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Caso Regeni| Attivisti schedati a Ivrea. Prove tecniche di regime

"Repubblica" ha riportato la notizia dalla locale alla home page nazionale, seppur più piccola e ben dopo il link dell'intervento di Papa Bergoglio sull'unica famiglia nel giorno di molti gay pride. Il "Corriere della Sera" la lascia solo in locale, nella hp dell'edizione di Torino. Assenti ingiustificati alla pubblicazione "Il Fatto Quotidiano (neppure in fondo, nella rubrica "Media & Regime"), "Democratica", i quotidiani del Gruppo Riffeser e soprattutto "La Stampa" che non fornisce alcuna notizia dell'accaduto, sia nella hompe page nazionale (generale e politica) che in quella locale. E' successo ieri a Ivrea, ridente cittadina del Canavese.

Durante un comizio di Matteo Salvini un gruppo di attivisti di Amnesty International insieme ad alcuni esponenti radicali espongono da un palazzo prospicente la piazza del comizio uno striscione su Giulio Regeni, ricercatore friulano scomparso, torturato ed ucciso in Egitto due anni fa.

Il fatto non può sorprendere: dalla prima ora Amnesty è stata attenta alla vicenda, spendendosi spesso sia a livello locale che nazionale alla ricerca della verità su quanto accaduto al nostro giovane concittadino, ben consci che solo la piena luce sull'accaduto potrà servire ad evitare che il fatto si possa ripetere, anche in altre parti del mondo, in paesi dove la politica ha cancellato i diritti umani. Con sollecita ed inusuale rapidità la Polizia è intervenuta facendo rimuovere lo striscione, ma non solo. Gli attivisti sono stati identificati (richiesta di documenti), fotografati (identificazione) e, molto probabilmente, schedati. Ad una militante della ONG internazionale, sopraggiunta per chiedere delucidazioni, è stato intimato di allontanarsi, pena un viaggio gratuito alla Centrale. La scelta dell'esposizione non era certamente casuale, vista la presa di posizione del ministro dell'Interno circa la vicenda, tesa ad anteporre i rapporti economici con lo stato africano alla piena luce sul crudele omicidio.

Riteniamo il fatto di inaudità gravità. Nulla di ciò che è accaduto poteva anche solo in minima parte giustificare un simile intervento, Nessuna violenza, nessuna interferenza con la manifestazione politica, nessuna frase o accanimento verso l'oratore: solo l'esposizione di uno striscione giallo, simile ai molti già esposti da tempo, purtroppo, in molte parti d'Italia. La manifestazione era politica (Ivrea è una cittadina chiamata al ballottaggio il prossimo 24 giugno) ed, in quanto tale, trasforma il rappresentante dello Stato nel leader di un partito politico, con tutti gli onori e gli oneri che ne derivano, fra i quali il silenzioso dissenso ha il suo legittimo spazio.

Qualcosa di simile era già accaduto durante la scorsa legislatura. Un giovane avvocato romano che si era permesso di criticare il decreto Orlando-Minniti con un intervento pacato ed educato, anche se in dissenso con il decreto stesso, durante un evento pubblico, era stato identificato dalla Digos e successivamente denunciato per "vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate".

Ci attendiamo dalla politica una tempestiva richiesta di chiarimenti circa quanto accaduto. Non vorremmo che queste avvisaglie diventino prassi comune, trasformando la libertà di opinione in qualcosa di molto diverso da quanto recita la Costituzione.

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