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Balla con Lupi

“Sono per le dimissioni indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno”. Lo dice nella sua Enews Matteo Renzi. Secondo il sindaco di Firenze la vicenda che riguarda Cancellieri “non è un problema giudiziario” ma “un problema politico”, perché il caso Ligresti “ha minato l’autorevolezza istituzionale e l’idea di imparzialità” (Ansa, 19 novembre 2013)

“Sarebbe più logico fare come in tutti i Paesi civili, dimettersi prima del voto di sfiducia”. Lo ha ribadito Matteo Renzi, sindaco di Firenze e candidato alla segreteria del Pd, sulla vicenda del ministro Cancellieri. “Se fossi in Parlamento chiederei al mio gruppo di votare per le dimissioni”, ha spiegato a Radio Capital, affermando che Cancellieri “non si deve dimettere perché ha ricevuto o no un avviso di garanzia”, ma perché “ha perduto l’autorevolezza necessaria a esercitare la funzione di ministro” (Ansa, 19 novembre 2013)

“La mia posizione è chiara: fossi nella Cancellieri mi sarei dimesso. Se il premier decide di metterci la faccia lui lo dica al gruppo Pd, per me sarebbe un errore”. Lo ha detto Matteo Renzi nella sua diretta su twitter. “Non possiamo pensare che questa sia una vicenda nella quale il Pd rimane alla finestra immolato sull’altare del politically correct“, dice Renzi . “Se poi – ha aggiunto – il Presidente del Consiglio ritiene di metterci la faccia sia lui a dirlo, noi tutto siamo meno che contro di lui ma fossi in lui non lo farei”. (Ansa, 19 novembre 2013)

Sia chiaro: nessuna forca preventiva per Maurizio Lupi. L’uomo può effettivamente non essersi accorto di quanto accadeva intorno a sé ed ai suoi cari allo stesso modo in cui, quando ha assegnato alle concessionarie autostradali un rialzo dei pedaggi più che doppio rispetto all’inflazione programmata 2015, non aveva contezza di quanto fosse quest’ultima. Quindi, al netto di risvolti giudiziari, forse è opportuno avere in ministeri così delicati persone un po’ più consapevoli, diciamo. Quello che conta è che il premier ha un’eccellente opportunità per applicare analogicamente la rigorosa dottrina da lui elaborata ai tempi del caso Cancellieri.

Ma forse erano altri tempi, e comunque oggi siamo nell’era del digitale, l’analogico ha fatto il suo tempo. Un po’ come la storia del gettone e dell’iPhone. E comunque queste sono miserie, rispetto ai traguardi sinora toccati da questo esecutivo:

 

Foto: Maurizio Lupi/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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