• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Sport > Calcio: Fair Play Finanziario per ripianare i bilanci delle (...)

Calcio: Fair Play Finanziario per ripianare i bilanci delle squadre

Le squadre dovranno raggiungere, entro il 2018, il debito massimo di 5milioni di euro: un intervento sacrosanto che rischia però di tramutarsi in concorrenza sleale. E per le squadre italiane si prospettano tempi durissimi...

Devo ammettere che nei primi tempi non avevo visto di buon occhio la riforma tanto agognata da monsieur Platini: mi sembrava infatti che l'eccessivo livellamento delle squadre sarebbe coinciso con la "morte" dei grandi club, e di conseguenza con una perdita in termini di spettacolo.

Quando avremmo rivisto team come l'attuale Barcellona, il Milan di Sacchi o la Juventus di Lippi? Avremmo visto finali di Champions con Chievo e Osasuna? Un brivido scorreva lungo la mia colonna vertebrale.

Analizzando la questione più in profondità tuttavia, e con i fulgidi esempi delle folli spese dei magnati che stanno "invadendo" l'Europa innanzi agli occhi, ho finito per riconsiderare totalmente quelle che erano state le mie impressioni "a caldo"

Il Fair Play Finanziario è necessario perché troppo grandi sono le disparità tra squadre di diversi paesi, troppo importante è divenuto lo "scarto" tra squadre acquistate da sceicchi e magnati vari rispetto alle altre realtà e perfino a team storici e dalle proprietà milionarie. Chi non è rimasto un poco sgomento di fronte alla folgorante ascesa del Manchester City, alle pazze spese di Abramovich o alle ultime folli offerte del PSG?

Occorre inoltre aggiungere che questi "parvenu" sono molto diversi dai proprietari storici dei grandi club: se quelli, in particolare in Italia, erano grandi e ricche famiglie di appassionati che assicuravano una stabilità protratta nel tempo, questi considerano il club come un giocattolino milionario di cui, come è logico che sia, prima o poi si stancano essendo anche - nella maggior parte dei casi - totalmente estranei alla "cultura calcistica". Il problema è che spendendo cifre folli per acquistare fenomeni e per i loro stipendi infarciscono il club di debiti cui, una volta stufi e dissolti come neve al sole, nessuno è pronto a sopperire.

Col FPF (Fair Play Finanziario) - che ha come obiettivo i cinque milioni di debito massimo per club entro il 2018 - questo malcostume dovrebbe svanire; ma le sanzioni previste - multe e financo l'esclusione dalle coppe europee - basteranno a far rispettare i termini alle squadre? Perché è d'uopo ricordare che già a partire da questa stagione si dovranno presentare perdite massime di 50 milioni di euro, e che Chelsea e Manchester United presentano debiti rispettivamente per 791 e 723 milioni di euro, il Real 563, il Barcellona 438, Inter e Milan 395 e 392, e difficilmente riusciranno a rientrare nei termini stabiliti (il City ha addirittura già inviato una lettera d'intenti all'Uefa in cui chiede in sostanza una proroga).

Un altro grave problema è costituito dalle situazioni nei vari campionati che sono, per forza di cose, assai differenti: le squadre italiane, ad esempio, pagano l'assenza di stadi di proprietà e ricavi assai minori rispetto alle concorrenti del continente anche per ragioni fiscali; le grandi squadre inglesi, che sono le più indebitate, hanno anch'esse da temere qualora le norme fossero applicate con l'intransigenza annunciata; un discorso a parte meritano Real e Barça che potrebbero travare nella legislazione spagnola - già alla base della loro tanto esaltata grandeur - un modo per aggirare le norme soffocanti: questa prevede infatti che i versamenti dei soci delle società cooperative, quali appunto sono le due regine di Spagna, siano considerati non alla stregua dell'aumento di capitale, e cioè come costi, bensì come ricavi; è lampante alla luce di ciò che questi due club in particolare potrebbero vantare un considerevole vantaggio rispetto a tutte le avversarie continentali e spagnole potendo far passare per ricavo ciò che per tutti gli altri è costo.

In conclusione posso affermare che se Platini mi ha infine convinto della bontà dei suoi propositi, non altrettanto è riuscito a fare su quella che sarà l'efficacia effettiva della "svolta."

Il timore è che ancora una volta e come spesso avviene, il rimedio si riveli peggiore del male.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.86) 16 gennaio 2012 14:20

    Non capisco perchè il Chievo in Champions dovrebbe procurare un brivido alla schiena, tutte le squadre hanno diritto di arrivare ad ogni obiettivo e la finale di champions non deve essere ad appannaggio di poche elette solo perchè spendono. Ben venga il fairplay finanziario, le squadre sono aziende e come tali devono essere trattate e giàda questa stagione auspico che vengano presi provvedimenti severi contro chi non rispetta il termine dei 50 milioni a prescindere dal nome dei club

  • Di martin (---.---.---.23) 16 gennaio 2012 17:27
    martin

    Per lo spettacolo. Perchè sarà moralmente ingiusto ma le grandi e le piccole esistono da sempre e le squadre con un certo nome hanno più appeal di quello che può avere, con tutto il rispetto, il Chievo. Che poi il fair play finanziario sia sacrosanto lo dico anch’io, quanto ai provvedimenti severi non ci credo troppo ahime

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares