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Breccia di Porta Pia, XX Settembre: meno di ieri, più di domani

Per parafrasare un’espressione degna del famoso cioccolatino con la nocciola, di anno in anno quella che fino all’avvento del fascismo era solenne festività civile scivola sempre di più nell’oblio istituzionale.

Bisogna scavare nel web per trovare, sul sito dei Bersaglieri sempre siano lodati, lo scarno elenco delle commemorazioni, quest’anno scivolate al più comodo sabato 23, dedicate alla breccia di Porta Pia.

Certo è che, per tornare alle frasi fatte, non si può essere nemmeno sicuri che si stesse meglio quando si stava peggio. L’oblio a cortina sceso su questa giornata segue infatti a uno dei più arditi capovolgimenti del revisionismo storico di stampo confessionale mai apparso su suolo italico (e sì che siamo bravini…).

Indimenticabile infatti il completamente muto Napolitano che lasciò la guida delle celebrazioni al cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano, che pregò solerte “per i caduti di ambo le parti”.

Indimenticabile, dicevamo. Ma ancora di più dovrebbe esserlo una data che, come ancora insegnano o dovrebbero insegnare i libri di storia, ha permesso Roma capitale e la fine del potere temporale del papa.

È, piaccia o non piaccia, il giorno nel quale venne completata l’unità nazionale, anche se curiosamente oggi è ignorato anche da chi di questa unità ne fa vessillo di battaglie politiche. Mentre ben sta attento il clericalismo nostrano a tenere la memoria cortissima. Lunga la fila per la teca di San Gennaro, deserta la breccia.

Giornata indimenticabile, dimenticata. Non da tutti. Senza particolari nostalgie risorgimentali, ma con rinnovato bisogno di laicità e con rinnovata e sempre maggior urgenza, noi non dimentichiamo. Buon XX Settembre.

Adele Orioli

Questo articolo è stato pubblicato qui

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