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Chiude il quotidiano Pubblico. Un tweet sembra renderlo ufficiale

Già il 18 dicembre, quando ha compiuto 3 mesi, il quotidiano Pubblico, nato dalla scissione del suo direttore Luca Telese dal Fatto quotidiano dell'amico-nemico Marco Travaglio, sembrava essere molto vicino alla chiusura. La notizia fu affidata ad un comunicato della redazione che parlava di grave situazione dell’azienda e di una possibile “messa in liquidazione della Pubblico edizioni srl”.

Sulla prima pagina del sito spicca l’appello ai lettori di Fabio Luppino: “La vita di questo giornale e le nostre che ci lavoriamo sono appese ad un filo”. Manca ancora l’ufficialità, ma su twitter stanotte il segretario dell’Associazione stampa romana, Paolo Butturini, scrive: “Al tavolo FNSI con Tessarolo e Telese che ci comunicano la cessazione delle pubblicazioni di Pubblico, speriamo sia l’ultima crisi del 2012”.

A quanto pare è stato inutile anche l’appello del direttore Luca Telese che raccomandava ai lettori “se ci volete comprateci”. Telese ricorda come “in un giornale che non ha finanziamenti pubblici le vendite sono tutto”, ma proprio le vendite sarebbero calate, nel mese di novembre, da 12.862 a 7.200, rispetto ad una stima di 9.600 copie che avrebbero permesso all’azienda di mantenere un pareggio di bilancio senza la necessità di ingerenze esterne.

Una crisi di vendite legata sia al momento economico nazionale ma soprattutto alla crisi della carta stampata che va avanti ormai da anni e nella quale Pubblico e i suoi editori hanno voluto tuffarsi. Risulta sempre spiacevole comunicare la chiusura di un giornale che nasce con l’intento di fare informazione per l’informazione. Adesso però restano le frecciatine di chi dirà “te l’avevo detto”, in particolare a toccare la sensibilità del direttore Telese sembra essere stata la battuta di Briatore: “Fare l’imprenditore non è così semplice”. 

Update: Luca Sappino, una delle firme, nonché tra i fondatori di Pubblico, pubblica sulla propria pagina Facebook il comunicato della redazione, criticando la scelta di far fallire il giornale, annunciando lo sciopero di oggi e, quindi, la non uscita in edicola del giornale domani:

Mancano poche ore all'assemblea dei soci del 31 dicembre che deciderà le sorti di Pubblico e di quasi 30 tra giornalistie poligrafici. All'ordine del giorno una alternativa drammatica: la ricapitalizzazione della società oppure la messa in liquidazione e l'immediata sospensione delle pubblicazioni.
Ieri, è stato lo stesso amministratore delegato Tommaso Tessarolo ad anticipare quale sarà l'esito, annunciando la sospensione delle pubblicazioni dal 1 gennaio 2013. Lo ha fatto in una sede ufficiale, il tavolo sindacale riunito presso la Federazione nazionale della stampa italiana e inizialmente convocato per individuare possibili soluzioni alla crisi di Pubblico. E la decisione è stata confermata e condivisa dal direttore Luca Telese, che di questo giornale è anche editore.
A poco più di tre mesi dalla sua uscita in edicola, dunque, Pubblico ha le ore contate. E noi purtroppo siamo rimasti gli unici a pensare che questo sia un epilogo inaccettabile. In questo giornale abbiamo creduto. La gran parte di noi lavorava altrove e ha scelto di lasciare posti e stipendi sicuri per investire in un progetto che immaginavamo duraturo. Senza sospettare che coloro che lo hanno ideato e promosso, invece, lo avrebbero messo in discussione alla prima difficoltà.
Chiediamo ancora una volta all'amministratore delegato e al direttore-editore di tentare le strade non ancora percorse per rilanciare questa azienda. Siamo certi che un imprenditore autenticamente illuminato e capace possa ancora salvare questo giornale che, nonostante una gestione del tutto inadeguata e costellata da scelte imprenditoriali sbagliate, ha saputo trovare il suo spazio in un mercato complesso e in crisi e prova ogni giorno, pur nelle difficoltà, a offrire ai lettori un'informazione alternativa di qualità. Grazie anche ai tanti collaboratori che ogni giorno contribuiscono alla fattura del nostro quotidiano. Collaboratori che in alcuni casi non hanno ancora visto retribuiti i loro compensi e negli altri casi non hanno alcuna certezza sul pagamento degli arretrati.
Che un'azienda possa iniziare e finire il suo ciclo vitale in tre mesi è impensabile. Che la stessa azienda non abbia, in un lasso di tempo così breve, nemmeno la liquidità per pagare a tutti i suoi lavoratori le spettanze maturate è francamente inaccettabile. Per questo motivo la redazione di Pubblico oggi è in sciopero. Il giornale domani non sarà in edicola.

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