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"Chávez presente": un libro sulla rivoluzione bolivariana

Recensione al libro del professor Luciano Vasapollo dedicato alla resistenza eroica della rivoluzione bolivariana (Edizioni Efesto, 2018)

di David Lifodi

Ha ragione da vendere Julián Isaías Rodríguez Díaz, ambasciatore del Venezuela, a scrivere che lo scopo di Chávez presente, il libro del professor Luciano Vasapollo dedicato alla resistenza della rivoluzione bolivariana, è quello di contestualizzarla dal punto di vista storico compiendo, al tempo stesso, un’analisi attuale dei fatti. A cinque anni dalla morte di Hugo Chávez (avvenuta il 5 marzo 2018), e in un momento assai delicato per il Venezuela bolivariano, Vasapollo parte da un’accurata introduzione storica per auspicare che le prossime elezioni presidenziali, ormai vicine, rappresentino una nuova fase politica all’insegna del socialismo del XXI secolo.

In appendice, due interviste al professor Vasapollo, a cura di Radio Città Aperta e del sito web L’Antidiplomatico, fanno luce su quell’Assemblea Costituente la cui elezione, la scorsa estate, ha suscitato molte polemiche. Scorrendo le pagine di Chávez presente viene da chiedersi in quanti conoscono la storia del Venezuela, soprattutto tra i giornalisti che lavorano per i grandi gruppi editoriali e stranieri, che da anni parlano di dittatura chavista o madurista senza fare alcun accenno al fatto che per sessanta anni il paese è stato governato da numerosi caudillos, a partire da Cipriano Castro Ruíz e da Juan Vicente Gómez, noto come Don Juancho.

Furono loro, per tutti gli anni Venti del Novecento, a dominare la scena politica venezuelana e, in particolare, fu proprio Don Juancho a favorire tutte le compagnie straniere, a partire dalla statunitense Standard Oil e dall’olandese Royal Dutch Shell, a cui fu affidato il controllo dell’intero settore petrolifero venezuelano. Fu sempre Juan Vicente Gómez ad istituzionalizzare il doppio trattamento che sanciva il pagamento degli operai stranieri in dollari a scapito dei loro omologhi venezuelani, retribuiti la metà e tramite la moneta locale. Don Juancho era il tipico esempio di caudillo e fa bene Vasapollo a chiarire che i caudillos “apparivano sempre per occupare uno spazio politico, perché nella maggior parte dei paesi o non esistevano i partiti politici o questi avevano un’importanza insignificante”. La precisazione di Vasapollo è utile soprattutto per chiarire che il termine “caudillo”, utilizzato spesso in un’accezione negativa per riferirsi a Maduro o a Chávez, in realtà dovrebbe appartenere esclusivamente a chi ha governato il Venezuela prima di loro.

Come definire, se non caudillos, Rómulo Betancourt, fondatore del partito di ispirazione “socialdemocratica” Acción Democrática (Ad), autore del colpo di stato che rovesciò Isaías Medina, il quale tra le altre cose aveva introdotto l’imposta sul reddito (anche su quello delle imprese petrolifere straniere) e concesso il suffragio universale per l’elezione dei deputati anche alle donne, e gli anfitrioni della cosiddetta democrazia puntofijista, protrattasi nel paese dal 1958 al 1993 e definita giustamente falsa da Vasapollo. È in questi 35 anni infatti che Acción Democrática e Copei si spartiscono il potere per dividersi il controllo dei sindacati, delle associazioni di quartiere e delle corporazioni professionali. Presentata ufficialmente come patto istituzionale, l’alternanza tra i due partiti rappresentava in realtà un sistema di suddivisione del potere sancito il 31 ottobre 1958 con il Pacto Punto Fijo, ma del tutto ignorato dall’oligopolio mediatico che accusa sia Maduro sia il suo predecessore Chávez di aver instaurato una dittatura. Dal generale Marcos Pérez Jimenez a Carlos Andrés Pérez, sotto il quale il 27 febbraio 1989 avvenne il Caracazo, Vasapollo ripercorre i tratti salienti del puntofijismo, sottolineando che si trattò di una ribellione senza precedenti nella storia del paese nonostante gran parte degli storiografi venezuelani di orientamento conservatore l’abbia definita come una semplice manifestazione di protesta il cui unico scopo era quello di saccheggiare i negozi.

Dopo aver dedicato una dettagliata analisi alle organizzazioni rivoluzionarie che praticarono la lotta armata dal 1960 al 1986, dal Frente Ezequiel Zamora alle Unidad Táctica de Combate, fronti del Movimiento de Izquierda Revolucionaria, passando per il Partido de la Revolución Venezoelana, le Faln, Bandera Roja, il Frente Guerrillero Américo Silva e l’Organización de los Revolucionarios, Vasapollo arriva ai giorni nostri, alla figura del comandante Hugo Chávez, il quale ha cercato di costruire la democrazia partecipativa contro il puntofijismo e la Confindustria venezuelana che per 28 ore, l’11 aprile 2002, tentò di farlo cadere con il sostegno attivo degli Stati uniti. Anche in questo caso, quasi nessuno ha messo in rilievo la figura di Chávez come pensatore, a partire dalle sue riflessioni su Gramsci, Mariátegui, Martí e Bolívar ad eccezione del professor Vasapollo, che dedica l’ultima parte del suo lavoro non solo ad un breve ritratto di Nicolás Maduro, ma anche ai piani per abbatterlo.

Dagli obiettivi dell’operazione Freedom-2 alle provocazioni del segretario generale dell’Osa, l’uruguayano Luis Almagro, fino alla frenetica attività di un’opposizione dalle molteplici facce, ma accomunata dal desiderio golpista, Vasapollo ha il merito di far luce su un paese, il Venezuela, troppo frettolosamente definito a priori uno “stato-canaglia”: per questo suo prezioso lavoro di controinformazione dobbiamo solo dirgli grazie.

Chávez presente!

di Luciano Vasapollo

Edizioni Efesto

2018

€ 15

Questo articolo è stato pubblicato qui

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