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Cent’anni d’Italia in ciò che rimane della Venezia Giulia. Che bilancio fare?

Per contrapporsi all'austriacante "litorale" il goriziano Graziadio Isaia Ascoli, nel periodo in cui sulle note di Va pensiero, sui muri di alcune città italiane si poteva leggere W VERDI, a significare W Vittorio Emanuele Re D'Italia, coniò i famosi termini geografico-politici Venezia Giulia, Venezia Euganea e Venezia Tridentina.

L'Italia mise come amministrazione piede in quella che veniva contemplata come Venezia Giulia alla fine della prima guerra mondiale. Vi erano le estese province di Gorizia, Pola, Fiume e Trieste. E da quel momento inizierà una peripezia che sarà propria di quel secolo breve che porterà alla frantumazione della "Venezia Giulia" il cui nome è stato anche un gran pasticcio storico mescolando insieme identità e peculiarità che contrastavano con l'anima ora germanica, ora slava, ora latina di quella che doveva essere la Venezia Giulia.

Gorizia,Trieste, cartello stradale

E non a caso verrà definita come la "regione inventata". Conosceranno dell'amministrazione e occupazione italiana soprattutto il fascismo, e quella decadenza che connoterà bene ad esempio le sorti di Fiume. Presa con una marcia che anticiperà quella su Roma, prove generali per il fascismo pur vivendo nella contraddizione del suo essere un vero e proprio bordello a cielo aperto per un breve lasso temporale, che si concluderà in modo violento, con in Natale di sangue, con una sessantina di vittime.

I semi del fascismo erano già lì, partiti casualmente e banalmente da una ignota ai più cittadina bisiaca, Ronchi, dove venne arrestato colui che oggi verrebbe definito come un terrorista nazionalista, Oberdan. Marcia che alla fine altro risultato non ebbe che quello di facilitare il passaggio di Fiume all'Italia fascista nel '24. E sarà violenza, e sarà decadenza e sarà spopolamento. Quello che è successo a Fiume succederà in un certo senso poi nel resto della "Venezia Giulia". E sono oramai cent'anni d'Italia. Certo, salvo alcune parentesi, come quella che vedrà il goriziano ed il triestino essere amministrato e occupato ora dalla Germania nazista, dopo il fatidico 8 settembre del '43, poi dal comitato italo sloveno, poi dagli anglo-americani, fino al 15 settembre del '47 per Gorizia e Monfalcone, fino al 26 ottobre del '54 per Trieste.

Una parentesi di alcuni anni dove si sospenderà l'amministrazione italiana. Per poi avviarsi il tutto rapidamente verso la fine del secolo breve, tra assistenzialismo, contese territoriali, tensioni, guerre nella vicina Jugoslavia che crollerà come un castello di carta dopo la morte di Tito e la nascita di quell'Europa senza mai essere stata un vero sogno e forse oggi diventata un vero incubo per i più. Ed il sogno europeo necessita di nascere. Tra nostalgie mai tramontate, tra il dedicare statue o piazze a frammenti della storia asburgica che ha connotato questo territorio nell'Italia repubblicana di inizio terzo millennio, di un territorio che non sa in che direzione guardare, tra Est, Ovest, Nord o Sud, che pare essere più in balia dei venti, che di altro, e che vive ancora oggi come una spada di Damocle quel secolo breve, quale il bilancio di questi cent'anni d'Italia in ciò che rimane nella Venezia Giulia? Centenario che verrà vissuto tra manifestazioni politiche contrapposte, celebrazioni istituzionali che mescoleranno patriottismo con nazionalismo, canti e concerti, e retorica oratoria.

Marco Barone

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