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Bersani e l’utopia governativa della sinistra

Senza se e senza ma, dicono di aver vinto le elezioni: Bersani e la vecchia sinistra italiana dopo più di vent’anni di attività politica e parlamentare si propongono come rappresentanti della svolta italiana.

Fatto fuori il Cavaliere, i mali di chi è stato all’opposizione tornano prepotentemente alla ribalta.

La vecchia e cara sinistra logorata e autrice del vuoto ideologico, a modo suo dà vita a una nuova stagione, fondata sulle stesse personalità che da qualche giorno sono risorte dalle camere mortuarie dei palazzi, dopo aver vissuto un lungo periodo di letargo. 

L’utopia di aver vinto le elezioni, e il profondo vuoto d’idee, presuppone la nascita di una nuova primavera di arretramento politico.

Bersani e i suoi compagni di merende, convinti di essere saliti sul carro dei vincitori, non vogliono sentire parlarne di cambiamento generazionale, l’ossessivo bisogno di sedere sulle poltrone istituzionali non lascia spazio a scelte, la vecchia classe dirigente incapace e inoccupata fonda le sue ragioni di vita fuori da ogni logica di bene comune, che prende il sopravvento sui vecchi intrecci partitocratici.

Alla fine non sono riusciti a diventare l’alternativa politica, la solita abominevole ammucchiata di partiti che propongono pur di governare non incanta più nessuno, la foto di Vasto è rimasta un ricordo da incorniciare, il cambiamento in vano auspicato sancirà l’ennesima sconfitta democratica.

Siamo pur sempre in Italia, e magari questa volta il premio come attore comico dell’anno oltre a Berlusconi, possiamo darlo a Bersani, che assieme alla sua compagnia teatrale si prepara a farci rivivere una stagione già trascorsa.

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