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Charley Thompson (lean on Pete) di Andrew Haigh

Quando è assente l'affetto di esseri umani, la loro attenzione, quando gli adulti sono scorbutici e senza scrupoli, allora l'innato amore per gli animali diventa qualcosa di più che un semplice prendersene cura. Così accade a Charley, 15 anni quasi 16, vive solo col papà, suo buon amico ma di comportamenti “adolescenti” e troppo distratto da amicizie femminili che si succedono in casa. La mamma Nancy se ne andò appena dopo la nascita di Charley, la zia Maggie non la vede da quando aveva 12 anni, a lei il ragazzo spesso pensa e ne custodisce la foto che guarda spesso.

Dopo la morte violenta del padre il miglior amico di Charley diventa “Lean on Pete”, un cavallo da corsa ormai esausto e sfruttato dal suo proprietario, il vecchio Del (Steve Buscemi): è destinato alla vendita e poi al macello. Il nome dell'animale potrebbe significare qualcuno su cui contare o a cui affidarsi (lean on). Al ragazzo non basta la giustificazione che gli dà una giovane fantina, la quasi amica Bonnie (Chloé Sevigny), è solo un cavallo. Charley lo ruba per evitargli la brutta sorte ed attraversa con lui lande desolate e deserti, verso il Wyoming dove suppone che la zia Maggie viva. Questo vagare in solitudine, con la sola compagnia del cavallo, l'unico a cui parla volentieri (a te lo posso dire) e confida i suoi segreti anche piangendo, a lui spesso dice (e nel contempo a sé stesso) andrà tutto bene, rimanda un poco al ragazzo di Into the Wild, anche per i contatti umani che trova per strada e coi quali sembrerebbe potersi fermare. Diventa però anche un viaggio nell'America profonda, un paese tanto evoluto ma con sacche terribili di povertà e violenza, famiglie sconnesse, un paese libero dove sei libero di fuggire, di essere ignorato per giorni e chilometri.

E Charley scappa sempre, pensa al Wyoming, è un ragazzo delicato e rispettoso ma quel viaggio sembra educarlo, un'educazione “stradale” che lo rende violento e più duro a sua volta, impara una sorta di lotta per la sopravvivenza. Raggiungerà il Wyoming e ritroverà la zia Maggie che lo accoglie affettuosa: è disabituato ad affetti, dopo le perdite subite (anche quella del cavallo), dopo tutta l'estraneità vissuta, si guarda intorno spaesato, come se quel posto “caldo” potesse non essere vero, le dice Non me la prendo se non mi vorrai più accanto, me la caverò. Guarirà dagli incubi che sogna, quando faremo delle cose belle, lo ha rassicurato la zia. Un film niente male, tratto dall'omonimo romanzo di Willy Vlautin, che contiene l'epigrafe di John Steinbeck sulle persone capaci di rialzare la testa e guardare avanti. Applausi al regista Andrew Haigh che lo ha scritto e diretto, molto capace di far esprimere ai suoi personaggi la loro psicologia interiore restando neutrale, e che guidò 'nientepocodimeno' che Charlotte Rampling e Tom Courtenay nel film 45 Anni, proprio gli anni che Haigh ha nel 2018.

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