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Caso Pignataro, solidarietà ad Enzo Palmesano

L’associazione Libera e la Provincia di Caserta esprimono la loro vicinanza al giornalista minacciato

PIGNATARO MAGGIORE - Nel pomeriggio di mercoledì il presidente di “Libera”, don Luigi Ciotti, si è recato a casa di Enzo Palmesano, a Pignataro Maggiore, per esprimergli vicinanza e solidarietà, dopo le intimidazioni e il fallito attentato incendiario delle ultime ore ai danni del giornalista. Don Ciotti ha avuto un colloquio con Enzo Palmesano sull’emergenza camorra nella città tristemente nota come “la Svizzera dei clan” e ha voluto testimoniare la sua affettuosa e decisa partecipazione per i pericoli ai quali anche la innocente famiglia del giornalista è esposta. Don Ciotti ha quindi assicurato che il “caso Pignataro” sarà al centro delle prossime iniziative di “Libera” in provincia di Caserta e a livello nazionale.

La grave intimidazione subita dal giornalista Enzo Palmesano è stata condannata duramente, nel pomeriggio di ieri anche dal presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis nel corso di un incontro con sindaci e amministratori di Terra di Lavoro. La riunione, ospitata nell’aula consiliare di corso Trieste, a cui ha partecipato anche il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, è stata convocata in preparazione dell’evento del 19 marzo a Casal di Principe per la Giornata nazionale della Memoria e dell’impegno che quest’anno Libera ha deciso di tenere nella cittadina dell’agro Aversano in occasione del quindicesimo anniversario dell’assassinio di don Peppe Diana.



A margine dell’incontro in Provincia, parlando con gli organi di stampa, De Franciscis ha stigmatizzato l’episodio definendolo «di inaudita gravità» ed esprimendo parole di vicinanza e di sostegno a Palmesano perché «la sua opera di denuncia del malaffare non si pieghi nemmeno di fronte alla violenza e alle intimidazioni».

Di seguito la nota inviata da Enzo Palmesano nelle prime ore di Martedi 25 febbraio (ore 01.54) in cui informa dell’attentato subìto:

«Per tutta la giornata da poco conclusa, 24 febbraio 2009, si sono messe in funzione contro di me le batterie giornalistiche e politiche, essendo io reo di non voler stare in silenzio di fronte allo strapotere politico-mafioso della cosca Lubrano-Ligato, nelle ore precedenti colpita dal blitz della Direzione distrettuale antimafia e dei carabinieri. Passata la mezzanotte e cominciato il 25 febbraio, sono entrate in azione le batterie camorristico-mafiose: alcuni vigliacchi hanno cosparso di benzina la mia autovettura e non hanno potuto appiccare il fuoco solo perché io e la mia innocente famiglia abbiamo dato prontamente l’allarme, mettendoli in fuga. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Capua e della Stazione di Pignataro Maggiore. Fino a quando le manette non scatteranno ai polsi dei referenti e dei protettori politici della camorra, io sono in grave pericolo perché padroni del potere e padrini mafiosi non sono riusciti altrimenti a mettermi a tacere con le pressioni, le querele, le minacce e le ritorsioni professionali»

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