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Cina, smartphone e app | Dove sono senza telefono?

Vicino a casa mia c'è una bellissima collina. Da là sopra si può ammirare l'affascinante lago occidentale di Hangzhou. Vado a farci una passeggiata. La camminata, da 1 ora, diventa di 4. Mi sono perso. Provo a chiedere ai locali ma, siccome i telefoni hanno poca ricezione, non riescono ad usare Bai Du, l'equivalente cinese di Google. Sorpreso, insisto, chiedendo a diverse persone. Completamente inutili. Chi mi risponde semplicemente non lo so, chi mi dà indicazioni sbagliate, chi mi dice che la mia abitazione è troppo lontana e chi si accaniva sul telefonino, come se non volesse accettare che, sul cocuzzolo di una collina, il ripetitore non funziona. 

Ho deciso di credere a uno dei passanti, il quale mi ha detto di scalare la montagna e, una volta trovato il segnale al telefono, con le App, cercare la fermata dell'autobus più vicino o chiamare un taxi. “Io non ho l'app per i trasporti, non può indicarmi la fermata?” Ora sono loro ad avere la faccia sorpresa. Non ho avuto un cellulare per più di quattro anni. Lavorando spesso online, non ne ho bisogno. Chi vuole contattarmi mi manda una email o mi contatta su skype. Questo mi dà modo di non essere disturbato da telefonate frivole e comunicazioni lunghissime. Ritengo che i telefoni siano troppo smart e noi troppo idiot. Da qui è nata la mia voglia di rifiutare il telefono. “E come fanno a chiamarti, se c'è una emergenza?” La mia risposta: “chiamate un' ambulanza, non me. Non ho nemmeno l'auto.” Ora sono tornato a usare il telefono. Purtroppo non ho scelta, in Cina. Prima di acquistare una SIM Card locale e un telefono 4G, mi sono recato in banca per aprire il conto corrente. Senza telefono, non è possibile perché ti devono inviare un SMS con il codice da inserire in un dispositivo allo sportello e poi si può procedere.

Quindi, sono andato in un negozio di telefonia, mostrando il mio povero e obsoleto cellulare 3G, per la riluttante compera forzata. Ovviamente, ho dovuto comprare un telefono nuovo. “Costa poco, guardi questo” 130 Euro circa per un telefono, secondo loro, base. Per me, invece, un piccolo computerino con l'80% di funzioni inutili, come scattare fotografie e video. Poi sono andato a prendere un taxi, ma devi scaricare una App per i taxi, pagandolo tramite un'altra App. Quindi, il tassista mi ha lasciato a piedi insieme alle mie banconote. Mi tocca trovare un autobus, scaricando l'App degli autobus, perché nessuno sa dove siano le fermate. Tornato a casa con una certa fatica e fame, sono andato a fare la spesa e, quando l'ho pagata in contanti, la cassiera è andata in panico. Ha chiamato il direttore per verificare che “tutte” quelle banconote siano vere e ha insistito nel dirmi che se avessi utilizzato un'altra App, mi avrebbero dato 60 Yen (7.66 Euro) di sconto. Il giorno dopo, vado a fare un giro in bici e non ho per poco investito una passante. Ha il classico collo Hi-Tech: completamente immersa nel suo cellulare, mentre passeggia. Mi fermo a pochi centimentri da lei. Non si accorge della mia presenza fino a che, sorridendo, le ho detto: “c'è tutto un mondo attorno, lo sai?” Mi guarda come fossi il solito straniero pazzo e prosegue il suo cammino, virtuale e non.

Dopo alcuni mesi in Cina, mi sono accorto che anche qui il telefono ha sostituito le interazioni interpersonali, cancellando il senso di orientamento delle persone. La colpa di tutto questo, se di colpa dobbiamo parlare, è di due App: WeChat e Alipay. La prima è molto simile, anche nell'interfaccia, a WhatsApp con una funziona chiamata HongBao (Lettera Rossa), la quale consente di fare piccole donazioni di denaro, tramutate oramai in pagamenti veri e propri. La seconda App è la regina dell'economia. Ci si paga autobus, treni, taxi, biciclette a noleggio, ristorante, bar e supermercato.La maggiore parte dei cinesi è abituata già da anni a girare con il portafogli vuoto. Il giovane cinese medio non concepisce la mia ostinazione nell'utilizzare i contanti. Io sostengo che utilizzandoli ho un maggiore controllo sulle mie spese.

Sempre più facce perplesse. Tra le innumerevoli responsabilità delle App e uso eccessivo di internet vi è quella di avere cancellato il senso di orientamento tra le persone. Durante una mia lezione, ho fatto uno esperimento con i miei studenti. Uno doveva recitare la parte del turista e l'altro quella di un locale. Classica situazione in cui il primo si perde, volendo raggiungere una determinata attrazione e chiede al passante. La scenetta è stata ripetuta 10 volte e il risultato è stato sconcertante: dopo averci messo più di 2 minuti per leggere una semplice mappa cartacea della città, i più hanno consigliato al turista di prendere un taxi o scaricare l'App per comprare il biglietto della metro. Inoltre, per rendere più interessante il tutto, ho cambiato il punto di partenza e arrivo ad ogni coppia. Anche quando i due punti sono a circa mezzora a piedi, sostengono che siano lontanissimi e non possibile da raggiungere a piedi. Mi ricordo il mio primo cellulare, a 18 anni. Un modello della Nokia non molto più grande degli attuali iPhone.Mi ricordo di come stavo attento a non spendere tutto il credito in un mese e di quante volte non avevo i soldi per chiamare. Siamo passati da telefoni più grandi di una mano e con abbonamento mensile, attraverso telefoni molto piccoli da ricaricare quando si finiscono i soldi, a telefoni nuovamente grandi e con un altro debito mensile da pagare.

Devolvendoci anno dopo anno, le relazioni dal vivo sono state sostituite da una eccessiva dipendenza di amicizie nate in rete, nei cosiddetti social network, che di social non hanno niente. E se non si ha nessuno con cui chattare, la ricerca ossessiva di informazioni riempe quel triste vuoto dentro di noi. La dittatura della perenne connessione ci sta ottundendo il cervello. Un giorno qualcuno tirerà i fili che chiudono quella scatola e la nostra droga digitale avrà un prezzo salato.

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