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Bollorè varca le Alpi e punta l’Italia

Che cosa farà Vincent Bolloré di Vivendi in Italia su Mediaset e in Tim? In questi giorni fra Roma e Milano, nei palazzi della finanza e della politica, è questa la domanda clou che assilla gli addetti ai lavori.

 

E non solo loro. Con la sua Vivendi, il raider francese è infatti al centro di una partita finanziaria strategica per il futuro delle telecomunicazioni e dei media italiani (oggi Mf/Milano Finanza scrive di un interesse di Vivendi per una quota di Gedi, il gruppo di Cir che controlla RepubblicaSecolo XIX e quotidiani locali).

Per non parlare del fatto che può avere un peso anche nel futuro di Mediobanca e, a cascata, delle Generali, visti anche gli ultimi sommovimenti innescati da Leonardo Del Vecchio nell’istituto di Piazzetta Cuccia.

Ecco perché sono in tanti a chiedersi come finirà la querelle su Mediaset e quella su Tim. Chi indicherà o accetterà Bolloré come presidente al posto di Fulvio Conti da tempo criticato dai francesi?

Come Vivendi si muoverà in Tim

“Benché il consiglio di Tim sia imminente (il 3 ottobre) le trattative sono ancora in corso. Bolloré vorrebbe un uomo di sua fiducia per compensare il fatto che l’ad Luigi Gubitosi è espressione di Elliot e gradito anche a Cdp. Tuttavia per ora non è escluso un interim di Gubitosi in attesa che i soci trovino un’intesa accettabile per tutti. Intanto è un dato di fatto che il presidente Fulvio Conti abbia dichiarato di essere pronto ad un passo indietro in nome di un miglioramento dell’equilibrio interno al board e dei rapporti tra gli azionisti”, spiega a Start Magazine Fiorina Capozzi, giornalista e autrice dell’unico saggio in italiano e in inglese sul raider bretone dal titolo “Vincent Bolloré – Il nuovo re dei media europei” (Go Ware, 2015): “Inoltre non si può sottovalutare il fatto che Bolloré è anche il maggior azionista privato di Mediobanca che controlla le Generali, uno dei maggior investitori in titoli pubblici italiani. E proprio in questi giorni gli equilibri di Mediobanca sono mutati con l’ingresso in scena di Leonardo Del Vecchio”, aggiunge Capozzi.

Bollore al lavoro su Tim e Mediaset

Secondo l’autrice, è certo per i francesi la presidenza di Tim rappresenta un tassello fondamentale da cui ripartire anche nei rapporti con il governo italiano: “Per l’esecutivo, la fibra e il 5G sono due priorità, due obiettivi per il rilancio del Paese che non possono essere mancati a causa della litigiosità di due azionisti – chiosa Capozzi -. Tutto da vedere, invece, come questo inciderà su Mediaset, di cui Vivendi è il secondo socio dopo la Fininvest della famiglia Berlusconi. Anche perché ormai il gruppo di Cologno Monzese ha traslocato all’estero con il progetto MediaForEurope e, oltre alle battaglia legali italiane, ci sono anche esposti in Spagna e Olanda”. Le variabili sono molteplici: “Sullo sfondo resta il fatto che la famiglia Berlusconi vorrebbe un alleato sulla Francia. E che il governo italiano non può permettersi che Generali passi in mani straniere. Lo scenario è complesso e Bolloré ha le sue carte da giocare”.

Le manovre sui media in Europa

Già in passato, molti osservatori hanno immaginato una collaborazione più intensa con il gruppo di Martin Bouygues, proprietario della tv commerciale TF1, acerrimo nemico di Bolloré, nonché già socio in affari di Mediaset nella piattaforma Studio 71, la più grande rete di produzione e distribuzione multicanale di video digitali d’Europa e uno dei primi 5 operatori del settore al mondo. “Tuttavia, i vertici di Bouygues hanno lasciato intendere di non credere nel consolidamento europeo ricordando come la stessa esperienza di Berlusconi in Francia con La Cinq non abbia poi funzionato – sottolinea Capozzi – Senza dubbio il consolidamento è la strada da seguire senza tuttavia escludere che si possa essere una prima fase per un’alleanza commerciale. Ad ogni modo, tutto ciò potrà avvenire solo dopo la nascita di MediaForEurope e dopo l’esito delle cause in corso fra Vivendi e Mediaset che sarà certamente una trattativa lunga e tormentata che non esclude nuovi colpi di scena”.

Il ruolo della politica

Di certo, nell’intera avventura italiana, Bollorè può contare sul supporto dello Stato francese che è fortemente interessato alle telecomunicazioni, ai media e alla finanza italiana. Vicino in passato al presidente Nicolas Sarkozy, il finanziere bretone ha saputo riposizionarsi con l’avvento della sinistra al potere. “Con la destra c’è un rapporto di vecchia data che risale alla ristrutturazione della Banque Rivaud, conquistata da Bolloré negli anni ’90 – prosegue Capozzi – Era una vera e propria nebulosa dietro la quale si celano un’oscura storia di riciclaggio e di fondi neri per la destra gaullista confluita nel Rassemblement Pour la République (RPR) successivamente confluita nell’Union pour le Mouvement Populaire (UMP) e cioè il partito del futuro presidente Nicolas Sarkozy”. Una volta arrivato al potere François Hollande, Bolloré, diventato ormai numero uno di Vivendi, si è riposizionato con il “supporto del consigliere di Hollande, Bernard Poignant e sul ministro socialista, Jean-Yves Le Drian” come ricorda Capozzi.

Gli scenari geopolitici

E non poteva essere diversamente visto che per l’Eliseo il gruppo Bolloré è strategico per via della sua forte presenza in Africa. “Il gruppo Bolloré è numero uno nella logistica svolgendo un ruolo fondamentale per il governo francese e quindi per i servizi di sicurezza. Infatti, accanto alla comunicazione che rappresenta il 61% del suo fatturato, al secondo posto per fatturato — precisa la Capozzi — ci sono i trasporti e la logistica che rappresentano il 26% del fatturato con un giro d’affari da oltre 6 miliardi, di cui buona parte realizzato in Africa dove il gruppo gestisce 16 terminali portuali nell’Africa centrale e occidentale (Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun, Gabon, Congo, Togo, Guinea-Conakry…)”. Proprio per la centralità che il continente africano svolge per la Francia, Bolloré è un alleato prezioso per l’Eliseo che punta anche al rafforzamento dell’intelligence economica per via della presenza sempre più ampia e aggressiva della Cina in Africa.

Originariamente pubblicato su “StartMag”, che ringraziamo per la disponibilità al rilancio.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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