cui in massa si è avuta la possibilità di accedere alla conoscenza, aumentando percentualmente e anzi esponenzialmente le probabilità di sfruttare il genio di un gran numero di individui, perché una scoperta o un’invenzione in un campo ha sempre e inevitabilmente ricadute in innumerevoli altri campi. Con tanti cervelli in campo si mette in moto un ciclone di idee! Se diminuisce il numero dei cervelli diminuiscono percentualmente anche le idee e quindi le scoperte e le invenzioni e in definitiva il progresso.

 Tagliare risorse all’istruzione e alla formazione umana è già una manovra che dimostra cecità e poca lungimiranza; ma affamare le persone congelando o riducendo stipendi e salari e costringendole a lavorare dieci ore e passa al giorno come un secolo fa e a ricorrere al credito per ogni piccola spesa esponendole allo strapotere delle banche che potranno così tenerle per le palle per tutta la vita coi loro mutui a tasso variabile (sta avvenendo ovunque), si configura come un enorme e scellerato taglio al grandissimo potenziale umano, intellettuale, spirituale, creativo, inventivo e tecno-scientifico. Poi come pensano i nostri governanti di rilanciare i consumi e l’economia congelando o abbassando i redditi medio-bassi e quindi il potere di acquisto delle famiglie, salvaguardando però quelli alti? E’ soprattutto la massa che consuma e chi non può consumare non può produrre ricchezza.

 Lo capiscono i cosiddetti “illuminati” che impoverire economicamente il mondo è un grande taglio preventivo alle più nobili risorse spirituali, intellettuali e anche morali (dato che il bisogno, si dice, aguzza l’ingegno, e a volte può anche essere vero, ma il più delle volte costringe a scendere a squallidi compromessi - che in una situazione di serenità economica mai si accetterebbero – e alla svendita della propria dignità se non onestà e correttezza) dell’uomo? Tanto più che se nel tempo, considerando l’attuale tendenza, avranno la fortuna di accedere alla conoscenza e quindi al potere rivestendo i principali ruoli direttivi solo i pochi ricchi che se lo potranno permettere, la scienza e la tecnologia s’impoverirà del contributo della grande massa di cervelli relegati e sprecati nell’impegno quotidiano a vivere di espedienti per sopravvivere, dove invece si potrebbe annidare quel genio e quell’ingegno necessario per risolvere problemi molto più importanti per tutta l’umanità. E’ percentualmente matematico: più cervelli più scoperte. 

 Chissà se questa politica di tagli preventivi al potenziale umano è solo frutto di stupidità e dissennatezza dei potenti che ci governano, oppure fa pure parte del diabolico e cinico disegno di dominio globale? Disegno comunque pur sempre stupido e imprevidente. I cosiddetti “illuminati” riescono a comprendere simili conseguenze nell’affaccendarsi unicamente nel raggiungimento dei loro sogni di dominio globale? Non pensano che alla fine si ritroveranno a governare un mondo impoverito di risorse, inaridito, inquinato, spopolato e regredito culturalmente, spiritualmente e umanamente di parecchi secoli? Sempre che con la stoltezza che stanno ampiamente dimostrando non lo distruggano prima il pianeta che appartiene a tutti indistintamente, se continuano ad utilizzare la scienza e la tecnologia in maniera così dissennata, ad esempio ricorrendo all’arma nucleare per risolvere i conflitti che loro stessi creano. Simile previsione purtroppo non è catastrofismo ma un ragionamento puramente logico e matematico, che chiunque si mantenga immune dalla propaganda mediatica del potere può immaginare. Svegliamoci e riflettiamoci sopra tutti!

 

 

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