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Boris Johnson e COVID-19: Tra follia e incoscienza

Con l’aumento delle tasse in primavera, della disoccupazione e il continuo accumularsi di morti, per quanto ancora Boris Johnson continuerà a negare le colpe di una gestione irresponsabile e “corto-termista” prima che le conseguenze delle scelte di questa amministrazione diventino permanentemente disastrose per il futuro di una intera nazione?

Dopo un anno dalla prima apparizione del misterioso Coronavirus, con ancora più di 10 mila nuovi casi di COVID-19 e oltre 400 morti al giorno, Boris Johnson ha annunciato che attuerà un piano di uscita dal terzo lockdown a partire dalle prossime settimane.

Ma attenzione, non sarà un “apriti sesamo” come dopo il primo lockdown, ha dichiarato il leader dei conservatori. La riapertura sarà lenta e controllata e vedrà il ritorno degli studenti nelle scuole a partire dall’8 Marzo e l’implementazione di un programma di screening di massa per monitorare i possibili focolai. I settori turistico-alberghiero, della ristorazione e quello dell’intrattenimento saranno gli ultimi ad aprire, mentre le persone potranno lentamente ritornare a socializzare all’aperto in gruppi ristretti seguendo la regola delle “bolle familiari”.

Dopo tre lockdown e una cascata di fallimenti, finalmente Johnson sembra aver capito che non bisogna scherzare con questo virus. Eppure, come questo anno ci ha insegnato, non bisogna cantare vittoria troppo presto.

É vero che i casi sono in diminuzione e le vaccinazioni sembrano aver dimezzato le infezioni e le ammissioni ospedaliere. Ad oggi, più di 17 582 121 persone hanno ricevuto la prima dose del vaccino contro il COVID, circa il 26 % della popolazione inglese totale. Eppure il tasso di positività rimane ai livelli di Settembre e il livello di ammissioni supera i valori registrati durante il picco della prima ondata avvenuta in Aprile 2020, creando ancora tanta pressione sull’NHS (il sistema sanitario nazionale inglese)

Ogni mossa in uscita da questo lockdown deve essere ponderata minuziosamente per evitare una catastrofe sanitaria ed economica oltre che sociale e umana. L’unica via di salvezza possibile è quella di continuare a promuovere una campagna vaccinale inclusiva e test di massa accompagnati da un sistema di Trace and Tracking, che permetta di limitare il possibile aumento di nuovi casi, e il mantenimento di restrizioni e misure di distanziamento sociale, da allentare col tempo basandosi sul monitoraggio dei contagi.

Ma se la gestione di questo nuovo piano sarà la stessa che abbiamo visto durante i precedenti lockdown, allora la speranza che abbiamo di uscire da questa pandemia si ridurrà a pura utopia e vedremo sfumare davanti agli occhi la possibilità di ritornare alla normalità ancora una volta.

Dopo aver ritardato troppo a lungo un intervento decisivo e di controllo della nuova minaccia non solo interna ma soprattutto esterna, finalmente si sono imposte delle barriere all’entrata per evitare che le nuove varianti continuassero ad entrare nel paese. Meglio tardi che mai sembra essere stato il motto di questo governo che fin dall’inizio di questa emergenza si è mostrato dormiente nell’agire con decisività.

Se da una parte i conservatori sembrano aver capito che agire troppo tardi significa minare le difese sanitarie finora acquisite e mettere a rischio le vite di 67 milioni di persone, dall’altra il costo di questo ritardo adesso sembra ricadere sulle tasche di coloro che sono usciti ed entrati nel paese col permesso di Whitehall e che ora devono obbligatoriamente passare un periodo di quarantena in hotel alla “modica” cifra di £1750, costi di test e room service esclusi.

Ciò che ancora non è chiaro è come Boris Johnson abbia intenzione di monitorare e ridurre la trasmissione del virus, dato che il sistema di Test, Track and Trace messo in piedi durante questo anno ha completamente fallito nel prevenire una seconda e terza ondata.

Secondo uno studio della Reuters pubblicato a novembre, la causa di questo ennesimo flop constato circa £12 bilioni sarebbe stata la continua negazione da parte del Ministero della Salute Britannico del fallimento di un sistema disconnesso e di una risposta troppo centralizzata preferita ad una mirata e locale consigliata dagli esperti. Nonostante il miglioramento nella capacità di screening, celebrata dal governo come una grande vittoria, la lenta e inefficiente capacità di comunicazione e condivisione dei dati tra il governo centrale, i vari enti privati, a cui era stato affidato il compito di testare i potenziali contagiati e separatamente contattarli e tracciarne i contatti, e le autorità locali ha solo creato l’impressione di una falsa vittoria durante il periodo estivo.

Questa atmosfera di finto ottimismo ha permesso l’allentamento anticipato delle restrizioni anti- COVID, in particolare nel Nord, ostacolando la prevenzione di una nuova ondata rendendola inevitabile.

Per non parlare dell’inefficienza nel contattare e rintracciare coloro che erano entrati in contatto con il virus tramite la famosa app dell’NHS. Promossa come il fiore all’occhiello della strategia di Johnson nella lotta al Coronavirus, questa app è stata fin da subito al centro di polemiche sia per la sua relativa efficacia nel riconoscere e avvertire altri dispositivi di eventuali rischi di infezione sia per la poca praticità e scarsa sicurezza nella gestione di dati degli utenti. La sua uscita più volte ritardata è stata accompagnata da conflitti tra il governo e le due più grandi aziende tecnologiche mondiali, Apple e Google, risultando in un nulla di fatto.

Il tutto contornato da una comunicazione confusa e disorganica, fatta di un continuo alternarsi e sovrapporsi di slogan, politicamente efficaci ma socialmente deleteri. Una ricetta verso un continuo succedersi di insuccessi e un accrescente nichilismo di una nazione sempre più stanca e meno propensa a rispettare le regole, oltre che timorosa verso un futuro incerto.

“Non abbiamo solo bisogno di un piano, ma di una campagna per generare fiducia”, ha affermato il Guardian, ribadendo l’importanza di proteggere anche quelle minoranze che questo anno sono state abbandonate da un sistema sanitario ancora troppo inegualitario.

Questa pandemia ha finora avuto un costo di oltre £271 billion e determinato una recessione economica senza precedenti. La chiusura delle attività commerciali, la riduzione dell’entrata fiscale e l’enorme spesa sostenuta dal governo farà raggiungere il deficit nazionale a livelli mai visti prima dato che il governo continuerà a chiedere prestiti per finanziare politiche che permettano ai business di rimanere a galla.

E chi pagherà il costo di queste scelte, se non coloro che finora lo hanno pagato con la perdita di familiari e amici, ma sopratutto con la propria salute fisica e mentale. Uno studio dell’Istituto per gli Studi Fiscali (IFS) ha rivelato che molti interventi chirurgici sono stati cancellati o rimandati durante la prima ondata. Inoltre, circa un quarto di coloro che necessitavano di una visita medica si sono trovati in difficoltà nel prenotare un appuntamento con un GP (medico generico) o hanno preferito non prenotare affatto per evitare di contrarre il virus o di far collassare l’NHS, rischiando di aggravare la propria condizione a livelli irreversibili.

Secondo una ricerca del Cancer Research UK, ad oggi nel Regno Unito più di 2 milioni di persone affette dal cancro attendono di fare screening, test e trattamenti che permetterebbero loro di salvarsi la vita. Il COVID-19 ha colpito fortemente il settore sanitario, in particolare quello per la ricerca e la prevenzione del cancro. Con un taglio alla ricerca di più di 45 milioni di pound, la pandemia ha rallentato fortemente la diagnosi e il trattamento di casi, con conseguenze disastrose. “Ritardi nella diagnosi e il trattamento possono significare che alcuni cancri diventino inoperabili. I pazienti non dovrebbero aspettare la fine di tutto questo prima di ottenere i trattamenti di cui hanno bisogno” ha dichiarato Professor Charles Swanton, specialista in oncologia e ricerca sul cancro.

Quanto lontano vuole spingersi Boris Johnson prima che la situazione diventi insostenibile?

Con l’aumento delle tasse in primavera, della disoccupazione e il continuo accumularsi di morti, a questo punto si può solo sperare che il governo smetta di fare scelte politiche basate sul “corto- termismo” e che questa nuova mappa ci conduca fuori da questa pandemia al più presto possibile, “lentamente ma inesorabilmente”.

 

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