• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Cassazione: le scuole religiose devono pagare l’IMU. Fine di un (...)

Cassazione: le scuole religiose devono pagare l’IMU. Fine di un privilegio?

La Corte di Cassazione accoglie un ricorso del Comune di Livorno e sancisce che le scuole paritarie confessionali debbano pagare l'IMU. La CEI reagisce duramente parlando di libertà messa in discussione e di scuole a rischio chiusura. Ma come stanno le cose?

JPEG - 12.3 Kb

 La Cassazione ha accolto un ricorso del Comune di Livorno stabilendo che anche le scuole private gestite da enti religiosi devono pagare la tassa sugli immobili (IMU). La sentenza è applicabile non solo al presente ma anche a tutte le somme degli anni precedenti non ancora prescritte.
La sentenza ha immediatamente suscitato molte polemiche soprattutto in ambienti cattolici. La reazione della CEI, in particolare, si è fatta sentire in modo vivace, per non dire altro.
Si è parlato di "sentenza pericolosa", di libertà di scelta minata, di creazione di gravi disuguaglianze e di rischio chiusura delle scuole paritarie.
Reazioni piuttosto pesanti, quindi, che appaiono ancor più gravi se si tiene conto che esse si rivolgono alla più importante istituzione giudiziaria italiana, la suprema Corte di Cassazione. Piaccia o no le sentenze si devono innanzitutto rispettare per poi, eventualmente, commentarle per ragionare in modo costruttivo sugli scenari futuri conseguenti alle decisioni prese dai giudici.
Ma siamo davvero in presenza di un rischio libertà di scelta scolastica? L'esenzione del pagamento dell'IMU per le istituzioni religiose è un diritto o un privilegio?
Cerchiamo di fare chiarezza.

Innanzitutto è un buon esercizio andare a leggere cosa dice in merito la Costituzione Italiana. All'articolo 33 troviamo che "La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

La parità tra scuole è quindi garantita da un principio costituzionale che non prevede alcuna agevolazione particolare alle scuole private se non il diritto all'uguale trattamento degli studenti delle scuole statali.

C'è poi il nuovo concordato tra Stato e Chiesa del 1984, approvato dall'allora governo Craxi, che recita: "Quando l'ente ecclesiastico svolga attività come quelle di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura e, in ogni caso, attività commerciali o comunque a scopo di lucro, queste attività agli effetti civili non sono considerate come attività di religione o di culto. Naturalmente gli enti ecclesiastici possono liberamente svolgere attività diverse da quelle di religione o di culto."
Ed è proprio su questo principio che la Cassazione ha posto le proprie conclusioni. L'esenzione dell'ICI, ora IMU, è infatti prevista per gli istituti religiosi per attività di religione e di culto, quindi per attività che non abbiano alcun fine di lucro. L'offerta scolastica è invece chiaramente un'attività a fini di lucro e pertanto le tasse sugli immobili vanno versate.
La Cassazione non ha quindi fatto altro che ristabilire il dettato normativo esistente sul cui rispetto lo Stato non aveva evidentemente vigilato, volutamente o no, finendo così per concedere un privilegio alle scuole private confessionali.
Non si capisce quindi quale disuguaglianza creerebbe l'aver ristabilito un principio di uguaglianza né, tantomeno, quale libertà verrebbe sacrificata per via della sentenza della suprema Corte.
Non bisogna infine dimenticare che l'esenzione IMU alle scuole cattoliche pone da sempre anche un problema di concorrenza sleale nei confronti di privati e liberi imprenditori che investono nella formazione e nella gestione di scuole paritarie private, i quali non godono di alcuna esenzione. Su tale punto si attende anche una decisione della Corte Europea di Giustizia.
Ben altro discorso è invece quello di trovare soluzioni per evitare la chiusura di scuole che soffrono problemi di bilancio. Il ministro dell'istruzione Stefania Giannini ha già annunciato un tavolo di confronto con tutte le parti interessate.

L'augurio è che il dibattito di stampo ideologico, che finora si è sviluppato anche con toni verbalmente violenti, lasci spazio ad una riflessione sul tema equilibrata e costruttiva che ponga come base il pieno rispetto della pronuncia della Cassazione, come è normale che debba essere in uno Stato laico come l'Italia.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità