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Calcio scommesse. Quelli che la domenica pomeriggio...

Una domenica come un’altra, un pomeriggio come tanti. Aria tiepida di maggio, da dopo mangiato. Ai giardinetti le mamme spingono i passeggini, i bambini raccolgono con la lingua il gelato colato sulle dita. Un uomo avanza un passo dopo l’altro. Lo sguardo altrove. Perso in una specie di sogno ad occhi aperti. Tiene una radiolina incollata all’orecchio. Una radiolina d’altri tempi, senza auricolari, senza cellulare né webcam, una di quelle con la manopola nera per alzare il volume. E’ chiaro che sta seguendo le partite di calcio in radiocronaca diretta. E’ un sognatore.

Adesso in un salotto, o in una cucina qualunque assorta ed elettrizzata come il resto della casa. Quattro amici sono seduti sul divano, a terra le birre, i gomiti sulle ginocchia, gli occhi puntati sulla tivù. Non stanno semplicemente seguendo una partita di calcio. Loro sono in bilico sullo spartiacque erboso e metafisico della domenica pomeriggio. Qualcosa di storico e di ultraterreno sta avvenendo sullo schermo.

Infine allo stadio. Di persona. Da soli o insieme a mille, diecimila, decine di migliaia di altri tifosi per seguire le discese in rete dei calciatori come nelle arene si sognava la libertà tifando per i gladiatori. Intorno i boati, i cori, i colori.

Sotto i platani, sul divano o in tribuna, i tifosi sono sempre altrove. Trascinati dalla voglia di tornare bambini. Come quando avrebbero dato settimane e settimane di paghetta per la figurina mancante del campione del cuore. E’ quella parte pura e bella che ci piace tirar fuori per novanta minuti alla settimana. La domenica pomeriggio.

Per noi la partita non è solo una partita. E’ una sfida tra masse muscolari e traiettorie del caso, uno scontro tra quadricipiti e imprevedibili rotazioni del pallone. Novanta minuti di purissima fuga del pensiero. Via dall’IMU, via dai battibecchi col capo in ufficio, via dagli incolonnamenti nel traffico… Via da tutto grazie a una rovesciata che centra la rete all’incrocio dei pali.

Tutto questo a patto che si onori uno scambio di fiducia tra chi gioca e chi fa il tifo.

E invece arrivano le notizie sul calcio-scommesse. E il sogno si spegne. Perché c’è sempre qualcuno che rovina le feste. Si parla di partite truccate e di incontri clandestini ripresi dalle telecamere. Alla radio, in tivù, sul campo da gioco qualcuno alza le braccia e dice:

“Signori, è stato tutto un bluff.”

Un bluff. Ancora uno.

A noi che non crediamo più negli aiuti di stato ai terremotati, come non crediamo nei tempi e nelle pene della giustizia terrena, non resta che tornare bambini e sperare in una nemesi alla buona, qualcosa di spiccio, a portata di mano.

E allora, Uomo Ragno, fa’ spuntare antenne paraboliche tutt’intorno alle case dei calciatori bugiardi. Che siano capaci di criptare le partite, i film, gli sceneggiati in tivù, il Festival di San Remo. E tu, Batman, riempi di rumori insopportabili le frequenze radiofoniche, le onde dei cellulari, i dialoghi quotidiani dei calciatori ipocriti. Supereroi, Fantastici Quattro, fate in modo che quei calciatori traditori siano condannati a una vita priva di comunicazioni, di emozioni e di evasioni, che siano condannati alla monotonia di una reclusione forzata nel lusso immeritato. Incredibile Hulk, coraggio, scava un fossato intorno alle loro case tappezzate di banconote maleodoranti…

Ah, tutte quelle fidanzate fotomodelle, tutte quelle ville da sogno, tutti quei fuoristrada che gli abbiamo regalato e che gli abbiamo perdonato solo perché si gettassero nella mischia al posto nostro e ci permettessero per una manciata di minuti di volare per aria come un pallone verso la rete! Tutto questo ho sognato che gli si rivoltasse contro.

Perché c’è gente che ancora piange di rabbia o di gioia ascoltando una partita alla radio, la domenica pomeriggio. E non abbiamo nessuna intenzione di smetterla, nemmeno se trenta denari, per una volta, ci hanno costretti a spegnere la radiolina. Abbiamo una gran voglia di divertirci e tornare a giocare.

Avanti Paperinik, fagli vedere chi sei!

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