• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Aumentano le persone che cercano lavoro in Cina

Aumentano le persone che cercano lavoro in Cina

Mentre l'Europa del Sud vive l'attacco di un certo capitalismo, tra speculazioni, svendite di beni e riduzioni di diritti sociali, la Cina continua, nonostante le gravissime violazioni dei diritti umani, ad attirare capitali italiani.

Italychina-jobs.org è il servizio che la Fondazione Italia Cina offre per agevolare l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro ed aprire prospettive di collaborazione con riferimento al mercato cinese. Risultano pervenuti oltre 3.100 curriculum e più di 541 aziende italiane registrate.
 
Gli italiani in Cina registrati all’AIRE sono in totale 3.308, numeri da prendere con le pinze perchè non tutti si registrano all'anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero, quindi i numeri saranno certamente superiori.
 
Ansaldo Sistemi Industriali, Ariston Thermo Group, Assicurazioni Generali, Avio Group, Danieli Group, Esaote, Fiat, Gruppo Finmeccanica, Piaggio, Prysmian Group, Tenova Group sono alcune delle grandi aziende italiane che operano in Cina e il 17 giugno l'Ambasciatore italiano in Cina Alberto Bradanini e il Sindaco di Shanghai Yang Xiong, nel loro primo incontro, hanno stimato che l'interscambio tra Italia e la sola Shanghai ammonta a un totale di 7,5 miliardi di euro (mentre il totale di interscambio tra l'Italia e la Cina sfiora i 42 miliardi). 

L’Italia, inoltre, è il primo paese Schengen per rilascio visti in Cina con 285 mila visti rilasciati nel 2012. Secondo i dati del Ministero del Commercio Cinese, nel 2010 gli investimenti diretti stranieri in Cina hanno raggiunto il record di 105,7 miliardi di dollari, con una crescita del 17,4% sul 2009, anno in cui erano invece calati del 2,3% a causa della crisi finanziaria globale. La cifra include fondi investiti in fabbriche, immobili e altre attività, ad esclusione di azioni e vari strumenti finanziari. Livelli record hanno toccato anche gli investimenti cinesi (non finanziari) all'estero: l'aumento è stato del 36,3% fino a 59 miliardi di dollari. Gli investimenti effettuati sotto forma di fusioni e acquisizioni rappresentano il 40,3% del totale per un valore complessivo di 23,8 miliardi di dollari.
 
Nel recente rapporto della Fondazione Italia Cina, del 2013, è emerso che i settori chiavi dell'economia cinese sono il settore alimentare e chimico, quello sanitario; per i macchinari e l'automotive.
Il sito del Ministero degli Affari Esteri italiano, presenta una Cina diversa da come invece verrà denunciata dal recente rapporto di Amnesty.
 
Si legge nel rapporto informaesteri che
Permangono acute le tensioni sociali, dovute a cause molteplici. Da un lato vi sono quelle originate da problemi sociali e ambientali e dagli squilibri interni nella distribuzione della ricchezza, tra cui l’aumento del costo della vita, la crescente disoccupazione tra i laureati, le cattive condizioni di lavoro, l'inquinamento ambientale, i ritardi di pagamento dei salari e dei benefici, l’esproprio illegale di case e terreni, la corruzione e l’abuso di potere da parte dei funzionari pubblici. Dall’altro vi sono le rivendicazioni etnico-religiose, soprattutto nelle aree occidentali del Paese (Tibet e Xinjiang).
Il rapporto si sofferma sulla questione economica, rilevando che i rapporti economici tra Italia e Cina sono stati contrassegnati nell’ultimo quinquennio dai seguenti fenomeni:
sostenuto aumento dell’export italiano (sebbene inferiore alla crescita dell’interscambio); buona crescita degli investimenti produttivi italiani con ampia diversificazione merceologica a fronte di una ancora spiccata concentrazione geografica nelle province costiere; presenza commerciale sia dei grandi gruppi che di PMI.
Ma l'Italia è anche tra i principali fornitori della Cina per quanto attiene al settore dei beni strumentali, in cui permangono interessanti possibilità di sviluppo per i segmenti a piu’ elevato tasso tecnologico, in concomitanza con il rapido riorientamento del comparto manifatturiero cinese verso produzioni a più alto valore aggiunto.

Anche all’interno delle industrie tradizionali si assiste alla progressiva ascesa del prodotto cinese verso i segmenti più elevati e, allo stesso tempo, ad una maggiore attenzione verso i profili della qualità, della sicurezza e dell’impatto ambientale. Tutti aspetti su cui l’industria italiana può vantare posizioni competitive a livello mondiale. Così come è in aumento il turismo dei cinesi verso l'Italia, gli ultimi dati forniti rilevano che sono 271.800 (+23.50 e 0.47%). 

Amnesty, invece, sulla Cina presenta un quadro più allarmante:
Sono proseguite le condanne a morte al termine di processi che non hanno rispettato gli standard di equità processuale. Sono state messe a morte piu persone in Cina che in tutto il resto del mondo messo insieme. Le statistiche sulle pene capitali e sulle esecuzioni hanno continuato a essere secretate. Secondo la legislazione cinese vigente non esistono procedure per i prigionieri del braccio della morte per chiedere la grazia o la commutazione della loro sentenza.
A maggio, le autorità hanno annullato la condanna a morte a carico dell’imprenditrice Wu Ying per “raccolta fraudolenta di fondi”, aprendo il dibattito sull’abolizione della pena capitale per reati finanziari.
 
Secondo il rapporto di Amnesty International
le autorità hanno mantenuto sotto stretto controllo attivisti politici, difensori dei diritti umani e attivisti online, sottoponendo molti di loro a vessazioni, intimidazioni, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate. Almeno 130 persone sono state detenute o sottoposte ad altro tipo di restrizioni per impedire critiche e proteste in vista del periodo di transizione della leadership, avviato a novembre durante il 18° congresso del Partito comunista cinese.

L’accesso alla giustizia e rimasto per molti aleatorio, pertanto milioni di persone hanno presentato molti reclami al governo e cercato di ottenere risarcimenti al di fuori delle vie legali ufficiali. Musulmani, buddisti e cristiani, che praticavano la loro religione al di fuori dei canali ufficiali riconosciuti, e seguaci del Falun Gong hanno subito torture e vessazioni, sono stati arbitrariamente detenuti e incarcerati e sono incorsi in altre gravi restrizioni al loro diritto alla libertà di religione.

Le amministrazioni locali hanno continuato a ricorrere alla vendita di terreni per finanziare progetti d’investimento che in tutto il paese, hanno portato allo sgombero forzato di migliaia di persone dalle loro abitazioni o dai loro terreni. Le autorità hanno riferito che avrebbero reso più severe le procedure giudiziarie nei casi capitali; nonostante ciò, migliaia di persone sono state messe a morte. 
Insomma dalla lettura dei dati emerge una questione centrale: l'economia. La Cina è un mercato che fa gola al capitale occidentale ed italiano, le questione sociali, i diritti umani e tutte le violenze che accadono possono essere poste in secondo se non terzo piano. I numeri parlano, parlano più di ogni apparente buona intenzione.

Il danaro comanda e la Cina e il suo modello è in espansione con la complicità piena del capitalismo italiano e delle istituzioni italiane a prescindere da quello che accade alle persone, ai cittadini cinesi che vivono, in base a quello che viene denunciato in modo pesante, ma a quanto pare inascoltato, da Amnesty International.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares