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Basta euro?

Se sette premi Nobel dicono che l'Euro è un errore sembra ragionevole creder loro. O no?

Basta euro? So che per non essere intortato dal pifferaio del momento, più o meno furbo, carismatico o urlante, conviene procurarsi e considerare le varie opinioni o versioni, anche se clamorosamente partigiane, ed ho pertanto acquisito e attentamente letto l’intero manifesto della Lega “BASTA €URO: come uscire dall’incubo”. Nelle ben 34 pagine vengono poste 31 domande con relative risposte, la trentunesima essendo: “È vero che almeno 7 premi Nobel hanno apertamente criticato l’Europa dell’Euro? ” “ Si”; “Esistono altrettanti premi Nobel convinti che l’Europa sia perfetta così? “ “NO“.

Per parte mia aggiungo, sperando che i 7 Nobel non mi accusino di lesa maestà, che non esiste neppure un solo cittadino europeo, neanche il più sprovveduto, che asserisca che l’Europa è perfetta così, posto che è solo in lento divenire. La citazione del famosissimo M. Friedman “L’Euro è un progetto dirigista, autoritario, antidemocratico” risale a 16 anni fa (23/3/1998) ed è lapalissiana visto che la governance europea era all’epoca confinata agli eurocrati di Bruxelles ed è tutt’oggi incompleta e sovente intempestiva (v. l’intervento in Grecia inutilmente e dannosamente tardivo).

La citazione di J. Stiglitz che, nell’articolo del 25/2/2013 intitolato “Euro, o cambia oppure è meglio lasciarlo morire”, scrive fra l’altro “L’Europa ha bisogno di un maggior federalismo fiscale” è tanto ovvia e banale che stiamo appunto attuando fiscal compact, unione bancaria, ecc. È viceversa assai insolita la citazione datata 12/12/2013 del premio Nobel 2010 C. Pissarides “È necessario abolire l’Euro per creare quella fiducia che i Paesi membri una volta avevano l’uno nell’altro!"

In effetti dimentichiamo troppo facilemente quanto, decenni fa, i Francesi si fidassero dei Tedeschi, questi ultimi degli italiani del ‘43-‘45, noi Italiani degli Austriaci, ecc. Se nel ‘900 ci siamo ripetutamente scannati a vicenda non era infatti per reciproca sfiducia bensì per amore delle squadre nazionali di football!

Non potendo, diciamo per motivi di spazio, citare tutte le chicche reperite nelle 34 pagine mi limito a riportare in corsivo le tre che mi hanno maggiormente colpito.

1. Per abbandonare l’Euro … la cosa più comoda sarebbe convertirlo in una lira o fiorino o scudo… al cambio 1 a 1 con l’Euro, ma non è detto che ci sarà inflazione. Banca d’Italia, Confindustria, Sindacati, economisti vari sostengono infatti che non ci sarà inflazione bensì una svalutazione selvaggia del 20/30% con conseguente inflazione galoppante dovuta semplicemente al fatto che: buona parte del nostro debito pubblico e delle obbligazioni corporate sono in mani estere e, alla scadenza, non verrebbero rinnovate in lire o scudi se non a tassi d’interesse del 20% (come erano tra il 1973 ed il 1982) o del 15/10% (come dal 1983 al 1989). Le nostre esportazioni (che pesano per il 30% del PIL) si avvantaggerebbero temporaneamente ma il vantaggio sarebbe rapidamente annullato dalle importazioni (28% del PIL) parallelamente più costose (il prezzo dell’energia andrebbe addirittura alle stelle). Comuni e Regioni, pesantemente quando non drammaticamente indebitati in Euro, non riuscirebbero a rinnovare alla scadenza buona parte dei loro debiti poiché i detentori stranieri esigerebbero interessi stratosferici se espressi in lire e lo Stato, già di suo in condizioni comatose, non potrebbe certo soccorrerli. Vero è che noi Italiani, notoriamente rispettosi e amanti delle tasse oltre che della Patria, saremmo lieti di pagare a Comuni e Regioni una cospicua e santa “tassa per l’uscita dall’Euro”.

2. I nostri problemi e difetti si sono moltiplicati con l’Euro. Soli i maligni sostengono invece che il nostro principale difetto (condiviso almeno da francesi, spagnoli e greci) è di vivere al di sopra delle nostre possibilità indebitandoci sempre di più (con l’Euro ciò costa il 3/4% allo Stato ed il 4/8% ad aziende e privati, ma con la lira schizzerebbe al 10/20% !)

3. Lo spread si muove seguendo le parole della BCE. Si vede che sono proprio ignorante poiché pensavo che variasse, così come tutti i tassi d’interesse, in funzione dell’affidabilità, credibilità e posizione finanziaria del debitore (chiunque è pronto a prestare soldi all’ENI al 3%, ma a Mendella non li presterei neppure al 30%!). Tralascio altre chicche del tipo Essendo anticostituzionale abbandonare l’Euro mediante referendum basterà fare un decreto legislativo (è infatti sicuro che tale decreto verrebbe plebiscitariamente votato da almeno il 5/20% dei deputati!) e mi limito a riportare una frase, letta da qualche parte, perfettamente pertinente rispetto al contenuto del citato manifesto leghista (peraltro condiviso da altri pifferai irresponsabili di estrema destra e sinistra nonché dal capo-comico del Movimento 5 Stelle): Sostenitori dell’uscita dall’Euro: perdonateli, o Signore, non sanno quello che dicono! oppure, aggiungo io, lo sanno benissimo ma suonano il piffero contando incastrare un gran numero di cittadini frustrati, forsanche giustamente, ma comunque ignoranti delle più elementari regole di economia e finanza, persino domestica (per esempio che è insensato e rovinoso spendere sempre più di quanto guadagniamo).

In realtà, come dicono appunto anche i Nobel magnificati da Salvini, l’Euro dovrebbe essere finalmente affiancato da una Federazione Europea (o quantomeno da una Confederazione come quella degli Svizzeri che parlano tre diverse lingue più il Ladino) forte, solidale e orientata alla crescita (gli USA, ancor più indebitati di noi, hanno infatti superato la crisi scatenata nel 2008 da maledetti finanzieri criminali stampando moneta con un procedimento pudicamente chiamato quantitative easing).

In concreto, e in barba alle svariate migliaia di deputati nazionali che non osano confessare che non la vogliono poiché dovrebbero andare a sgobbare in ufficio o zappare nei campi, urge varare una federazione europea della dozzina di stati che la vogliono sinceramente, con una sola Banca Centrale che stampa quanta moneta è giusto far circolare, un solo Parlamento impegnato a legiferare sulle scelte cruciali (ricerca e innovazione, politica estera, difesa, ecc.) anziché condannato a deliberare principalmente su parametri di sicurezza (ambiente, elettricità, giocattoli, alimentari, ecc), un solo Ministro degli Esteri in grado di interloquire da pari a pari con quelli delle federazioni cinese, brasiliana, americana, indiana (tra 20 anni Italia, Francia e persino Germania non faranno più parte di nessun G8!), un solo esercito tecnologicamente avanzatissimo anziché 12 piccoli eserciti poco efficaci ma costosissimi.

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