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Brasile: Lula in carcere e l’italo/reazionario Bolsonaro verso la Presidenza

Brasile, incarcerato l'ex presidente Lula (che Noam Chomskj ha definito "il prigioniero politico più importante al mondo sottoposto a una censura di tipo fascista"), ecco s'avanza, nei sondaggi per il voto del 7 ottobre, l'ex militare Bolsonaro, un altro italo-reazionario alla ribalta sudamericana. Un'inquietante conferma della via giudiziaria al neoliberismo intrapresa in America del Sud.

L’esperienza dei governi progressisti in America latina è da conside­rare complessivamente positiva, perché frutto di processi elettorali de­mocratici e di politiche mirate all’inclusione sociale dei ceti popolari e meno abbienti. Una esperienza, a tratti, esaltante tanto da configurarsi come una sorta di “anomalia” felice nel contesto globale mondiale. Negli ultimi anni, però, è sotto attacco a causa di taluni errori compiuti durante il percorso e, soprattutto, per effetto di manovre oscure, torbide (un nuovo piano Condor?) mirate al superamento dell’anomalia ossia al “recupero” dell’America latina, delle sue immense risorse naturali agli interessi delle oligarchie economiche e finanziarie Usa ed europee.

Questa è la novità e insieme il grande problema cui devono dare una risposta le forze democratiche e di sinistra della regione e del mondo. Per realizzare tale “recupero” sono state reclutate, mobilitate forze di­verse, interne e internazionali: dalle grandi banche d’affari alle istituzioni finanziarie, dai grandi gruppi mediatici editoriali a governi ser­vili, da personaggi più o meno oscuri della politica, della letteratura, a settori delle gerarchie e dei movimenti religiosi.

Si procede con una intelligenza tattica degna di miglior causa. Da un lato “golpi” parlamentari per rovesciare i governi eletti democratica­mente e dall’altro lato magistrati, un po’ troppo zelanti, che, di fatto, sembrano voler favorire una sorta di “via giudiziaria al neo-liberismo” mediante processi e arresti di personalità politiche avversarie che mirano a decapitare la leadership dei partiti e dei movimenti progressisti. Qualcosa di torbido che un po’ ricorda quanto accaduto in Italia negli anni ’90. Per altri fini.

Ormai è chiaro che in America latina multinazionali e oligarchie nazionali vanno dritte al sodo: non vogliono il dialogo con le parti sociali, ma lo scontro per riappropriarsi del potere politico e delle risorse strategiche latinoamericane: idrocarburi, acqua, terre e produzioni alimentari, litio, rame, ecc. Anche a costo dimettere a rischio il forzoso equilibrio fra gruppi (domi­nanti) di origine europea e popolazioni indigene povere ed emarginate.

Qui si annida il pericolo di un’altra gravissima frattura , poiché se la “questione” dovesse sfociare in uno scontro etnico sarebbe difficile prevedere una ricomposizione pacifica. È bene sempre ricordare che gli europei vennero nelle Americhe (da conquistatori) circa 5 secoli addietro, mentre gli “indios”, (in realtà sono di origine “china”), sono laggiù da almeno 20 mila anni ossia da 200 secoli! Se i “nativi” dovessero prendere coscienza (come sta avvenendo in va­rie parti dell’America latina: Bolivia, Colombia, Cile, Messico, ecc) della loro storia e della loro forza le cose potrebbero mutare, radical­mente.

In tale contesto, non si capisce bene quale ruolo stiano svolgendo le Chiese cristiane e in particolare quella cattolica che, dal 2013, ha un Papa argentino. Materia delicatissima sulla quale le opinioni sono contrastanti. Forse, è prematuro un giudizio definitivo. Si può solo prendere atto di talune incongruenze fra il forte messaggio papale e la (mancata) azione di cambiamento nei gangli del potere e anche in periferia. Dopo gli annunci, anche clamorosi, non si sono visti atti concreti di dismissione di ruoli “mondani” (banche e società', ecc) e di un certo collateralismo delle gerarchie con i poteri forti economici e politici. In particolare, si registra uno scarto oggettivo fra le clamorose denun­ce “anticapitaliste” di Papa Bergoglio (che hanno rabbonito i movi­menti della teologia della liberazione) e il dramma attuale dell’America latina sottoposta a un attacco brutale del neo-liberismo che sta smantellando le politiche democratiche di solidarietà e d’inclusione sociale. Una strategia oscura, avventuristica che va condannata, apertamente, da tutte le forze democratiche e pacifiste. Comprese le gerarchie religiose…locali e internazionali. Agostino Spataro in: "Occidente/Oriente- LA FRATTURA" https://www.amazon.it/frattura-Occi...

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