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"C’ero, una volta", le fiabe esplose di Anna Caruso a Lecce

Dopo il successo ottenuto a Milano nel luglio scorso, la personale di Anna Caruso dal titolo “C'ero una volta” arriva a Lecce per coinvolgere il pubblico in un viaggio tra favola e realtà, in cui i personaggi delle fiabe, estrapolati e ricollocati all’interno del caos quotidiano delle grandi metropoli, conducono per mano lo spettatore là dove teme di addentrarsi, in quel “luogo” fatto della ricerca del senso dell’io e della collettività, per costruire un possibile lieto fine.

E-lite Studio Gallery di Lecce, in collaborazione con Famiglia Margini (Milano) e in partnership con Vestas Hotels & Resort, presenta la personale dell’artista milanese Anna Caruso “C’ero, una volta”, curata da Giovanna Lacedra, Claudia Pellegrino & Grace Zanotto. La mostra, visitabile dal 21 settembre all’8 ottobre negli spazi della galleria leccese, che ne ospita la sezione pittorica, e nella sala Jane Ross del Risorgimento Resort, dove è esposta la sezione grafica, nasce dall’esperienza dell’artista nel Cosplay, gioco di origine giapponese che consiste nell'indossare costumi di personaggi della cultura manga o anime e che la vedeva travestita da Alice. Come lei stessa racconta: “Indossando i panni di un personaggio irreale, l’individuo riesce a vivere una nuova dimensione concreta della contemporaneità, studiando movenze, caratteristiche e linguaggi tipicamente narrativi, che assumono un nuovo aspetto dialettico”.
 
Nelle opere in mostra, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, i personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie (protagonisti di una coinvolgente performance nella giornata di inaugurazione), estrapolati dalla loro dimensione fiabesca, vengono catapultati dall’abile mano dell’artista in una straniante modernità, caratterizzata da familiari scorci urbanistici e surreali ambientazioni, in cui lentamente prende forma una narrazione avvincente, che trasporta lo spettatore in un universo fiabesco e sognante e al tempo stesso reale e crudo. Come scrive Giovanna Lacedra nel testo critico del catalogo: “Tra le pagine di Carroll, Perrault o dei Fratelli Grimm i buoni vincono o si salvano, e tutti finiscono per vivere felici e contenti. Non è esattamente quello che accade nelle opere della Caruso, in cui la trama della fiaba viene interrotta, e la sua eroina viene strappata dal contesto narrativo per essere letteralmente teletrasportata in una dimensione che non le appartiene. Cappuccetto Rosso che vaga smarrita col suo cestino tra i cartelloni pubblicitari di una grande città, non è che un ready made: una creatura avulsa dal suo contesto originario e collocata laddove nessuno si aspetterebbe di incontrarla”.
 
Decontestualizzando la favola che conosciamo e privandola degli insegnamenti positivi, Anna crea un’operazione di comunicazione contemporanea in cui la fiaba diventa icona moderna e indagine attuale dell’Uomo e della propria “fanciullezza” pascoliana, riscoperta e ricollocata nella frenesia incalcolabile della contemporaneità occidentale. Arte, quindi, come comunicazione e riflessione sull’oggi, per svelare un racconto attuale di cui, alla fine, lo spettatore scopre d'essere protagonista e in cui l’innocenza, quella che tendiamo a perdere o a dimenticare nel nostro diventare adulti consapevoli, ritorna per svelare evoluzioni inattese del Reale e suggerirci una nuova prospettiva di analisi del nostro vivere. Un dialogo con il pubblico che diventa denuncia e critica non soltanto di un sentimento personale, ma soprattutto di un sistema globale, per farsi portavoce, seppur velatamente e mai con toni aspri, dell’uomo che vive oggi.
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