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Austria e Svezia sotto accusa in Sudan

Austria e Svezia sotto accusa in Sudan

L’European Coalition for Oil in Sudan (ECOS) ha denunciato Austria e Svezia, chiedendo che i due governi risarciscano i danni provocati dalle compagnie petrolifere nel paese.

Quando nel 1997 la Lundin (svedese) e la OMV (austriaca) presero possesso dei blocchi di competenza in joint venture con una compagnia malesiana, pretesero e fecero pressione sul governo centrale perché le zone di competenza fossero sgombrate da ogni problema. Non tutti i blocchi erano sotto il controllo del governo centrale, che risolse la questione mettendo in fuga gli autoctoni, prima con i bombardamente aerei e poi con l’esercito.

Si era allora ancora nel pieno tra Nord e Sud del paese e all’alba delle prime trivellazioni, che avrebbero fatto del Sudan uno dei maggiori produttori africani. Il ruolo delle compagnie petrolifere nell’alimentare la guerra ventennale tra Nord e Sud è stato tanto rilevante, che nei colloqui di pace è stato previsto espressamente che dovranno risarcire i danni provocati. Diversamente dalla narrativa più diffusa, queste compagnie petrolifere non sono esattamente cinesi, visto che i cinesi sono entrati nel risiko sudanese in joint venture con la BP, proprio quella del disastro in corso nel Golfo del Messico. Robusto anche l’impegno della francese Total, che ha coltivato a lungo il sogno di far uscire il suo petrolio attaverso l’oleodotto della EXXON in Ciad.

I risarcimenti sono quindi previsti dal Comprehensive Peace Agreement in Sudan, firmato dai due governi, che nel quadro degli accordi di pace prevede che i paesi coinvolti facciano la loro parte per rimediare ai disastri della guerra. Solo nella provincia interessata da questa richiesta l’azione governativa ha fatto più di 12.000 e decine di migliaia di profughi, L’ECOS chiede per i residenti la somma, tutto sommato modesta, di trecento milioni di dollari.

Le compagnie e i governi coinvolti per ora fanno orecchie da mercante. Intanto l’ICC di Luis Moreno Ocampo continua a chiedere l’arresto del presidente sudanese al Bashir, rieletto recentemente. L’ICC che è travolto dalle critiche, poiché dalla sua istituzione ha aperto procedimenti solo contro "criminali" africani e ignorato il resto del mondo, dove pure i crimini di sua competenza abbondano. Non è solo che i paesi più importanti, a partire dagli Stati Uniti, abbiano boicottato la Corte Criminale Internazionale evitando di firmare la relativa convenzione svuotandolo di senso, anche la scelta di Moreno Ocampo ha avuto il suo peso nello zavorrare ancora di più un’istituzione che per ora è nata monca e che nei 12 anni dalla sua costituzione non è ancora riuscita ad emettere una sola condanna.

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