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BCE e revisione della capital key | E l’Italia perse la chiave

Come ormai sanno anche le pietre, dal prossimo primo gennaio la Banca centrale europea non acquisterà più titoli di stato dei paesi dell’Eurozona, limitandosi (sino a nuovo avviso) a reinvestire cedole e titoli scaduti. E fin qui, direi che ci siamo. Il problema, per l’Italia, deriva dal rischio di una ridefinizione dei criteri in base a cui gli acquisti vengono ripartiti tra i paesi dell’Eurozona. Qui per noi potrebbero sorgere problemi aggiuntivi.

La ripartizione degli acquisti avviene secondo la cosiddetta capital key, cioè in proporzione a popolazione e dimensione dell’economia del singolo paese. Questo criterio è stato scelto anche per non alimentare azzardo morale, che si sarebbe invece verificato in caso di acquisti calibrati sullo stock di debito esistente, favorendo grandi debitori come l’Italia. Come scrive il Financial Times, in occasione del meeting del 13 dicembre, per la prima volta dopo un lustro, la Bce aggiornerà il calcolo della capital key, usata anche per determinare la partecipazione di ogni paese al capitale ed agli utili dell’istituto guidato da Mario Draghi.

Poiché negli ultimi cinque anni si sono verificati mutamenti rilevanti, in termini di crescita economica ma anche di popolazione, il rischio è che l’Italia venga pesantemente penalizzata dalla revisione della capital key. In aggiunta a ciò, il nostro paese presenta un profilo di scadenza media dei titoli in portafoglio alla Bce che è più esteso di quello di altri, e questo determinerà, già dall’anno prossimo, un minor volume di titoli da riacquistare. Ovviamente, la Bce potrebbe sempre applicare una “torsione” alla capital key, cioè allontanarsene pro tempore. Se solo l’Italia fosse più collaborativa, ovviamente.

Ci attende quindi un doppio grado di penalizzazione, nel momento patriottico del “me ne frego” detto alle istituzioni europee e che contribuirà ad una situazione vieppiù difficile, per usare un eufemismo. Intendiamoci: se il governo pro tempore del paese non avesse assunto una posizione di sfida suicida alla realtà, forse non ci sarebbero problemi rilevanti, perché sarebbe più semplice reperire acquirenti per i Btp. Ma quando si è deciso di tentare il Piano C, come Contagio, cioè di ricattare Ue e Bce per farsi comprare più titoli di stato, l’esito può essere tragico. Ma noi ci faremo rassicurare dalle elucubrazioni del professor Paolo Savona, che si è portato talmente avanti nel disegnare la riforma della Bce, che voltandosi non vede più nessuno.

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