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Caravaggio scuderie del Quirinale 2010

alla mostra di Caravaggio...

Caravaggio scuderie del Quirinale 2010

Lunghissime file, tre ore di attesa, al freddo, per vedere Caravaggio.

Il popolo di Roma ha risposto in maniera entusiastica a tale esposizione.

Come mai Caravaggio suscita tale interesse?

Mi hanno voluto dire per i mass media, ecc, ecc. Credo, piuttosto, per la speciale “figura” di Caravaggio. Non è un Michelangelo Buonarroti, con il suo Gerolamo Savonarola, così stretto. E’ una persona tra il bene ed il male, con un male tanto avvinghiato, da portarlo, non solo all’omicidio, ma ad una morte violenta.

Un uomo al servizio della Chiesa, che canta con il suo pennello, i misteri della cristianità. Una confusione tra il bene ed il male. In questi tempi, in cui la telepatia domina la nostra vita, la vita di noi piccoli, intendo, in cui vi è qualche bagliore, come la pittura Caravaggesca, dove ci appare che i grandi hanno paura della telepatia.

Un bagliore subito coperto dallo scuro, dal nostro scuro, che vogliamo mettervi sopra, non vogliamo sapere, ci squassa.

Una confusione, appunto, tra il bene ed il male, nella telepatia.

Voci che ci disturbano: sappiamo bene, che ogni parola, in telepatia è un attacco, qualcosa che ci diminuirà nella forza, nella stabilità emotiva, nella lucidità intellettuale. Eppure, se queste voci dolcemente ci suggeriscono o ci ordinano di fare qualcosa-” naturalmente per il nostro bene”, noi obbediamo, noi crediamo loro, ai nostri nemici, a coloro che ci attaccano, con le loro parole telepatiche.

E’ la confusione: è Caravaggio.

Così entriamo. Il famoso cesto o canasta di frutta si trova al secondo posto. Sono contenta di essere venuta: non è assolutamente le riproduzioni che ho visto; è leggerezza. Al primo posto vi è un giovane, che sembra offrire la cesta di frutta. Lo guardo attentamente. Ha una strana posizione, per essere un giovane che offre quella frutta. La tensione del quadro non è di porgere la frutta, non è in avanti. E’ come dentro il corpo, è come se il giovane volesse incorporare la frutta: che il suo corpo diventi frutta e che rimanga solo la sua testa.

La frutta: la frutta è la natura, la sua leggerezza.

E Caravaggio esprime la muta preghiera di diventare “frutta con la testa”, implora il coraggio di seguire la propria natura. Non a caso, nella mostra è al primo posto: la preghiera di noi tutti di seguire la propria strada.

Dopo vi è la nascita del Bambino Gesù: un Bambino Gesù profondamente addormentato. S. Giuseppe, La Madonna e Gesù hanno una caratteristica: il loro viso è sfumato, i contorni non sono precisi. L’unica cosa precisa, vivida come può essere il descrivere una cosa viva, materiale è l’occhio dell’asino. E’ un occhio , attento, profondo, che riflette su quello che vede. E’ l’occhio di Caravaggio, turbato dal mistero della nascita, è un occhio che riflette sul cristianesimo, e si nasconde in un asino: profonda umiltà dinnanzi ai misteri.

E poi, vi è il quadro rifiutato dal cardinale. E lì è la confusione: Caravaggio è in preda veramente alla confusione, dinnanzi alla fede. Il cardinale, uomo di alta autorità, lo vede, lo capisce, lo rifiuta. E poi vi sono gli angioletti, dal viso rosso dal sole, e dal corpo bluastro: mi è venuto da pensare quanto fossero freddi gli studi, e come quel bleu riflettesse il freddo che dovevano subire quei ragazzetti, nel posare.

Dopo vi è la decapitazione di S. Giovanni Battista.

Nella nota ricordano, che in essa vi contribuì la morte di Beatrice Cenci. E sorrido: il sangue che esce dalla testa di S. Giovanni Battista ricorda due bretelline rosse. Non voglio qui ricordare la storia di Beatrice Cenci, che venne decapitata, insieme alla madre, per avere ucciso il padre ed il consorte. Tale padre o consorte era in realtà un uomo, che cospirò contro il Papa.

Quest’ultimo esortò Beatrice Cenci e la madre ad uccidere il loro malvagio padre e marito, per poi decapitarle a loro volta.

Non è questa storia che mi fa sorridere dinnanzi al quadro di Caravaggio, ma il vedere le due bretelline rosse del sangue della testa di S. Giovanni Battista.

Si narra che Beatrice Cenci, allora molto giovine, nel chinarsi dinanzi al ceppo del boia, facesse scivolare inavvertitamente una spallina del suo abito e che, subito, lei la rialzasse, in un gesto rapido e pudico, e di come la folla mormorasse, vedendo tanto pudore in una giovine condannata.

E dopo, più dell’arte poté il freddo e mi rifugiai in una tazza di cioccolata calda, su in caffetteria.

Nel ridiscendere, scoprii che le emozioni, il lungo freddo della fila avevano stremato il mio corpo, e così, Caravaggio, ti tornerò a vedere in primavera, nel dolce tepore di tale stagione.

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