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Beatles Submarine

Nella stagione di prosa del teatro Toniolo ha trovato spazio uno spettacolo particolare, una specie di musical, "Beatles Submarine", l’ultima produzione del teatro Archivolto di Genova. Sei giorni di tutto esaurito, grazie alla bravura, versatilità e comicità di Neri Marcorè e della Banda Osiris.

In circa 80 minuti, a ritmo incalzante e senza pause, si ascoltano le canzoni dei Beatles, inserite tra testi presi dalle biografie o inventati di sana pianta dal regista Giorgio Gallione. Narratore principale è Neri Marcorè, che a volte canta e suona la chitarra, sullo sfondo di scenografie bizzarre. Scatenata come al solito, la Banda Osiris si esprime con una ricca gestualità, cambia continuamente d’abito, dimostra di essere composta da quattro valenti musicisti: Giancarlo Macri alla batteria ed al faticoso basso tuba; i fratelli Roberto, piano, basso elettrico e trombone e Gianluigi, voce solista, sax soprano e flauto, Carlone; Sandro Berti, chitarra elettrica, mandolino, trombone e violino.

Come sigla/richiamo per ogni mutamento scenico è stato scelto l’inizio originale di "Magical Mystery Tour". L’intenzione dello show è infatti riflettere attraverso un viaggio nel tempo su cosa abbia rappresentato per la cultura e la musica pop l’irruzione sulla scena dei quattro musicisti di Liverpool.

Esilarante e macabro, il racconto "Cappuccetto Nero", di Stefano Benni, ispiratosi alla celebre fiaba, da parte di un concentrato Neri Marcorè. Le canzoni non vengono rifatte tali e quali, ma piuttosto reinterpretate in maniera diversa, cercando di cogliere particolari che nella versione originale erano passati inosservati. Tra le canzoni meritano di esser citate Lucy in the sky with diamonds, Strawberry fields forever, I am the Warlus, Eleanor Rigby e Yesterday, della quale Marcorè racconta come sia stata realmente composta dalla sera alla mattina durante una tournee da Paul McCartney, il quale inizialmente l’aveva intitolata Scrambled Eggs (“uova strapazzate”). Trattandosi di un lavoro teatrale, gli applausi affettuosi, non sono stati premiati da bis.

Durante i sei giorni di recita, la banda Osiris ha trovato il tempo per presentare il suo ultimo libro, "Le dolenti note", edito da Ponte alle Grazie, prima alla libreria Feltrinelli di Mestre, poi alla Goldoni di Venezia. Pieno di nonsense, introdotto da un’ironica biografia creativa e da una nota degli autori, che è semplicemente il disegno gigante di una nota musicale, il volume, il cui sottotitolo recita “Il mestiere del musicista: se lo conosci lo eviti”, si compone di tre lettere alla Banda, di sette brevi racconti con un finale “pulp”, inseriti nella sezione “la musica ci piace da morire”, di quattro “adagio dolente”, che sviluppano lungo una sequenza di brevi ipotesi un finale negativo che dovrebbe scoraggiare l’aspirante “musicista di successo”, di tre strumenti da evitare – l’arpa, il flauto dolce, il basso tuba- di uno da suonare – il bicchierofono, di un quiz attitudinale, serio nelle domande, spassoso nei profili finali e di un consiglio per “entrare nel mondo della musica senza conoscerla, senza saper suonare, senza essere intonati”In appendice, un elenco di musicisti pop, classici, jazz, descritti con pochi aggettivi e sostantivi, che ne sintetizzano la carriera. Simpatiche, infine, tra un capitolo e l’altro, le illustrazioni in bianco e nero di Niccolò Barbiero, mentre qua e là fanno capolino annunci divertenti come “Gruppo Rock cerca batterista. No perditempo”.  

                                                        

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