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 Home page > Attualità > Economia > Chi detiene il debito pubblico italiano

Chi detiene il debito pubblico italiano

È noto a tutti che il debito italiano ha raggiunto livelli esorbitanti. Meno noto è che la metà del debito sia in mano a stranieri. E le conseguenze che questo comporta.

1. Nel 1837 Benjamin Disraeli scriveva che “Il debito è il padre d'una numerosa figliolanza di follie e di delitti”. In altre parole, ogni debitore, specie se di lungo corso, finisce sempre per avventurarsi in comportamenti irrazionali. Soprattutto se si tratta di uno Stato sovrano, capace di impegnare la responsabilità delle proprie generazioni future.

Uno Stato in deficit, ossia che spende più i quanto incassa, copre l'ammanco emettendo titoli di debito. È risaputo che, più il debito cresce, più lo Stato debitore incontrerà delle difficoltà nel restituirlo.

Meno ovvio è che c'è molta differenza se i creditori sono i propri cittadini o soggetti stranieri.

2. Fino a poco tempo fa i titoli di Stato erano la forma d'investimento in cui confluivano i risparmi delle famiglie. Secondo la Banca d'Italia, nel 1995 il 90% del debito pubblico era nelle mani di investitori italiani.

La storia economica ci insegna che, dall'Illuminismo in poi, questo rapporto ha rappresentato il più forte legame tra gli Stati e i loro popoli nelle nazioni democratiche. Ciò perché i cittadini, essendo creditori dello Stato, erano cointeressati alla gestione delle finanze pubbliche. E lo Stato, dal canto suo, era in un certo senso “obbligato” a fare buon uso dei fondi introitati attraverso il debito. Gli interessi di governanti e governati finivano così per coincidere.
In Italia, dove più di ogni altro Paese in Europa tali interessi sono tra loro distanti, questo meccanismo ha portato ad alcune distorsioni.

Per coprire il deficit senza aumentare il debito si sarebbe potuto aumentare le tasse. Ma così i governi avrebbero perso voti. Quindi, meglio indebitare lo Stato, lasciando i soldi in tasca agli italiani e illudendoli che avrebbero potuto riempirsele investendo in Bot e Btp. Ma così facendo le tasse non potevano che aumentare comunque, poiché aumentando il debito, aumentano gli interessi da pagare. Con l'aggravante di appesantire il bilancio statale con un onere per gli interessi che oggi supera gli 82 miliardi di euro annui.

Nel frattempo ci hanno guadagnato i ricchi e ci hanno perso i poveri: i titoli di Stato sono stati accumulati da banche, assicurazioni o nababbi per avere una rendita sicura con interessi alti. Interessi, ovviamente, a carico dei contribuenti. Cioè dei lavoratori dipendenti, quelli che le tasse le pagano sempre. E che possedevano solo il 10% del debito totale.

La rendita sicura è stata garantita anche da una tassazione ridicola, fissata in un'aliquota unica del 12,5% dalla riforma Visco del 1997. Con buona pace del criterio di progressività sancito dalla Costituzione. In pratica gli italiani più ricchi hanno pagato meno tasse, in compenso facendo raddoppiare il debito.

Un cortocircuito finanziario che ha contribuito a rendere i ricchi ancora più ricchi e i poveri più poveri. Non è un caso se l’Ocse rivela che negli ultimi 15 anni in Italia la differenza tra ricchi e poveri è aumentata del triplo rispetto alla media europea. Alla faccia dei buoni propositi sulla redistribuzione della ricchezza.

3. Oggi la situazione è mutata. Complice la sopraggiunta “povertà” delle famiglie italiane, queste ultime hanno drasticamente ridotto la loro percentuale di risparmio in titoli di Stato, mentre è enormemente cresciuta la quota di debito in mano a soggetti stranieri. Esponendo il Paese al rischio di gravissimi problemi.

Il Bollettino statistico della Banca d'Italia1 sottolinea che dal 1995 ad oggi la percentuale del nostro debito pubblico detenuto da soggetti non residenti è progressivamente cresciuta dal 10% al 50%. E il debito attuale ammonta a 1.844 miliardi di euro, oltre il 120% del PIL, che ci porta ad essere l'ottavo Paese più indebitato al mondo2. Questo significa che, ragionando per assurdo, anche se noi italiani per amor di patria regalassimo allo Stato tutto il credito concesso, il debito resterebbe almeno per la metà dell'attuale valore. Per assurdo, perché la maggior parte di quei denari sono costituiti da fondi pensione o assicurativi. E dunque, intoccabili.

4. A chi appartiene oggi il debito pubblico italiano oggi?
La risposta l'ha data il New York Times, in seguito alla crisi greca dello scorso anno3. La Francia detiene 511 miliardi del nostro debito, pari al 30% del debito stesso e al 20% del PIL d'oltralpe. Il quotidiano della Grande Mela voleva evidenziare che, se il nostro Paese piombasse in una crisi di liquidità, ne soffrirebbe tutta l'area euro, al punto da metterne a rischio la stessa esistenza. Ma c'è un altro aspetto che ci riguarda molto da vicino.

Un Paese che sottoscrive il debito pubblico di un altro, oltre ad investire la propria liquidità e garantirsi un flusso di cassa pluriennale, ne ricava un altro effetto positivo. Calcolabile nel lungo periodo.

Se gli acquisti del Paese creditore sono fatti durante un periodo di crisi (come sappiamo ne è in corso una, e ci siamo dentro fino al collo), il potere negoziale esercitabile è notevole. Il creditore può ottenere in contropartita delle clausole nei trattati commerciali. La Cina, ad esempio, sottoscrivendo il debito greco ha chiesto l'uso del porto del Pireo e che le future navi in dotazione alla marina di Atene siano comperate in Cina.

Il debito ha l'effetto di incrementare le esportazioni dal Paese creditore al debitore, favorendo la competitività delle proprie industrie. E orientando le scelte commerciali (e strategiche) del debitore a proprio vantaggio.

5. Alla luce di queste considerazioni possiamo comprendere perché il governo non fa nulla per impedire che i colossi francesi acquisiscano aziende italiane. Ma sopratutto perché ha tanta premura di tornare al nucleare, acquistando le centrali dalla francese EDF.

Ora che il nostro debito non è più "in famiglia", potrebbero essere proprio le famiglie italiane a pagarne le conseguenze, a cominciare dalle pensioni. E nella peggiore delle ipotesi, con le radiazioni.

I 511 miliardi di debito che pesano come un macigno sulle nostre spalle, a parere della maggioranza, sono una ragione sufficiente per svendere il nostro futuro e la nostra sicurezza.

Come sa bene Beppe Grillo, che nel suo blog aveva già denunciato a suo tempo: “EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori materiali interessati”4.

Il ritorno al nucleare potrebbe rivelarsi la più drammatica delle "follie del debitore" di cui Disraeli parlava, e a pagare sarebbe l'Italia di domani. Quella dei nostri figli.

Che schiava di Roma Iddio la creò, declamava Mameli. E che il debito nascose all'ombra della Tour Eiffel.

 

1http://www.bancaditalia.it/statistiche/finpub/pimefp/2011/sb14_11/suppl_14_11.pdf

I commenti più votati

  • Di Strangelove (---.---.---.70) 4 aprile 2011 14:19
    Strangelove

    Quest’articolo mi sembra un tentativo un po’ goffo di giustificare gli aumenti fiscali voluti dal PD.

    Il PD va cianciando la storiella che il 10% della popolazione detiene il 40% della ricchezza. E come ricetta chiede più tasse.

    In realtà sono proprio le tasse ciò che fa aumentare le differenze sociali.

    I "nababbi" citati dall’articolo usano veicoli societari o hanno residenze fiscali in paesi come la Svizzera dove il risparmio delle persone fisiche non è tassato. Pertanto essi non vengono toccati dall’imposizione fiscale voluta da Visco: quest’ultima invece viene pagata dalle famiglie e dai cittadini comuni. Aumentare queste tasse significa colpire solo il risparmio dei ceti medio-bassi, aumentando così le disparità sociali.

    Anzi è probabile che le nuove tasse di Visco del 1998 gravanti sul risparmio degli italiani residenti abbiano contribuito ad aumentare le differenze sociali in questi anni.

    Faccio un altro esempio. Negli Stati Uniti storicamente le tasse sulle "cosiddette" rendite sono state più alte che da noi. Solo con Bush junior si sono abbassate al 15%. E finora Obama ha mantenuto quest’aliquota.

    Ebbene negli Stati Uniti è l’ 1% della popolazione a detenere il 40% della ricchezza. Con questa metrica oltreoceano le differenze sociali sono 10 volte più alte che in Italia. Le ricette della sinistra sono totalmente sballate: sono le ricette per creare solo più miseria.

    Inoltre il signor autore dell’articolo qui sopra in merito alla tassazione sui titoli di stato ignora completamente il fattore inflazione. La tassazione del 12,5% attuale si applica al rendimento al lordo dell’inflazione. Quindi la tassazione è molto più pesante se comparata al rendimento netto reale. Al limite queste tasse si trasformano in una beffa per il piccolo risparmiatore: se per esempio l’investitore acquista un titolo che rende il 2% annuo conto un inflazione attuale superiore al 2%, già il rendimento netto è negativo; nonostante questo il poveraccio deve anche pagare allo stato le tasse di Visco.

    Luca Troiano! Avvocato e laureando in economia bancaria? Scarsamente credibile. Diciamo piuttosto iscritto al PD o sindacalista diplomato alla scuola di demagogia proletaria.

    Tranquillo, caro amico, i nababbi come De Benedetti, Caltagirone, Montezemolo e i furbetti come il cognatino di Fini non si sognano neanche lontanamente di pagare le tasse della sinistra e dei sindacati.

    Come al solito queste vengono pagate dai poveri cristi.

    La soluzione al deficit, quindi? Non certo più tasse come chiedono i cattocomunisti dell’armata Casini-D’alema-Fini. Quelle sono semmai il problema.

  • Di Luca Troiano (---.---.---.211) 4 aprile 2011 18:49

    Craxi ci ha marciato per anni con l’inflazione.. lo Stato emetteva i Bot al 15% mentre l’indice Istat superava il 20%!


    Comunque vediamo un pò..si, sono avvocato, sono vicino alla seconda laurea, ho un diploma di specializzazione.. va, mettiamoci pure la patente europea del computer.. però una tessera di partito proprio no.. non l’ho mai avuta, spiacente.
    A meno che qualcuno non me l’abbia fatta a mia insaputa, come è successo al tuo amico Scajola con la casa.

    Se posso permettermi un consiglio, amico stranamore.. cambia occhiali, questi ti fanno vedere comunisti ovunque, e non è bello. 

    Salutami Silvio!

Commenti all'articolo

  • Di Strangelove (---.---.---.70) 4 aprile 2011 14:19
    Strangelove

    Quest’articolo mi sembra un tentativo un po’ goffo di giustificare gli aumenti fiscali voluti dal PD.

    Il PD va cianciando la storiella che il 10% della popolazione detiene il 40% della ricchezza. E come ricetta chiede più tasse.

    In realtà sono proprio le tasse ciò che fa aumentare le differenze sociali.

    I "nababbi" citati dall’articolo usano veicoli societari o hanno residenze fiscali in paesi come la Svizzera dove il risparmio delle persone fisiche non è tassato. Pertanto essi non vengono toccati dall’imposizione fiscale voluta da Visco: quest’ultima invece viene pagata dalle famiglie e dai cittadini comuni. Aumentare queste tasse significa colpire solo il risparmio dei ceti medio-bassi, aumentando così le disparità sociali.

    Anzi è probabile che le nuove tasse di Visco del 1998 gravanti sul risparmio degli italiani residenti abbiano contribuito ad aumentare le differenze sociali in questi anni.

    Faccio un altro esempio. Negli Stati Uniti storicamente le tasse sulle "cosiddette" rendite sono state più alte che da noi. Solo con Bush junior si sono abbassate al 15%. E finora Obama ha mantenuto quest’aliquota.

    Ebbene negli Stati Uniti è l’ 1% della popolazione a detenere il 40% della ricchezza. Con questa metrica oltreoceano le differenze sociali sono 10 volte più alte che in Italia. Le ricette della sinistra sono totalmente sballate: sono le ricette per creare solo più miseria.

    Inoltre il signor autore dell’articolo qui sopra in merito alla tassazione sui titoli di stato ignora completamente il fattore inflazione. La tassazione del 12,5% attuale si applica al rendimento al lordo dell’inflazione. Quindi la tassazione è molto più pesante se comparata al rendimento netto reale. Al limite queste tasse si trasformano in una beffa per il piccolo risparmiatore: se per esempio l’investitore acquista un titolo che rende il 2% annuo conto un inflazione attuale superiore al 2%, già il rendimento netto è negativo; nonostante questo il poveraccio deve anche pagare allo stato le tasse di Visco.

    Luca Troiano! Avvocato e laureando in economia bancaria? Scarsamente credibile. Diciamo piuttosto iscritto al PD o sindacalista diplomato alla scuola di demagogia proletaria.

    Tranquillo, caro amico, i nababbi come De Benedetti, Caltagirone, Montezemolo e i furbetti come il cognatino di Fini non si sognano neanche lontanamente di pagare le tasse della sinistra e dei sindacati.

    Come al solito queste vengono pagate dai poveri cristi.

    La soluzione al deficit, quindi? Non certo più tasse come chiedono i cattocomunisti dell’armata Casini-D’alema-Fini. Quelle sono semmai il problema.

  • Di Luca Troiano (---.---.---.211) 4 aprile 2011 18:49

    Craxi ci ha marciato per anni con l’inflazione.. lo Stato emetteva i Bot al 15% mentre l’indice Istat superava il 20%!


    Comunque vediamo un pò..si, sono avvocato, sono vicino alla seconda laurea, ho un diploma di specializzazione.. va, mettiamoci pure la patente europea del computer.. però una tessera di partito proprio no.. non l’ho mai avuta, spiacente.
    A meno che qualcuno non me l’abbia fatta a mia insaputa, come è successo al tuo amico Scajola con la casa.

    Se posso permettermi un consiglio, amico stranamore.. cambia occhiali, questi ti fanno vedere comunisti ovunque, e non è bello. 

    Salutami Silvio!
    • Di Mr. Hubbert (---.---.---.2) 11 aprile 2011 00:50

      vedi luca, il problema dell’italia è proprio questo. non è silvio.
      Silvio ci fa, il dramma sono i suoi elettori che ci sono.
      Il fatto poi di chiamare in causa il comunismo tutte le volte è una cosa fantastica, gli italiani non so da quanti anni non sentivano piu’ questa parola ma a furia di dai e dai il poolo si è rincitrullito, hai presente quando ti svegli alla mattina con una canzone in testa e poi la canticchi tutto il giorno, senza nemmeno rendertene conto?
      Se solamente usassero di piu’ il cervello invece di instupidirsi davanti alla tele, si accorgerebbero che il comportamento ’pratico/economico’ del pagliaccio nazionale, è molto ma molto comunista.
      Come sostengo io, in italia impera un dualismo economico, comunismo per la classe politica, fatto di corruzione, nepotismo, commistioni mafiose, pensioni sicure e anni luce al di sopra della media nazionale e turbocapitalismo per il popolo, compreso i plaudenti al giullare nazionale e si perche’ il loro futuro è compromesso come quello di tutti gli altri, fatto di stpendi ridicoli, licenziamenti sicuri e di conseguenza, pensioni inesistenti.
      Senza considerare il fatto che, molto probabilmente, sti quattro pappagalli che ripetono tutte le volte le parole di testa d’asfalto, sicuramente non hanno mai letto una sola pagina degli scritti di Marx, anzi, suggerisco loro di leggerselo magari quando sarano in pensione a 400€/mese(forse, se sono fortunati), chissa’, potrebbero ritrovarsi piu’ comunisti dei comunisti

    • Di Mr. Hubbert (---.---.---.2) 11 aprile 2011 01:01

      onde evitare sterili polemiche, faccio presente che io fui tra i primi firmatari della lega, allora lega lombarda, quando per intenderci, sulla padania si chiedeva a berlusconi in quale magico modo le sue societa’ riuscivano ad essere capitalizzate nel giro di pochi giorni(leggi riciclaggio).
      Poi, quando ho visto che al parlamento europeo si mandava parentame bossiano vario, non ho piu’ votato, quindi da almeno 25 anni.
      Evitiamo di affibbiare tessere per favore e cerchiamo di usrae la testa in maniera autonoma e non di farcela usare.....

  • Di pv21 (---.---.---.250) 4 aprile 2011 19:42

    Riforma fiscale >

    Tremonti ha mutuato, di slancio, dal governo Sarkozy la legge “antiscalate” da presentare alla UE. “Insieme staranno o insieme cadranno”, ha chiosato Tremonti.

    Viceversa non vuol sentir parlare del modello francese di “patrimoniale” sulle grandi ricchezze. Si tratterebbe di un’imposta aggiuntiva dell’1% per le famiglie con una ricchezza accertata superiore ai 900.000 euro.

    In pratica. A prescindere dal reddito Irpef, una famiglia con una abitazione da 500mila euro, con una seconda casa da 300mila euro e con depositi finanziari per 200mila euro verrebbe a pagare al mese una imposta aggiuntiva di circa 85 euro.
    Detta tassa “patrimoniale” riguarderebbe meno del 5% delle famiglie italiane.
    Per l’erario sarebbe un extra gettito annuo di almeno una dozzina di miliardi di euro.

    Risorse sufficienti per dare ossigeno all’economia. A partire dalla rimozione di quella Tagliola Tributaria che corrode il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati …

  • Di Libero Mercato (---.---.---.105) 10 aprile 2011 22:20
    Libero Mercato

    "Nel frattempo ci hanno guadagnato i ricchi e ci hanno perso i poveri: i titoli di Stato sono stati accumulati da banche, assicurazioni o nababbi per avere una rendita sicura con interessi alti....."

    Non condivido affatto questa analisi. Basti pensare che un Bot a 6 o 12 mesi rende sì e no lo 0,80-1,20% mentre un Btp quindicennale o ventennale non supera il range del 3-5% di rendimento lordo. Basta sfogliare un qualsiasi giornale finanziario per rendersene conto.
    Di quali "interessi alti" parla mi scusi?
    L’investimento in Bot e titoli di stato è tipico delle famiglie di medio-basso reddito, che cercano la sicurezza senza rischiare, mentre i nababbi ed i ricchi, solitamente, investono molti capitali in portafogli azionari (o bilanciati) o al massimo in obbligazioni europee e corporate bond.Ma non si può certo dire che il Bot sia un investimento da nababbi!!!
    Inoltre, non condivido l’attacco all’aliquota del 12,5% sulle rendite finanziarie.
    E’ una soglia più che giustificata, e se dovesse aumentare (cosa che non mi auguro affatto) non farebbe che penalizzare i risparmi delle famiglie, e quindi toccherebbe il valore del risparmio privato, unico antidoto italiano alla vera recessione economica.
    Infine, ma non per ultimo, incrementare la tassazione costringerebbe lo Stato ad aumentare il tasso d’interesse riconosciuto sui titoli per renderli più appetibili agli investitori, creando un circolo poco virtuoso per il così detto debito pubblico. 
    • Di Mr. Hubbert (---.---.---.2) 11 aprile 2011 00:30

      Guarda che l’articolista si riferiva ai tempi del 15%, il declino dell’italia è proprio cominciato da li.
      Mi ricordo benissimo quando i miei ex titolari investivano in bot 700/800 milioni per volta, sai cosa vuol dire? guadagno di 120 milioni senza rischio, stando seduti in poltrona e sottraendo ricchezza all’economia reale.....

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