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Auto blu: il Governo taglia gli sprechi. Ma in che modo colpirà la "casta"?

Il governo ha pubblicato un decreto che intende tagliare drasticamente il numero di auto di servizio. Ma cosa sono davvero? Chi le utilizza? E quanto costano?

La notizia ha fatto rapidamente il giro di tutti i quotidiani ed è stata, comprensibilmente, salutata come un buon provvedimento del Governo Monti. La Presidenza del consiglio dei Ministri ha infatti diramato una nota riguardo le tanto odiate auto di servizio, semplicisticamente ribattezzate "auto blu": "Il Presidente del Consiglio Mario Monti - si legge - ha inviato oggi al TAR un DPCM sull'utilizzo delle autovetture di servizio e di rappresentanza da parte delle pubbliche amministrazioni. Il Governo ritiene che le modifiche introdotte permetteranno di conseguire risparmi significativi nella spesa pubblica per le autovetture di servizio e di rappresentanza".

Il decreto, proposto da Filippo Patroni Griffi, (Ministro senza portafoglio per la pubblica amministrazione e la semplificazione) colpirà proprio tutti: organi costituzionali, regionali ed enti locali. A quanto pare nessuno si salverà dalla mannaia del Governo e la "lotta agli sprechi" della pubblica amministrazione segnerà un deciso cambio di passo. 

E' bene, tuttavia, non esultare ancora troppo. Non tutti, infatti, sanno che l'universo delle "auto blu" è veramente complicato. Formez, agenzia pubblica che opera per l'ammodernamento delle pubbliche amministrazioni, ha nell'estate del 2010 effettuato un monitoraggio per conto del Ministero della Pubblica Amministrazione. Dalla ricerca emerge che le cosidette auto blu (ma è una definizione generica e vedremo poco avanti il motivo) sono in Italia 72 mila. Un numero altissimo, che farebbe balzare tutti sulla sedia. Ma aspettate. In realtà si dividono in tre categorie. 

Le prime sono le "auto blu-blu" (proprio così, è questa la giusta definizione): esse sono 2mila e vengono utilizzate dalle alte cariche dello Stato e degli Enti Locali. 

Poi ci sono le "auto blu": sono 10 mila in tutto e vengono utilizzate dai cosidetti "dirigenti apicali", ovvero uomini e donne che stanno ai massimi quadri di società e amministrazioni pubbliche. 

Per finire ci sono le "auto grigie": sono la stragrande maggioranza, 60 mila, e vengono utilizzate per i servizi operativi di tutti gli enti pubblici. Sono senza autista, a disposizione degli uffici per attività strettamente operative: visite ispettive, controlli, manutenzioni, sopralluoghi, ecc ecc.

"In base alla rilevazione in corso - si legge sul dossier di Formez - si stima che la spesa media annuale è di 142.000 euro per ogni auto blu-blu, 92.000 euro per ogni auto blu e 18.000 euro per ogni auto grigia". 

Ma andiamo ancora più a fondo: gli addetti alle "auto di servizio" sono circa 35mila. Di questi, 14mila sono autisti (quindi più di uno per auto, escluse le "grigie"). Il capitolo spese vede il costo di 1,2miliardi di euro per il personale e di 650milioni di euro per la gestione del generoso parco auto. 

Alla luce di questi dati sarebbe forse il caso di non esultare troppo. Il decreto della Presidenza del Consiglio, infatti, si abbatterà certamente su tutti i livelli di "potere". Dal sindaco del piccolo comune, che mette a disposizione l'auto al giovane del Servizio Civile, all'ispettore in servizio che, certamente, non può lavorare con l'auto di sua proprietà. Ben vengano i tagli agli spechi della pubblica amministrazione, ma siamo sicuri che così fatti vadano nella giusta direzione? Perché, anziché un taglio generalizzato, il Governo non ha agito esclusivamente laddove ci sono i veri sprechi (vedi i 142mila euro di ogni auto blu-blu)? E perché le alte cariche dello Stato, anziché muoversi con ammiraglie straniere, non utilizzano le modeste ma performanti vetture italiane?

A proposito: Filippo Patroni Griffi, promotore del decreto e Ministro per la Pubblica Amministrazione, è lo stesso che nel 2008 ha acquistato un immobile Inps di 109 metri quadri in via Colle Oppio (pieno centro romano) per la miseria di 177mila euro. 

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