Catalogna: dopo il referendum cosa accadrà? Gli indipendentisti si divideranno?Alcuni interrogativi
Ora arriva il difficile. Il difficile dopo il catastrofico 1° ottobre 2017 che rimarrà impresso nella storia d'Europa per quanto accaduto in Catalogna, appartenente al Regno di Spagna. Quasi mille feriti, un centinaio circa di denunce, violazioni delle più basilari regole democratiche, per una testardaggine governativa che ha ottenuto l'effetto di rinforzare l'indipendentismo non solo catalano ma risvegliare anche quello basco. Un capolavoro, nulla da eccepire. Ma ora arriva il difficile.
La Catalogna ha vinto la sua prima battaglia, lasciando sul campo centinaia di feriti e ferite ma l'immagine della Spagna ne è uscita semplicemente demolita. Rimarranno nella storia le manganellate contro i vigili del fuoco, le lacrime della polizia catalana, le teste spaccate degli anziani, le scuole occupate dalle famiglie. Non si potranno cancellare in fretta. Fatti talmente gravi che due attacchi dell'Isis, quello a Marsiglia e quello in Canada sono passati inosservati. Nonostante tutto sono riusciti a votare in parecchi, non era scontato, il referendum illegale si è svolto, anche perché quale Paese europeo contempla un referendum secessionista?
Ma non ha votato la maggioranza dei catalani e questo è un primo dato che avrà un suo peso. Il mandato però è stato chiaro, Repubblica catalana. Ed il 3 ottobre è stato proclamato lo sciopero generale. L'Europa si è schierata con la Spagna, difendendo la Costituzione e non riconoscendo il sentimento indipendentista catalano. Nessuno ha capito cosa accadrà alla Catalogna in caso di indipendenza e nessuno sembra porsi questo problema forse perché all'indipendenza catalana non ci crede nessuno. Così come impressiona vedere i giovani scendere in piazza a lottare non solo per la democrazia, soprattutto per la Catalogna. I nazionalismi, gli indipendentisti son l'unica ideologia che attira i giovani di oggi?
Marco Barone
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox