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Bielorussia, la protesta degli orsacchiotti di peluche

 

Anton Suryapin, 20 anni, fotografo e giornalista della Bielorussia, rischia di trascorrere sette anni in carcere per aver aiutato un gruppo organizzato ad attraversare illegalmente la frontiera del paese.

La storia è rocambolesca e inizia il 4 luglio. Quel giorno, festa dell’indipendenza della Bielorussia, un piccolo velivolo preso in affitto da un’agenzia pubblicitaria svedese, Studio Total, sorvola il territorio del paese sganciando, mentre si trova sopra la città di Ivyanets, centinaia di orsacchiotti di peluche cui sono statiattaccati cartelli a sostegno della libertà d’espressione.

A ispirare l’idea a Studio Total è la storia di un attivista bielorusso, Pavel Vinogradov, che quest’anno a febbraio, nel centro della capitale Minsk, aveva realizzato alcuni animali di peluche con al collo cartelli contro la brutalità della polizia e per la libertà d’espressione. Vinogradov era stato condannato a 10 giorni di detenzione amministrativa.

L’evento viene ripreso e iniziano a circolare fotografie e video. Il 5 luglio la stessa agenzia Studio Total rilascia un video in cui si vedono due persone mascherate da orsi che lanciano orsacchiotti di peluche dall’aereo.

Negando l’innegabile, il ministero della Difesa afferma che si tratta di falsi, dato che nessun velivolo è entrato nello spazio aereo bielorusso senza autorizzazione. A Ivyanets, la polizia raccoglie in tutta fretta gli orsacchiotti per farli sparire dalla circolazione

Suryapin posta alcuni scatti sul sito dell’Agenzia foto giornalistica Belarusian News Photos. Lo arrestano il 13. Nel primo interrogatorio, si difende sostenendo di non essere in contatto con Studio Total, di aver ricevuto le foto da una fonte anonima e di averle pubblicate solo nell’ambito della sua professione giornalistica. 

A Ivyanets, secondo quanto denuncia l’organizzazione non governativa Carta 97, una ragazzina di 16 anni viene fermata, interrogata e poi rilasciata. Sarebbe lei l’autrice delle foto postate da Suryapin.

Nel frattempo, viene arrestata un’altra persona: Syarhei Basharimau, impiegato di un’agenzia immobiliare di Minsk. È accusato dello stesso reato di Suryapin, per aver affittato un appartamento a due cittadini svedesi, che da terra avrebbero aiutato i colleghi di Studio Total a bordo del velivolo.

Tomas Mazetti, uno dei dirigenti di Studio Total, ha confermato di non essere mai stato in contatto con Suryapin. Quanto a Basharimau, ha unicamente dato ai due svedesi le chiavi di un appartamento preso in affitto. “È come arrestare un barista perché ti ha venduto una birra!”, ha commentato.

Se questa singolare storia di repressione della libertà d’espressione vi ha convinto che la situazione dei diritti umani è decisamente negativa, potete firmarel’appello per la scarcerazione di un altro dissidente, Zmister Dashkevich, attivista del Fronte giovanile che sta scontando una condanna a due anni di carcere per aver preso parte alle manifestazioni di protesta contro la contestata rielezione del presidente Lukashenko, nel dicembre 2010. Il quale sarà costretto a vedere le Olimpiadi di Londra dal televisore presidenziale.

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