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Basta con il vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione

Art.81:basta con il vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione.

Quando scoppia la crisi economica del 2007-08, rappresentata dall’immagine dei lavoratori della Lehman – Brothers che a seguito del licenziamento lasciano in massa gli uffici nei quali lavoravano da tempo, con gli scatoloni contenenti gli effetti personali, da più parti si pensa che la soluzione alla crisi provocata dagli hedge fund stia nell’irrigidimento delle politiche di austerità e nella sostanziale trasformazione del debito privato delle banche in debito pubblico da scaricare, attraverso tagli al bilancio pubblico per servizi sociali e servizi pubblici di interesse economico, sui membri delle fasce sociali rappresentate dalla working-class, molti dei quali debitori insolventi delle stesse banche che si apprestavano a fallire.

Che sia questo il contesto lo descrive molto bene Colin Crouch nel saggio dal titolo “Il potere dei giganti” e, nello specifico, nel capitolo dal titolo “La privatizzazione del modello keynesiano: dalla disciplina al debito”. 

Alla crisi, per quanto riguarda l’Unione Europea, si risponde con la sottoscrizione di una serie di accordi che hanno come fine quello di rendere sempre più stringenti i vincoli di bilancio per i singoli Stati membri, riducendo i margini di discrezionalità dell’intervento per politiche alternative a quelle di austerità. Che sia così è ben rappresentato dalla relazione alla proposta di legge avanzata dal M5S nel 2017 a firma della Senatrice Bulgarelli e altri <<Modifiche agli articoli 81, 97 e 119 della Costituzione, concernenti l'eliminazione del principio del pareggio di bilancio Onorevoli Senatori. — La crisi esplosa nel 2007-2008 è stata spesso rappresentata come un fenomeno naturale, improvviso quanto imprevedibile. In realtà la crisi che stiamo attraversando non ha nulla di naturale o di accidentale. Per usare le parole di Luciano Gallino ne «Il colpo di Stato di banche e governi» essa «È stata il risultato di una risposta sbagliata, in sé di ordine finanziario ma fondata su una larga piattaforma legislativa, che la politica ha dato al rallentamento dell'economia reale che era in corso per ragioni strutturali da un lungo periodo (...). Al fine di superare la stagnazione, i governi delle due sponde dell'Atlantico hanno favorito in ogni modo lo sviluppo senza limite delle attività finanziarie» e la politica ha attribuito alla finanza, alle banche e alle società finanziarie un potere smisurato, che ha generato l'attuale crisi dei debiti sovrani. In tale contesto e nella convinzione dei Capi di Stato e di Governo di conferire stabilità al sistema economico europeo, ha visto luce il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto anche come Fiscal compact, firmato a Bruxelles il 2 marzo 2012, che prevede, tra l'altro, l'introduzione della regola del pareggio di bilancio oltre a un meccanismo automatico per l'adozione di misure correttive qualora necessarie, nonché il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), firmato a Bruxelles il 2 febbraio 2012.>>

Nessuno, se non l’economista Paolo Leon in una puntata di Ballarò, parlò della sottoscrizione degli accordi sull’Euro Plus e successivamente sul six pack che anticipano l’introduzione del vincolo di bilancio in Costituzione e quindi il Fiscal Compact. Su questo accordo il giudizio più tranchant è stato senza dubbio quello dell’economista Klaus Drager che pubblicò un paper, consultabile in rete, dal titolo già di per sé significativo: “Sado – Monetarism rules ok!? EU economic governance and its consequences”. Il fine di tale accordo è quello di smantellare la contrattazione collettiva, ridurla a sola contrattazione aziendale, ridurre la spesa pubblica per il sociale e per tutti i beni pubblici di interesse economico, applicare politiche di moderazione salariale, privatizzare i servizi sociali, ecc. In sostanza siamo in presenza della famigerata austerità espansiva, i cui effetti sono ben riassunti dall’economista Vittorio Daniele in un articolo apparso sulla rivista online “economiaepolitica” <<La sequenza è la stessa: un combinato disposto di tagli e inasprimenti fiscali – con alcune misure essenziali, mai perseguite con sufficiente determinazione dai governi, come la riduzione della patologica evasione fiscale. Obiettivi: ridurre o azzerare i disavanzi; ricondurre il rapporto debito-Pil in un sentiero di sostenibilità; aumentare la competitività. I risultati sono, ahimè, noti: contrazione del prodotto reale; aumento del debito pubblico sia in rapporto al Pil, sia in valori assoluti; crescita della disoccupazione; diminuzione del tenore di vita e dei livelli medi di consumo.>> E’ solo comprendendo tale logica che è possibile comprendere i tagli operati alla spesa sanitaria, le modifiche al sistema pensionistico, i tagli al servizio di trasporto pubblico locale, alla scuola, all’università, alla ricerca, ecc. In sostanza si taglia la spesa pubblica per creare mercati che altrimenti non avrebbero ragione di esistere. Tutto ciò facendo si che un servizio/diritto sociale non sia più tale, cioè universale, ma legato all’offerta del mercato e al potere di acquisto da parte del consumatore. Tradotto in concreto significa che con le politiche di moderazione salariale e di precarizzazione del lavoro il godimento dei beni sopra elencati diventa appannaggio di una minoranza sempre più ristretta con conseguenze oggi sotto gli occhi di tutti. A parte questi aspetti, ciò che mi preme evidenziare è che finalmente ci sono le condizioni per parlare dell’art.81 della Costituzione e dell’obbligo del pareggio di Bilancio in Costituzione. La proposta di legge del M5S è di fatto stata oscurata dai media e quando se ne è parlato lo si è fatto per stigmatizzarla come irrealizzabile e populista.

Il Coordinamento Democrazia Costituzionale ha avviato la raccolta di firme per tre Leggi di iniziativa popolare una di esse riguarda l’art. 81 della Costituzione. Il testo della Legge di iniziativa popolare recita: “Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare Modifiche agli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, concernenti l’equilibrio di bilancio (il principio del “pareggio di bilancio”), al fine di salvaguardare i diritti fondamentali della persona.” La proposta di legge consta di 5 articoli che riporto di seguito:

Art.1 - l’articolo 81 della Costituzione è sostituito dal seguente: “art. 81 - Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. La legge generale sulla contabilità e sulla finanza pubblica definisce i vincoli di bilancio nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone.”

Art. 2 - All’articolo 97 della Costituzione, il primo comma è abrogato.

Art. 3 All’articolo 117, primo comma, della Costituzione sono aggiunte, in fine, le parole: “assicurando la tutela dei diritti fondamentali delle persone”.

 Art. 4 - L’articolo 119 della Costituzione è sostituito dal seguente:

“art. 119 - Ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni sono attribuiti con legge dello Stato risorse pubbliche adeguate a garantire i diritti fondamentali delle persone. Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato.Possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese di investimento. È esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti dagli stessi contratti.

Art. 5 - L’articolo 5 della legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, è abrogato.

Il prof. Salvatore Settis, uno dei promotori della legge di iniziativa popolare, in un articolo pubblicato su Il Fatto quotidiano del 10 marzo scorso scrive: <<Cari amici del Movimento 5 Stelle, una grande occasione si apre, con la vostra vittoria alle elezioni, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico in Italia e anche in Europa. Ma si apre ora, qui e subito. E si apre in questa democrazia, dove è sperabile che nessuna formazione raggiunga, da sola, il 100 per cento dei voti.(…) >>.Se andiamo alla lettura della proposta di legge presentata dal M5S scopriamo che le ragioni di fondo che hanno spinto il M5S a proporre un tale disegno di legge non si discostano da quelle del Coordinamento Democrazia Costituzionale e che gli articoli sono complementari e si integrano tra di loro. Si tratta a questo punto di rendere partecipi i cittadini dell’importanza che la revisione dell’art. 81 della Costituzione riveste per la ripresa economica, per la eliminazione di sacche sempre più ampie di povertà, per combattere la crescente diseguaglianza che sta espellendo fette sempre più ampie di Società dal godimento di diritti fondamentali utili alla realizzazione della persona. A maggior ragione in un contesto come quello attuale, in cui Germania e Francia prendono atto della necessità di rivedere i Trattati sui quali si fonda questa U.E., tale materia deve diventare il tema principale da porre all’o.d.g. del Parlamento e del futuro Governo.

 

Bibliografia:

  • Colin Crouch Il Potere dei giganti – ed. Laterza
  • Colin CrouchQuanto capitalismo può sopportare la Società ed. Laterza
  • Giancarlo BertoccoLa crisi e le responsabilità degli economisti Francesco Brioschi Editori
  • Luca Ciarrocca I Padroni del mondo ed. chiarelettere
  • Marta Fana Non è lavoro èsfruttamento ed. Laterza
  • A.Barba, M. D’Angelillo, S. Lehnodorff, L.Paggi, A.Somma Rottamare Maastricht ed. DeriveApprodi
  • Dani Rodrik La globalizzazione intelligente ed. Laterza
  • WolgagangStreeck Tempo guadagnato ed. Feltrinelli
  • David Harvey Breve storia del neolibersmo ed. il Saggiatore
  • Luciano Gallino Il colpo di Stato di Banche e Governi.L’attacco alla Democrazia in Europa ed. Einaudi
  • Sergio Cesaratto Sei Lezioni di economia ed Imprimatur
  • Aldo Barba Massimo Pivetti La scomparsa della Sinistra in Europa ed. Imprimatur
  • XVI legislatura Il trattato sul fiscal compact 94 DN 16/aprile/2012 a cura di Daniele Capuano Senato della Repubblica

 

 

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