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Berlusconi "no ai perdenti", il premier in una “win-win situation”

Un Berlusconi tranquillo, sicuro di sé e già in campagna elettorale. Che parla del vertice del partito di sei ore tenuto a Palazzo Grazioli e cerca di far credere ai giornalisti che il tempo sia trascorso a riassumere il manualetto sui primi due anni del governo, così da poterlo raccontare per sommi capi a reti unificate e spacciandolo come una novità politica. Che di Fini non si sia proprio parlato. Che non ci sia stato da parte sua o dei coordinatori alcun tentativo di “campagna acquisti” tra i finiani. E che sia perfino amareggiato dalla campagna del Giornale e Libero contro il presidente della Camera. Un tema su cui sfoggia il plurale maiestatis: “Siamo sempre dispiaciuti quando ci sono scandali e campagne giornalistiche che portano turbamenti alle relazioni tra le forze politiche”.

Ma una volta superata la forma, la sostanza è questa. Alla riapertura delle Camere il PDL porterà un programma dettagliato che riguarda sei punti: federalismo fiscale (si farà a costo zero e abbatterà il divario Nord-Sud), pressione fiscale (come sempre, calerà – prima o poi), Mezzogiorno (Banca per il Sud, ponte sullo Stretto, fondi FAS etc.), giustizia (altro che processo breve, ci sarà un processo “in tempi ragionevoli” – oltre al lodo Alfano costituzionale, ovviamente. Che ci sarà, anche se mai direttamente nominato), lotta alla criminalità organizzata e contrasto dell’immigrazione clandestina. Se il documento otterrà un’ampia maggioranza allora questo governo finirà la legislatura, realizzando “senza ripensamenti né intralci” le riforme proposte. Se invece ciò non dovesse accadere, si va alle elezioni. E subito, già a dicembre: “ogni tempo in più sarebbe tempo perso”.

L’idea che di mezzo ci sia il passaggio per una crisi di governo, la cui gestione sarebbe di competenza del Quirinale, nemmeno lo sfiora. Perché dovrebbe? Chi mai potrebbe gareggiare con una campagna mediatica incentrata sulla superiorità di una fantomatica “Carta materiale” sul dettato costituzionale? E poi, ricorda in apertura di conferenza stampa il Premier, la “novità assoluta” introdotta dalla legge elettorale vigente (il “porcellum”) – e cioè l’elezione diretta di Premier, coalizione e programma della coalizione – “non può essere assolutamente cancellata“. Perché “la radice fondamentale della democrazia liberale è il rispetto della sovranità del popolo” e “nessuna teoria può giustificare un governo di chi è uscito sconfitto dalle elezioni“. Tradotto: caro Napolitano, se provi a mettere in piedi un governo tecnico ti facciamo la guerra, e nel nome della democrazia.

Ma finché questo non accadrà, Berlusconi può mostrare il suo volto sereno. Del resto, è in una win-win situation: se dovesse ottenere la fiducia governerebbe senza l’impiccio della dissidenza finiana; se non dovesse ottenerla, otterrebbe un facile successo elettorale. Ecco spiegati i sorrisi e tanta voglia di rispondere alle domande. Ora i finiani e l’opposizione che faranno (o meglio: che potranno fare) per fargliela passare?

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