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Telecom Italia a la Bolivia: Morales confisca 49 milioni di dollari

dall’associazione Yaku

Il presidente della Bolivia Evo Moreales

Nuova puntata fra il contenzioso Bolivia – Telecom: la Bolivia ha infatti annunciato da poche ore la confisca di 49 milioni di dollari che Telecom aveva trasferito presso una banca britannica prima che il governo guidato da Evo Morales, lo scorso maggio, nazionalizzasse la controllata Entel. Il ministro boliviano responsabile per la Difesa legale delle compagnie statali recuperate, Hector Arce, ha indicato che il denaro era stato congelato in Gran Bretagna su richiesta della Euro Telecom International N.V. (Eti) dopo il decreto di nazionalizzazione firmato dal presidente Evo Morales il primo maggio scorso. Una somma simile, ha aggiunto Arce, è bloccata in un altro istituto bancario statunitense, ed il governo sta già operando per ottenere lo stesso risultato.

Intanto la stampa boliviana scrive oggi che, nonostante il governo boliviano abbia sostenuto di non riconoscere il contenzioso aperto da Telecom Italia presso il Ciadi, il tribunale del gruppo della Banca mondiale per la risoluzione delle dispute sugli investimenti internazionali, l’esecutivo sta comunque preparandosi ad una difesa legale, perché l’uscita di La Paz dall’organismo decisa dal presidente boliviano Morales, avvenne dopo, e non prima, della denuncia presentata dalla compagnia italiana. La compagnia italiana ha chiesto 170 milioni di dollari per la metà del capitale di Entel acquisito dal governo, ma le autorità di La Paz hanno risposto che esiste una importante somma dovuta all’Erario boliviano da Telecom Italia per tasse non pagate e multe.Tutto questo, tra l’altro, mentre il governo brasiliano avvia un’inchiesta relativa a presunte tangenti che la societa’ italiana avrebbe pagato a politici, finanzieri e funzionari di polizia tra il 2003 e il 2006.

Come si ricorderà la Telecom Italia e la sua controllata olandese Eti, la Euro Telecom International NV, con l’appoggio del Ciadi, aveva istruito l’arbitrato contro il governo della Bolivia. Il caso mosso alla fine dell’ aprile scorso dalla Telecom Italia - ETI contro il governo della Bolivia, era seguito alla decisione del Presidente della Bolivia, Evo Morales, di far acquisire al ministero delle opere pubbliche il 47 per cento delle azioni della principale compagnia di telecomunicazioni del paese, Entel, filiale della Telecom, dal fondo pensione "di capitalizzazione collettiva", pur senza toccare il 50 per cento di proprietà di Telecom. Ma la Telecom non aveva perso tempo a sollecitare il Ciadi nel pronunciarsi il prima possibile sull’ammissibilità del caso, basato sull’impugnazione dell’accordo bilaterale sugli investimenti siglato nel 1992 tra Olanda e Bolivia ed entrato in vigore nel 1994.


A seguito della vicenda, lo scorso 2 maggio Morales aveva deciso di uscire dal Ciadi, il tribuale della Banca mondiale creato per risolvere le dispute sugli investimenti internazionali tra multinazionali e governi, denunciando il fatto che quel «tribunale» si esprimesse quasi sempre a favore delle imprese e quasi mai a favore dei governi. Fu lo stesso Ciadi , infatti, a permettere che la transnazionale Bechtel tentasse di rivalesri con un risarciumento di 25 milioni di dollari contro il popolo boliviano dopo la guerra dell’acqua di Cochabamba.

Nuova puntata fra il contenzioso Bolivia – Telecom: la Bolivia ha infatti annunciato da poche ore la confisca di 49 milioni di dollari che Telecom aveva trasferito presso una banca britannica prima che il governo guidato da Evo Morales, lo scorso maggio, nazionalizzasse la controllata Entel. Il ministro boliviano responsabile per la Difesa legale delle compagnie statali recuperate, Hector Arce, ha indicato che il denaro era stato congelato in Gran Bretagna su richiesta della Euro Telecom International N.V. (Eti) dopo il decreto di nazionalizzazione firmato dal presidente Evo Morales il primo maggio scorso. Una somma simile, ha aggiunto Arce, è bloccata in un altro istituto bancario statunitense, ed il governo sta già operando per ottenere lo stesso risultato. Intanto la stampa boliviana scrive oggi che, nonostante il governo boliviano abbia sostenuto di non riconoscere il contenzioso aperto da Telecom Italia presso il Ciadi, il tribunale del gruppo della Banca mondiale per la risoluzione delle dispute sugli investimenti internazionali, l’esecutivo sta comunque preparandosi ad una difesa legale, perché l’uscita di La Paz dall’organismo decisa dal presidente boliviano Morales, avvenne dopo, e non prima, della denuncia presentata dalla compagnia italiana. La compagnia italiana ha chiesto 170 milioni di dollari per la metà del capitale di Entel acquisito dal governo, ma le autorità di La Paz hanno risposto che esiste una importante somma dovuta all’Erario boliviano da Telecom Italia per tasse non pagate e multe.Tutto questo, tra l’altro, mentre il governo brasiliano avvia un’inchiesta relativa a presunte tangenti che la societa’ italiana avrebbe pagato a politici, finanzieri e funzionari di polizia tra il 2003 e il 2006.

Come si ricorderà la Telecom Italia e la sua controllata olandese Eti, la Euro Telecom International NV, con l’appoggio del Ciadi, aveva istruito l’arbitrato contro il governo della Bolivia. Il caso mosso alla fine dell’ aprile scorso dalla Telecom Italia - ETI contro il governo della Bolivia, era seguito alla decisione del Presidente della Bolivia, Evo Morales, di far acquisire al ministero delle opere pubbliche il 47 per cento delle azioni della principale compagnia di telecomunicazioni del paese, Entel, filiale della Telecom, dal fondo pensione "di capitalizzazione collettiva", pur senza toccare il 50 per cento di proprietà di Telecom. Ma la Telecom non aveva perso tempo a sollecitare il Ciadi nel pronunciarsi il prima possibile sull’ammissibilità del caso, basato sull’impugnazione dell’accordo bilaterale sugli investimenti siglato nel 1992 tra Olanda e Bolivia ed entrato in vigore nel 1994.

A seguito della vicenda, lo scorso 2 maggio Morales aveva deciso di uscire dal Ciadi, il tribuale della Banca mondiale creato per risolvere le dispute sugli investimenti internazionali tra multinazionali e governi, denunciando il fatto che quel «tribunale» si esprimesse quasi sempre a favore delle imprese e quasi mai a favore dei governi. Fu lo stesso Ciadi , infatti, a permettere che la transnazionale Bechtel tentasse di rivalesri con un risarciumento di 25 milioni di dollari contro il popolo boliviano dopo la guerra dell’acqua di Cochabamba

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