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Mangano a Dell’Utri: "Stragi, la sinistra sa". Mancino trattava. I Ros mancarono Provenzano

È terminata dopo le 17 l'udienza del processo a Mori e Obinu all'aula bunker di Rebibbia a Roma. Due i pentiti eccellenti che hanno testimoniato: Giovanni Brusca e Angelo Siino. Il primo è stato l'esecutore degli attentati che uccisero Falcone e Rocco Chinnici L'altro, massone e amico di Brusca, Bontate, Salvo Lima e Cuffaro, l'uomo di Cosa nostra che ha inventato per Tòtò Riina la tangentopoli siciliana.

Brusca ha riferito sul ruolo di Vito Ciancimino, Nicola Mancino e Dell'Utri nella trattativa tra Stato e mafia dopo l'omicidio Lima ("Riina mi disse che si erano fatti sotto"). Ha raccontato di avere inviato Mangano da Dell'Utri perché agganciasse Berlusconi: "Gli ho detto di portargli le nostre richieste e di riferire che la sinistra sapeva della trattativa dietro le stragi". Poi si confonde sulle date del papello e contraddice Massimo Ciancimino sui retroscena della cattura di Riina.

Angelo Siino ha raccontato invece dei colloqui che ebbe con l'allora colonnello Mori e con De Donno in cui fornì informazioni utili alla cattura di Provanzano. Che poi non avvenne. La difesa di Mori replica: "Lo stesso Siino conferma che Mori si è sempre impegnato per arrestare il boss".


Brusca: "Mandai Mangano a dire a Dell'Utri che sulle stragi la sinistra sapeva"

9.48: È iniziata la deposizione di Giovanni Brusca al processo Mori. Il pentito viene interrogato da dietro un paravento.

9.52 "Quello che oggi dico non l'avevo mai detto prima perché non era il tempo, perché sarei stato attaccato, coinvolto nelle polemiche". Brusca ricorda quando i magistrati dubitavano di lui all'inizio della sua collaborazione, quando si tentò di screditarlo durante i processi sulle stragi e di quando "nel processo Dell'Utri accadde che alcuni pentiti cercarono di screditarne altri" (caso Cirfeta). "Ogni volta che facevo qualche nome, nasceva un problema".

10.03 "Dopo l'omicidio Lima e prima di Capaci, Riina mi disse che si erano fatti sotto due esponenti politici, Ciancimino, che non ho mai detto, e Dell'Utri che ci avevano portato la Lega da un lato e un altro soggetto politico che non ricordo, un soggetto politico che stava per nascere. Non ricordo se tutti e due assieme o ciascuno per la sua strada. La interpretai come una richiesta di autorizzazione, di messa a posto" per avviare l'attività politica.

10.11 Brusca: "Ciancimino per me non era nuovo. Dell'Utri per me era nuovo perché sapevo di contatti per altri fatti ma non sapevo che si interessasse di politica".

10.19 Brusca: "Al Congresso della DC di Agrigento dell'82-83 Andreotti non voleva che Vito Ciancimino intervenisse. Questa circostanza venne riferita a Salvatore Riina da Pino Lipari. Io assisto alla conversazione. Riina mi manda da Nino Salvo per invitarlo a parlare con Riina. Da Riina si presentarono, nell'arco di due giorni, entrambi i cugini Salvo. Parlano con Salvatore Riina (...) e prendono appuntamento con me per darmi la risposta. L'indomani mattina i cugini Salvo mi oppongono delle difficoltà per opportunità, per prudenza (...) Riina, quando glielo raccontai, mi disse: "adesso ci penso io". Va lui dai cugini Salvo" e li minaccia di morte se non fossero riusciti a far partecipare Ciancimino sul palco. Poi Ciancimino partecipò sul palco.

10.41 Interrogato altre volte al processo Mori, Brusca non ha aveva mai voluto rispondere su chi fosse il referente politico della trattativa. Il pm Di Matteo gli chiede se può riferire il nome del terminale cui era indirizzato il papello compilato da Riina.
Brusca risponde: "In quel momento storico Salvatore Riina mi disse (...) che finalmente si erano fatti sotto e avevano fatto un papello tanto (fa il gesto con le mani ad indicarne la lunghezza, ndr) era molto soddisfatto. (...) Il terminale a cui doveva arrivare questo fatto era l'onorevole Nicola Mancino".

10.47: "Nicola Mancino si era fatto garante per ottenere dei benefici da parte di Cosa nostra perché gli aveva fatto delle richieste". Brusca conferma che questi suoi colloqui con Riina avvennero tra la strage di Capaci e quella di Via D'Amelio.

10.56 "Anche Leoluca Bagarella era racoroso nei confronti dell'onorevole Mancino. In un incontro con lui dopo l'arresto di Riina con Provenzano e Bagarella si confrontarono su come riportare a trattare quei soggetti".

11.07 Brusca parla anche dei rapporti con Vittorio Mangano per agganciare Berlusconi. "Avevo letto un articolo su l'Espresso in cui c'era scritto che Vittorio Mangano lavorava presso la casa dell'onorevole Berlusconi come stalliere, anche se lui non ha mai fatto lo stalliere ma stava lì per garanzia dalle altre organizzazioni criminali. Quando lo incontrai con Bagarella a Partinico mi raccontò che era infastidito dal fatto che la stampa lo chiamassa stalliere e
mi raccontò del licenziamento concordato con Berlusconi e Confalonieri per non rovinare l'immagine di Berlusconi, ma i rapporti erano rimasti ottimi. Gli chiesi se era possibile che lui si rimettesse in contatto con Berlusconi per fare delle richieste e lui mi rispose che non c'era problema e che era contento di riprendere questi rapporti".

11.11 Il pm Di Matteo chiede quali fossero le richieste che Mangano avrebbe dovuto avanzare a Berlusconi su loro mandato. Brusca risponde: "In quel momento la richiesta era di attenuare i maltrattamenti che c'erano nelle carceri di Pianosa e l'Asinara. In quel momento storico Berlusconi era Presidente del Consiglio o lo stava per diventare. Non chiedemmo di eleminare del tutto il 41-bis perché in quel momento era controproducente. In quel momento l'unica richiesta era di sospendere i maltrattamenti, poi sarebbe venuta la revisione del maxiprocesso e tutto il resto".

11.14 Brusca: "Quando già il centro sinistra iniziava a fare il nome di Berlusconi e Dell'Utri relativamente alle stragi, io dissi a Mangano che la sinistra sapeva. Non che fosse mandante delle stragi, ma demmo mandato a Mangano di rappresentare a Berlusconi che la sinistra sapeva in modo che potesse usare questa informazione come arma politica contro gli avversari nel caso lo accusassero di collusioni mafiose". 

11.16 "Mangano, non mi ricordo dopo quanto tempo, portò la risposta di Dell'Utri con cui si era incontrato" e che gli aveva detto di essere a disposizione. Mangano gli avrebbe riferito che "la sinistra sapeva" e Dell'Utri "era contentissimo". "Mangano mi portò la risposta a Partinico. Alla risposta del Mangano c'ero una volta solo io e un'altra anche Bagarella. (...) Mangano sperava di poter contattare direttamente Berlusconi in Sicilia" in occasione di un incontro politico, ma non ci riuscì.

11.25 Rispondendo alle contestazioni dell'avvocato Milio, Brusca racconta: "Non ho mai scritto né visto il papello. Conosco il contenuto del papello perché fu frutto di discussioni. Non una: molte".

11.44: È terminato l'esame di Giovanni Brusca da parte dei pubblici ministeri. Il presidente del Tribunale ha disposto un'interruzione di dieci minuti. Poi inizierà l'esame della difesa.

12.37 Brusca: "Volevamo sfruttare l'attività politica della Maiolo". Tiziana Maiolo, parlamentare oggi Berlusconiana. Brusca precisa che fu solo un'intenzione.

13.29 Brusca racconta che dopo l'omicidio Lima, Cosa nostra pianificò una strategia: vendicarsi nei confronti dei politici. E in alcuni incontri, cui avrebbero preso parte anche ganci e Cancemi, i boss stilarono un lungo elenco di politici che sarebbero dovuti essere uccisi. Tra gli altri: Carlo Vizzini, Calogero Mannino, Salvo Andò, Claudio Martelli "che aveva attuato il 41-bis".

13.38 Brusca: "Con Riina parlai del papello una sola volta". Le "richieste del papello erano esose".

13.41 L'interrogatorio di Brusca è terminato. 

14.00 L'Avvocato di Mori e Obinu, Basilio Milio dichiara ad AgoraVox: "Oggi è stato inflitto un colpo duro alla credibilità di Brusca"; l'avvocato fa riferimento alle contraddizioni del pentito emerse in seguito alle sue contestazioni relative alla data di consegna del papello da parte di Riina. Brusca ha anche contraddetto un racconto di Massimo Ciancimino. L'avvocato palermitano testimoniò che suo padre, don Vito, fornì a Provenzano le mappe su cui il boss avrebbe tracciato la posizione di Riina per permettere ai Ros di catturarlo. Brusca ha dichiarato che Provenzano non conosceva la posizione del luogo in cui era nascosto Riina.

14.20 Il PM Di Matteo: "Il racconto di Brusca ha aggiunto tasselli importanti" sulla storia dei rapporti tra Berlusconi e cosa nostra nel corso degli anni.

 

Siino: "Raccontai dov'era il covo di Provenzano ma non fu arrestato"

15.04 Angelo Siino: "In carcere vennero il capitano De Donno e il colonnello Mori e altri uomini appartenenti allo Sco. Dopo la sua deposizione al processo mafia-appalti lo vidi arrivare in carcere. Imprudentemente mi ha portato in una saletta che è molto riservata cercando di convincermi a collaborare facendomi delle promesse che si erano convinti di migliorare la mia posizione. Prima dell'udienza mi hanno praticamente rapito e poi interrogato, in una serie di colloqui con il capitano De Donno e con il colonnello Mori. Il capitano De Dono si irritò moltissimo perché un ufficiale delle forze dell'ordine assisteva al colloquio, che poi se ne andò, una persona molto gentile che poi fu incriminata. Questi colloqui si intensificarono quando fui condannato. Mori e De Donno mi anticiparono: lei sarà condannato a nove anni di carcere, veda un po' come vuole fare, la sua sentenza è già scritta".

15.08 "Il capitano De Donno continuò a vernire a parlarmi in una serie di colloqui che duravano anche più di due ore. Io avevo paura che qualcuno ci vedesse e pensasse che avevo già iniziato a collaborare. Il mio avvocato era Nicolò Amato (ex direttore del Dap, ndr), e si mise in contatto con il colonnello Mori e con il capitano De Donno con cui facemmo un incontro nel policlino Umberto I e dicevano che loro non potevano fare niente perché la Procura della Repubblica era contraria".

15.12 "Fu l'avvocato Amato a impegnarsi per garantire la riservatezza degli incontri perché loro erano molto imprudenti".

15.16 Siino racconta che Mori e De Donno gli chiesero "informazioni sulla cattura di Provenzano e di Brusca. Io diedi queste indicazioni con molta riluttanza. Le mie indicazioni erano abbastanza precise. Dopo io mi meravigliai che non l'avessero preso".

15.22 "Indicai che Provenzano viveva a Bagheria. Provenzano era il padrone di Bagheria e poteva girare dove voleva. Indicai anche la traversa in cui risiedeva, dove poi fu effettivamente accertato che vivesse in occasione della cattura che poi non andò a buon fine. (...) A un certo punto ho fatto anche le mie rimostranze perché da questa mia collaborazione che sarebbe dovuta essere premiata e non ne veniva niente. Poi vedevo che non veniva niente nemmeno dal punto di vista investigativo: ero sicuro che le mie informazioni fossero precise e vedevo che non arrivavano a niente. (...) Allora l'avvocato Amato mi consigliò di cambiare personaggio, disse che aveva molta fiducia nell'allora vicecapo della polizia".

15.30 "A un certo punto Mori e De Donno mi chiesero di concentrarmi di più sulla cattura di Brusca, pur senza trascurare quella di Provenzano".

15.53 Il Pm Ingroia chiede: "Lei ha saputo se Massimo Ciancimino facesse il ruolo di postino per conto del padre?" Risponde Siino: "Sì (...) ho assistito ad un incontro con Massimo Ciancimino che conoscevo molto bene nei salotti di Palermo. Pino Lipari mi chiese di limitare le sue spese, cosa che era impossibile. Massimo Ciancimino comprava Ferrari, era circondato da belle ragazze, spendeva e spandeva. Per non dire degli orologi. Mi venne riferito che Ciancimino, il ragazzo, non Vito, si era appropriato di duecento milioni che dovevano andare" ad alcune imprese e non erano mai arrivati a destinazione. Massimo Ciancimino avrebbe chiesto un incontro con Provenzano, e quando Ciancimino "se ne andò Lipari disse di lui peste e corna (...) Però messaggi verbali perché messaggi scritti non ne ho mai visti".

15.50 "Io ho avuto dei periodi di carcere in comune con Vito Ciancimino. Io facevo finta di non conoscerlo (...) Ciancimino aveva contatti con tutti".

16.32 "I miei contatti con Mori e De Donno sono successivi all'arresto di Riina".

16.59 "Diciamo che complessivamente tra me e De Donno o con De Donno e Mori si sono tenuti in tutto una decina di incontri, fino a poco prima dell'inizio della mia collaborazione verso il '97, '96".

17.00 Siino racconta che in una perlustrazione in macchina con il colonnello Meli nei pressi di Bagheria intravide in un'altra vettura Provenzano e Guttadauro insieme. Provarono a seguirli e loro se ne accorsero, tanto che dopo quell'evento Siino percepì da Guttadauro "un astio fuori dal comune".

17.07 "De Donno mi disse che un politico voleva la mia testa. Posso fare anche il nome: Il ministro Mannino. Questa cosa poi mi venne confermata da un'altra persona", l'imprenditore mafioso Filippo Salamone, che, riferendosi a Mancino, avrebbe detto: "quelle non sono cose che si riferiscono agli sbirri". 

17.19 Terminato l'esame di Angelo Siino, i PM riferiscono di aver interrogato due giornalisti, Francesco La Licata e Francesco Viviano, cui Ciancimino ha riferito di aver raccontato alcune circostanze relative al famoso Mister X, che gli avrebbe consegnato vari documenti tra cui il falso su De Gennaro. I PM chiedono di depositare i verbali riassuntivi delle deposizioni dei due giornalisti e di poterli ascoltare al processo

17.26 Il processo è rinviato a martedì 21 giugno alle ore 9.30 a Palermo. Verranno ascoltati i tecnici della polizia scientifica sui nuovi documenti di cui ha riferito, due settimane fa, Massimo Ciancimino.

17.32 Al termine dell'udienza, l'avvocato Basilio Milio dichiara ad AgoraVox: "L'esame del Siino conferma la correttezza dell'attività investigativa dell'allora colonnello Mori che ha sempre continuato a chiedere informazioni a Siino su Provenzano e a controllarle."

 

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.86) 18 maggio 2011 01:09

    interessante: a che ora?

    un po’ piu’ di inquadramento? in che fase del processo siamo?
    cosa e’ successo fin’ora?

    speriamo di sentirlo

    Geri Steve

  • Di Geri Steve (---.---.---.86) 18 maggio 2011 12:14

    interessantisimo, ma:

    - sarebbe meglio averlo in ordine cronologico, non invertito

    - si potrebbe articolare meglio l’interessantissima frase: "Quando già il centro sinistra iniziava a fare il nome di Berlusconi e Dell’Utri relativamente alle stragi, io dissi a Mangano che la sinistra sapeva"?

    io non ho alcuna memoria che la sinistra abbia iniziato a fare quei nomi: com’e’ che Brusca sapeva? di chi sapeva? cosa ha detto esattamente?

    Geri Steve

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.98) 18 maggio 2011 13:10
    Francesco Raiola
    Quando Brusca dice che nel centrosinistra si era iniziato a parlare dei rapporti di Berlusconi con Cosa nostra è presumibile che si riferisca ad ambienti giornalistici ritenuti vicini al centrosinistra ( v. L’Espresso), e quindi fornisce a Berlusconi un’arma nel caso in cui gli avversari politici iniziassero ad usare quelle notizie giornalistiche contro di lui.
    Brusca sapeva del coinvolgimento del centrosinistra nella trattativa perché, dice, Riina glielo avrebbe riferito facendo riferimento esplicito a Nicola Mancino. Quanto ha detto in aula sulla questione lo abbiamo riportato per intero tra virgolette: non ha specificato di più né gli sono state chieste spiegazioni ulteriori sul fatto più di quelle che abbiamo riportato.

    Federico Pignalberi

    PS Federico ha problemi a postare commenti e mi ha inviato la risposta

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