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Carcere | Diaro di un ergastolano

 

1/11/2017

Questa notte ho dormito fuori dal carcere, perché ero in licenza, e questa mattina quando mi sono svegliato ho aperto gradualmente gli occhi perché è bellissimo guadare intorno e non vederti circondato da sbarre.

 

2/11/2017

Da quando mi hanno concesso di uscire al mattino e rientrare in carcere alla sera mi sembra di aver trovato un po’ di pace con me stesso e con il resto del mondo. Penso che ci voglia poco per migliorare un prigioniero: basta dargli un po’ di speranza che la sua vita può cambiare.

 

3/11/2017

Oggi ho ricevuto queste parole che mi hanno fatto particolarmente piacere: Ciao Carmelo...ci siamo scritti da dietro le sbarre, ormai due anni fa l'ultima volta. È più di un piacere conoscere gli ultimi risvolti della tua esistenza. Quando dico che i tuoi scritti mi hanno dato forza non mento, se ora ti scrivo che sei un esempio per ciò che sarà di me e della mia vita randagia non è piaggeria, è una sfida! Ti mando un abbraccio da oltre le sbarre stavolta... e anche se entrambi non del tutto liberi...mai così tanto vicini.

 

4/11/2017

I carceri che hanno aderito al giorno di digiuno nazionale, indetto per domenica 10 dicembre 2017, Anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, contro la pena dell’ergastolo sono: Carcere di Fossombrone, Carcere di Trieste, Carcere di Opera (Milano), Carcere di Trieste, Carcere di Treviso, Carcere Femminile di Vigevano, Carcere di Oristano, Carcere di Prato, Carcere di Saluzzo, Carcere di Verona, Carcere di Spoleto, Carcere di Rebibbia (Roma), Carcere di Padova, Carcere di Catania, Carcere di Livorno, Carcere di Rossano (Cosenza), Carcere di Siracusa, Carcere di Torino, Carcere di Civitavecchia (Roma), Carcere di Caltanissetta, Carcere Catanzaro Siano.

Circa 2.000 detenuti ed ergastolani hanno già aderito, si possono leggere i loro nominativi sul sito www.liberarsi.net e spero che prima del 10 dicembre diventeranno ancora di più.

 

5/11/2017

Tutte le sere il portone del carcere mi si apre davanti come un buco nero e l’Assassino dei Sogni con il suo odore di sbarre e cemento armato mi ricorda che mi tiene ancora in pugno.

 

6/11/2017

Una mia lettrice, che ha letto il mio ultimo libro, mi ha scritto:

Ciao Carmelo, ho finito di leggere il tuo libro: l’ho trovato bello, appassionante, ricco di umanità. Io ho sempre pensato che si può cambiare, a tutti deve venir data questa possibilità, tu ne sei l'esempio. È chiaro che il passato non si può cancellare, ma senz'altro si può migliorare il futuro e tu, caro amico, ci sta riuscendo alla grande... Non fermarti, continua la tua battaglia. Ti auguro che presto tu possa essere completamente libero. Grazie per questo tuo bel libro, felice di averlo letto. Ciao Carmelo, un caro saluto e un grande abbraccio.

 

7/11/2017

Tutte le sere, appena varco il portone del carcere, mi torna in mente tutto quello che ho passato fra quelle mura e mi viene un nodo alla gola che caccio via solo l’indomani mattina quando riesco.

 

8/11/2017

È quasi un anno che sono in regime di semilibertà, uscendo al mattino e rientrando alla sera in carcere, ma non mi sono ancora abituato: tutte le mattine quando mi aprono il portone il mio cuore mi batte all’impazzata dalla gioia.

 

9/11/2017

Provo rabbia quando leggo alcune dichiarazioni forcaiole sulla criminalità organizzata di certi politici allo sbaraglio. Non si rendono conto che un certo tipo di antimafia produce solo altra mafia, perché la devianza e la criminalità si sconfiggono soprattutto culturalmente.

 

10/11/2017

Ho letto che il sovraffollamento nelle carceri in questo ultimo periodo sta aumentando e che molti detenuti che escono ritornano nuovamente dentro dopo poco tempo. Credo che ci sia poco da meravigliarsi, perché il carcere distrugge il cuore e la mente dei suoi prigionieri. Ci dovrebbero insegnare il bene, invece insegnano solo il male.

 

11/11/2017

A volte in treno ascolto delle discussioni forcaioli fra i passeggeri, sugli emigrati e su chi commette reati, che mi fanno amaramente sorridere. E credo che le persone la pensino in un certo modo non perché siano cattive, ma perché fondano le loro convinzioni su una cattiva informazione. D’altronde la gente ha voglia di sapere e dalle informazione che riceve decide cosa pensare. I politici questo lo sanno bene e spesso usano i mass media per manipolare le coscienze.

 

12/11/2017

Una guardia questa mattina si lamentava del fatto che i detenuti sono irrecuperabili, perché quando escono dopo poco tempo rientrano subito. Gli ho risposto che non è colpa loro perché il carcere così com’è in Italia non ti fa capire perché hai sbagliato, ma ti punisce solo perché hai infranto un articolo di legge.

 

13/11/2017

Oggi a un compagno semilibero come me gli discutono l’affidamento al servizio sociale e ieri sera mi ha confidato che ha un po’ paura a ritornare ad essere un uomo libero. Ho cercato di fargli coraggio dicendogli che la vita ci presenta sempre nuove sfide che ci aiutano a crescere e a metterci in discussione.

 

14/11/2017

Al mattino insieme a me esce una ergastolana che va a fare le pulizie in alcuni uffici. E ho pensato che si parla e si scrive poco delle donne detenute, e ancora di meno delle donne ergastolane, forse perché il carcere all’origine era nato solo per gli uomini e storicamente una volta le donne venivano mandate in istituti di correzione, o forse perché i maschietti si vergognano un poco (solo un pochino) di tenere delle donne in prigione. Sta di fatto che nell’inferno delle nostre “Patrie Galere” le femmine sono trattate anche peggio dei maschi e da subito sono costrette a perdere la loro femminilità (che per loro è molto peggio che perdere la sessualità) perché è molto complicato ottenere l’indispensabile per sentirsi donna. Per loro il carcere è molto più terribile che per i maschi perché varcata la porta di un carcere la prima cosa che ti dicono è di spogliarti e di fare le flessioni.

 

15/11/2017

Nell’interessante libro dell’avvocato Nicodemo Gentile dal titolo “Laggiù tra il ferro” (Editore Imprimatur) ho appena letto questo brano:

Qualche mese fa mi trovavo in Cassazione per discutere un ricorso e, prima che chiamassero il mio procedimento, ho assistito alla accorata discussione di una collega, che rappresentava gli interessi di un'associazione animalista costituitasi parte civile nei confronti di un ristoratore, reo di aver tenuto astici ed aragoste in acqua e ghiaccio con le chele legate. Appresi dalla stampa, qualche giorno dopo, che la Collega aveva colto nel segno: i Giudici (sentenza 30177 del 17.01.2017) confermarono la condanna dell'uomo, perché – spiegarono – passi che vengano cucinati quando sono ancora vivi, come vuole la consuetudine sociale, ma non possono essere conservati in modo tale da arrecare loro, "esseri senzienti", inutili sofferenze. Tanto basta per integrare il reato di maltrattamento di animali. È senz'altro apprezzabile la sensibilità che questi Giudici hanno mostrato di fronte alle sofferenze di astici e aragoste, ma sarebbe auspicabile, con i dovuti distinguo, una apertura maggiore nei confronti di altri "esseri senzienti", gli uomini e le donne che popolano le nostre carceri, la cui detenzione spesso si sostanzia in un trattamento addirittura deteriore rispetto a quello riservato agli animali.

 

16/11/2017

Molte persone sono convinte che il terrorismo religioso o politico e la criminalità organizzata si combattano e si vincano con la pena di morte o con la pena dell’ergastolo, e con il regime di tortura del 41 bis. In realtà non sanno quanto si sbagliano, perché la storia ci insegna il contrario e il male, da solo, anche se dato in nome della legge o del Dio di turno, moltiplica altro male.

 

17/11/2017

Siamo già in campagna elettorale e alcuni politici per cercare consensi approfittano delle tematiche securitarie per vincere le elezioni. Quasi nessun politico, invece, si rende conto che in Italia il carcere non funziona, se l’ottanta per cento delle persone che entrano in galera una volta fuori poi ci rientrano. Penso che solo l’amore sociale può fare uscire il senso di colpa per il male fatto, non certo una pena che fa solo male.

 

18/11/2017

Sono stato alla chiesa di Santo Spirito a Perugia, da Don Saulo, per parlare durante la Messa ai suoi parrocchiani della “Campagna digiuna per la vita 9.999”. Ho detto che in carcere quello che manca più di tutto è proprio l’amore sociale. Solo questo può sconfiggere la mafia e creare sicurezza nella società. I padri della nostra Costituzione lo sapevano bene, forse perché alcuni di loro in carcere hanno trascorso tanti anni, se hanno stabilito che la pena deve avere solo la funzione rieducativa.

 

19/11/2017

Anche oggi sono stato alla chiesa di Don Saulo e ho detto che bisogna amare anche i cattivi, seppur non riesci a migliorarli, perché l’uomo non cambia se viene trattato male, anzi peggiora.

20/11/2017

C’è stato un servizio a TV 2000 con una mia intervista e ho ribadito che la pena, qualsiasi pena, dovrebbe fare solo bene e non male, come invece accade oggi nelle nostre Patrie Galere, nella stragrande maggioranza dei casi.

 

21/11/2017

Ho letto in internet un brutto commento ad un mio articolo e ho pensato che molte persone sono convinte che far star male i prigionieri possa servire a fare giustizia o a evitare futuri reati. Che stolti!

 

22/11/2017

Oggi sono stato all’Università di Perugia per dare una mia testimonianza agli studenti della Facoltà di Scienze Politiche. È stata una bella esperienza. Ho risposto a tante loro domande, spiegando che un desiderio di giustizia dovrebbe essere quello di trasformare i cattivi in buoni perché solo così le vittime vengono vendicate.

 

23/11/2017

Ho letto che la pagina che tira di più dei giornali è quella della cronaca nera, ma molti lettori non sanno che la criminalità è molto diversa da come è raccontata e dai luoghi comuni che si hanno su di essa. Non ci sono buoni o cattivi, ci sono solo azioni buone o cattive. E molti non sanno che si può entrare in carcere per un amore spezzato, un bene frainteso, una vita derubata, un sentimento di rivalsa, una educazione sbagliata, o per tanti altri motivi che poco hanno a che vedere con la cattiveria.

 

24/11/2017

Ad una vittima di un brutto reato ho risposto, con delicatezza, che chi perdona trova un po’ di pace e si libera, almeno di un poco, del male ricevuto.

 

25/11/2017

Ho saputo che è fuggito un detenuto in permesso premio, che conoscevo bene, e non mi sono meravigliato perché in tanti ani di carcere non ha mai partecipato a una protesta, non ha mai preso un rapporto disciplinare o una denuncia e neppure San Francesco ci riuscirebbe nell’inferno delle nostre “Patrie Galere”. Purtroppo ci sono alcuni detenuti che fanno i buoni, ma non sono diventati buoni, sono diventati come il carcere li vuole.

 

26/11/2017

La “Campagna digiuna per la vita 9.999” sta raccogliendo tanti consensi fra gli ergastolani e uno di loro mi ha scritto queste tristi parole: “Se non sai il giorno, il mese e l’anno in cui finirà la tua pena, praticamente sei inghiottito da un buco nero e hai davanti a te una distanza infinita senza nessun orizzonte”.

 

27/11/2017

Un altro suicidio in carcere. Spesso molti mi chiedono perché alcuni prigionieri si tolgono la vita. Non è facile rispondere a questa domanda, penso che purtroppo per alcuni detenuti non ci sia poi così tanta differenza tra trovarsi sepolti sottoterra o murati vivi in una cella.

 

28/11/2017

Oggi sono intervenuto a Radio Radicale per il digiuno contro l'ergastolo fissato per il 10 dicembre. Ospiti: l'on Mario Marazziti, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati e Rita Bernardini.

 

29/11/2017

Per la “Campagna digiuna per la vita 9.999” oggi ho scritto: Ecco perché bisognerebbe abolire questa terribile e crudele pena: la pena dell’ergastolo è una sentenza senza speranza e con questa condanna gli ergastolani muoiono ancor prima di finire la loro pena. E li vedi camminare in carcere in modo diverso da tutti gli altri prigionieri, perché fanno su e giù come morti in vita. Si muovono come spettri, guardando il tempo che va via, facendo una decina di passi avanti e una decina di passi indietro. Perduti per sempre in un mondo perduto, senza avere nulla, neppure il nulla, per cui attendere, sperare e vivere.

 

30/11/2017

Oggi sono stato a raccogliere le olive con alcuni membri della Comunità Papa Giovanni XXIII. È stato molto faticoso perché non sono più abituato a fare sforzi fisici, ma mi sono anche divertito e ho pensato che quando ero sepolto vivo fra sbarre e cemento sognavo sempre di passare una giornata come questa in mezzo alla natura.

 

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