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Chi è Procaccini e perché si è dimesso dopo il caso Shalabayeva

Giuseppe Procaccini, dimessosi ieri per lo scandalo Ablyazov/Shalabayeva, è Capo di Gabinetto del ministro dell’Interno dal 2008. Una carriera folgorante, quella del prefetto al Viminale, che ha resistito nella sua carica sotto tre ministri diversi e che, almeno fino a qualche giorno fa, era in testa nella corsa per la nomina a Capo della Polizia, dopo la morte del compianto Antonio Manganelli.

Napoletano, sposato e con due figli, Procaccini ha 64 anni. Dopo la laurea in Giurisprudenza, con specializzazione in diritto e procedura penale, entra al Ministero dell'Interno nel 1972. Per 10 anni, fino all'82, è alla Direzione dell’Amministrazione Civile e poi al Gabinetto del Ministro. 

Dopo un periodo al Ministero del tesoro (dove collabora alla presidenza italiana della CEE) rientra definitivamente al Viminale nel '92. Viene nominato prefetto nel 1995, quindi Direttore della Scuola Superiore del Ministero dell’Interno, per poi ricoprire l'incarico di prefetto di Latina.

Commissario straordinario in diversi comuni del Lazio, quindi capo della Segreteria del Dipartimento di Pubblica Sicurezza e membro di svariate commissioni (Commissione Presidenziale Piga per il riordino dei Ministeri, Snellimento delle Procedure di Controllo, Riforma delle Autonomie Locali etc), Procaccini diventa Vice Capo della Polizia nel novembre 2001, carica che ricopre per 5 anni sotto la direzione di Gianni de Gennaro. Nel 2008 l'allora ministro dell'Interno Maroni lo nomina Capo di Gabinetto, carica che ha ricoperto fino alle dimissioni di ieri, sotto i ministri Maroni, Cancellieri e Alfano.

«Signor Ministro, la vicenda dell'espulsione della signora Shalabayeva e di sua figlia mi ha indotto a rassegnare le dimissioni», scrive Procaccini nella lettera indirizzata ad Alfano. «Devo confessarLe che ho continuamente ripercorso la vicenda e mi sono anche interrogato se qualcosa mi fosse sfuggita. Ma tutto mi riporta alla obiettiva circostanza di non essere stato informato [dell'espulsione]» .

Il prefetto denuncia poi l'accanimento sul suo conto: «Sono testimone di quanta distorsione profonde della realtà sia stata consumata in questi giorni da una comunicazione velenosa, offensiva, fantasiosa e stancante».
 
Parlando al Parlamento Alfano ha negato di esser stato informato dell'incontro avvenuto tra il suo capo di gabinetto e l'ambasciatore kazako Andrian Yelemessov. Nella lettera recapitata lunedì Procaccini smentisce il Ministro, dichiarando di averlo regolarmente informato, come da protocollo, e di aver girato la pratica al prefetto Alessandro Valeri.
 
La palla va ora allo stesso Alfano, che dovrà giustificare il suo operato alle Camere dopo che il suo capo di gabinetto - ritenuto da molti un semplice capro espiatorio - ha messo nero su bianco colpe e responsabilità.
 
 

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