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Che scompiglio in Piemonte. Il TAR apre alle associazioni anti-abortiste

Via libera da parte del TAR alle associazioni anti-abortiste nei consultori piemontesi che rischiano di diventare tribune di ideologia.

Il 10 febbraio 2012 il TAR del Piemonte ha dato il via libera all'accesso nei consultori alle associazioni anti-abortiste. Il via libera è stato dato dopo le modifiche apportate alla prima bocciatura della delibera della Giunta Cota da parte del tribunale amministrativo. Il secondo ricorso presentato dalle “Case delle Donne” insieme ad alcune giovani donne piemontesi è stato respinto perché quest'ultime «non hanno interesse a ricorrere, in quanto non sono né gravide né già madri», come se le donne fossero portatrici di interesse solamente durante una gravidanza o dopo.

Inoltre, il TAR «ha omesso – chiariscono dalla “Casa delle Donne” - di pronunziarsi proprio su quelle censure che evidenziavano la radicale illegittimità dell'ingerenza di chiunque nel percorso di IVG e nelle strutture pubbliche», trascurando tra l'altro «l’esistenza dei cosiddetti interessi diffusi da parte di associazioni (ndr. come la “Casa delle donne”) a rappresentare tali interessi davanti all’autorità giudiziaria».

Roberto Cota, Presidente della Regione Piemonte, esprime soddisfazione e commenta positivamente il cammino in difesa della vita. E c'è chi in Regione già promuove uno sostegno economico per chi rinuncia all'aborto, anzi giovedì scorso in Commissione Bilancio è passato un emendamento alla Legge Finanziaria regionale che ora sarà sottoposto al vaglio dell'aula.

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Eleonora Artesio, Capogruppo della Federazione della Sinistra in Regione

Eleonora Artesio, ex-Assessore alla Sanità e Capogruppo della Federazione della Sinistra in Regione, ha dichiarato che «il pronunciamento del TAR è inquietante» e che «ora bisognerà vigilare sulle forme concrete con le quali l’amministrazione pretenderà di applicare le proprie arroganti delibere».

Il TAR sostiene che vi è la possibilità anche da parte delle associazioni laiche che tutelano le donne di entrare nei consultori, tuttavia l'opposizione da parte delle “Casa della Donne” a questo provvedimento era motivata per evitare che le donne fossero sottoposte a pressioni nel delicato momento della decisione.

I consultori dovrebbero essere delle strutture per sostenere e supportare la donna rispetto alle proprie scelte e garantire informazioni idonee sui propri diritti, sulla sessualità, sulla scelta dei contraccettivi, ora il laico Piemonte nei propri consultori dovrà subire le pressioni degli schiamazzatori di “verità assolute” che hanno perfino scritto in calce nei propri statuti l'opposizione alla legge 194/78.

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