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Btp trentennale del Tesoro: prezzi giusti cercasi

Asta record per il nuovo Btp trentennale del Tesoro, con una domanda pari a qualcosa come 47 miliardi di euro, a fronte dei 7 messi sul mercato, per la prima tranche del nuovo benchmark

Asta record per il nuovo Btp trentennale del Tesoro, con una domanda pari a qualcosa come 47 miliardi di euro, a fronte dei 7 messi sul mercato, per la prima tranche del nuovo benchmark; 360 investitori, insomma, per il nuovo Btp a 30 anni, con scadenza 1settembre 2050 e cedola annua del 2,45.

 Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha snocciolato i dettagli dell’emissione. Più dei due terzi del collocamento è stato sottoscritto da fund manager (67,9%), mentre le banche ne hanno sottoscritto il 13,3%. Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato il 12,1% (in particolare il 6,4% è stato allocato a banche centrali e istituzioni governative, mentre il 5,7% è andato a fondi pensione e assicurazioni). Agli hedge fund è stato allocato il 6,5% dell’ammontare complessivo. Le imprese non finanziarie hanno partecipato all’emissione con una quota residuale pari allo 0,1% circa.

Nonostante il rating BBB e l’incertezza politica, in vista delle elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna, i BTp continuano insomma ad essere gettonati alle aste del Tesoro. Ma non solo in Italia.

Toh, come i rendimenti dei trentennali Usa che stanno al 2,2972% ma con un rating AAA.

Nel Mondo poi, oltre 16.000mld di euro di obbligazioni governative hanno rendimenti addirittura negativi: una pacchia!

Un cacchio, qualche preoccupazione è stata manifestata circa il potenziale impatto dei tassi negativi sulle famiglie dell’eurozona. Tanto emerge dai verbali della Bce relativi alla riunione del 12 dicembre scorso, la prima presieduta da Christine Lagarde. In particolare viene chiesto “un monitoraggio concomitante dei risparmi e delle dinamiche dei consumi”.

Ma come loro che, con le politiche monetarie lasche hanno fatto l’inguacchio, oggi monitorano lo stato dello stesso inguacchio?

Giust’appunto, quell’inguacchio delle azioni di reflazione, volte a sostenere la domanda, per non far scendere i prezzi. Prezzi che non sono scesi, anzi son saliti alle stelle e che si mostrano con i tassi negativi, con le Borse del Mondo sui massimi, con i valori immobiliari alle stelle.

Prezzi falsati pure quelli al consumo, che non riescono a raggiungere quell’agognata meta, sognata dai banchieri centrali, del quasi + 2% ma che hanno, invece, inibito quella deflazione in grado di ricaricare il potere d’acquisto proprio delle famiglie che oggi monitorano.

Bella no? Tra risparmi che non rendono, consumi consumati dal magro potere d’acquisto ed un mercato impallato da prezzi che non raccapezzi.

Già, tutto questo mentre il ristretto club dei Paperon de' Paperoni mondiali, 2.153 persone, detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1%.

Non son io a dirlo, sta nel nuovo report diffuso da Oxfam alla vigilia del meeting annuale del World Economic Forum di Davos.

 

Mauro Artibani, l’economaio

 

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