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Autostrade: lo stato compra una sua struttura privatizzata

Questo sostiene l'ex ministro dell'economia Carlo Calenda e con qualche ragione. Egli dice una cosa che nessuno dice: con questa operazione lo Stato ha comprato, per altro con soldi dei risparmiatori postali italiani, una società che era già sua.

Altro che “storico primato” del Governo.

Dov'è, in che cosa consiste questo strombazzato primato?

Chi ha buona memoria ricorderà che nella tanto biasimata "Prima Repubblica" quasi la metà della realtà economica italiana era diretta proprietà dello Stato o da esso partecipata. Comprese le strade e le autostrade!

Nella lista c’erano anche l’industria siderurgica, mineraria, la telefonia, le Poste, l’energia, i trasporti, settori dell’alimentare, parti dell’automobilistica, le principali banche, ecc. ecc., .

Lo Stato e la rete diffusa della cooperative sociali di produzione costituivano l'ossatura strategica della economia italiana e assicuravano milioni di posti di lavoro degnamente retribuiti.

Fra nazionalizzazioni e partecipazioni (volute e sostenute dai tre principali partiti Dc. Pci e Psi), grazie a questa originale realtà economica mista (pubblica e privata), l’Italia divenne la QUINTA potenza economica mondiale.

Oggi è degradata sotto il 40° posto!

Questo “miracolo” fu possibile grazie a una scelta politica e sindacale unitaria che favorì una politica unitaria e creò gli enti di gestione coordinati da un Ministero delle Partecipazioni Statali. Certo, quella gestione non fu tutta rose e fiori. Vi furono errori e talune devianze. Tuttavia, nel complesso, il sistema funzionò e con risultati evidenti in certi comparti.

Per altro, aggiungo che anche il Parlamento svolgeva una funzione di controllo e d’indirizzo, tramite la commissione per le Partecipazioni Statali (PP.SS.) della Camera dei Deputati della quale mi onoro di aver fatto parte.

Purtroppo, nella “seconda” e “terza” Repubblica questa lungimirante politica fu completamente abbandonata. Il ministero PP.SS fu abolito poiché prevalse la linea, dettata anche da grandi interessi stranieri, della privatizzazione selvaggia ossia della svendita dei beni strategici di proprietà del popolo italiano.

In altri Paesi europei (Francia, Germania ecc) la privatizzazione non fu generalizzata come in Italia.

Questa scelta, che ha segnato la vita politica dell’ultimo trentennio, può considerarsi il vero banco di prova di quasi tutte le forze politiche, alternatesi al governo del Paese con il beneplacito delle grandi oligarchie finanziarie internazionali e globaliste. 

Agostino Spataro

(già deputato Pci, membro della commissione Bilancio e Partecipazioni Statali della Camera dei Deputati).

 

Foto: Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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