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Calciomercato: ricchezza per pochi pagata da molti e profitto per gli stessi di sempre

Nei periodi del calciomercato, ogni volta che mi capita di sentire il prezzo di un giocatore che una squadra è disposta a pagare (e poi a mantenere), rimango amareggiata. E schifata. Ma a voi non fa schifo? 220 milioni per un calciatore!

Io non ho niente contro Neymar (per citare l’ultimo di una lunga serie) o contro il calcio, seppur sia uno sport che non mi è mai piaciuto…per me sono troppi anche quando se ne pagano 90 di milioni per un gioco.

Insisto: non vi fa schifo?

Pensateci.

PENSATE a quanti ragazzi seguono il calcio, gli stessi che probabilmente non avranno mai un contratto di lavoro decente o che non hanno potuto andare all’università per motivi economici.

C’è chi di loro, giocatori – giovani uomini che si sentono già arrivati a 18 anni – che si permette pure di NON diplomarsi in sfregio a chi invece tra i giovani vorrebbe e non può più.

E parliamo anche di quanti giovani sono costretti a vedere il mare solo dalle immagini nei giornali di gossip proprio dei loro campioni preferiti, in posti dove quegli stessi ragazzi di cui parlavo prima (e non solo loro), probabilmente, non andranno mai perché invece di potersi permettere anche solo un campeggio, devono lavorare sfruttati e sottopagati in un qualche McDonald’s o in un call-center tutto l’anno.

Io mi sento offesa da questi che ritengo non dovrebbero essere dei modelli sociali, soprattutto in una fase storica dove la povertà dilaga sempre più.

E’ così che intanto cresce la società delle disuguaglianze.

PENSATE, PERÒ, CHE LI ARRICCHIAMO NOI!

Noi che siamo alla canna del gas 365 giorni all’anno, ma che ogni fine settimana perdiamo due ore a guardare 220 milioni sommati ad altre centinaia di milioni, giocare a calcio!

Ora, tanti dicono che è giusto che se un giocatore li meriti, li prenda.

Ma non mi sembra sia questo il caso. Per me.

Lo sport più popolare in Italia, è in realtà uno sport da ricchi che manteniamo noi: il biglietto per la partita, vista dalla curva, non costa meno di 40 euro quando non sono 60.

Quindi la ricchezza dei giocatori, è pagata dalla nostra povertà, essendo le grandi società calcistiche quotate in Borsa.

Siamo all’assurdo perché di uno sport popolare abbiamo fatto un business mostruoso che arricchisce solo un piccolo numero di persone e alimenta un profitto sfrenato; perché creiamo falsi miti che paghiamo a peso d’oro e in più li idolatriamo.

Abbiamo perso il senso della misura in tutto, anche nello sport che si è snaturato col nostro consenso e col nostro consistente contributo economico.

Possibile che non ce ne rendiamo conto?

A me fa già senso il solo fatto che si vendano i giocatori come se fossero oggetti a cui si attribuisce un valore monetario perché credo che un gioco debba rimanere per tutti, giocatori e tifosi, unicamente quello che è: soltanto un momento ludico e appassionato: quindi solo un gioco.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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