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Benedetto XVI: "Bisogna prestare più attenzione ad internet"

Joseph Ratzinger scrive ai vescovi cattolici per spiegare le ragioni della revoca della scomunica ai lefebvriani.

Bernard Felley, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso del Gallareta sono i quattro vescovi consacrati il 30 giugno 1988 senza mandato pontificio e incorsi pertanto nella scomunica latae sententia, cioè automatica, da parte della Congregazione per i vescovi.

La remissione della scomunica è avvenuta, da parte della stessa Congregazione, il 21 gennaio 2009 scatenando una serie di proteste sia nel mondo cattolico che in quello ebraico in seguito alle dichiarazioni negazioniste di Williamson, il quale aveva sollevato dubbi circa la realtà delle camere a gas che avevano sterminato milioni di ebrei.

Oggi Benedetto XVI ammette lo sbaglio, che non consiste nella remissione della scomunica, ma nel non aver prestato attenzione alle informazioni accessibili tramite internet con le quali avrebbe potuto essere messo a conoscenza delle dichiarazioni del prete negazionista.

Altro sbaglio che il Papa ammette: ’consiste nel fatto che la portata e i limiti del provvedimento del 21 gennaio 2009 non sono stati illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento della sua pubblicazione’

Benedetto XVI spiega nella lettera di oggi di aver voluto tendere la mano al fratello che ha sbagliato ponentosi al di fuori della Chiesa: ’La remissione della scomunica - spiega il Papa - mira allo stesso scopo a cui serve la punizione, invitare i quattro vescovi ancora una volta al ritorno. Questo gesto era possibile dopo che gli interessati avevano espresso il loro riconoscimento del papa e della sua potestà pastorale, anche se con delle riserve in materia di obbedienza alla sua autorità dottrinale e a quella del Concilio Vaticano II’.

L’intento del Papa è proprio quello di far fede al Concilio, cercando di unire tutti coloro che si riconoscono nella fede in Cristo e nel vero Dio, quello della Bibbia.


 
Ma si vuole, con la stessa lettera, rimarcare la fratellanza con il popolo ebraico e le sue sofferenze in piena sintonia con il percorso iniziato al Concilio e seguito da Giovanni Paolo II, il quale aveva definito gli ebrei ’Fratelli Maggiori’.

Insomma le parole del Papa sono senz’altro condivisibili, oggi, in un’ottica di apertura verso chi si riconosce in Cristo e nei suoi insegnamenti, ma non possiamo non ricordare i problemi morali di quelle parole (le parole di Williamson) che sono sembrati a tutti un oltraggio alla decenza ed al rispetto per la dignità umana, annullata nei campi di sterminio.

Non possiamo, oggi, non ricordare le parole del cardinale Barragan sulla vicenda Englaro;
non possiamo non ricordare la presa di posizione della chiesa brasiliana in merito alla violenza subita da una bambina di nove anni, fatta oggetto di violenza e di abusi;
non possiamo non ricordare le condanne per pedofilia dei preti americani;
non possiamo negare la possibilità di alleviare le sofferenze dei tanti pazienti affetti da malattie genetiche che vedono nella ricerca sulle cellule staminali embrionali una speranza.

Perchè non tendere anche a loro una mano fraterna nel rispetto della diversità di pensiero che riconduca il tutto verso il primo insegnamento di Cristo: ’Ama il prossimo tuo come te stesso?

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