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Attenzione alla manina della manovrina sul Lodo Mondadori

Definirla manovrina quest’ultima manovra finanziaria ideata e firmata dal Ministro Tremonti e controfirmata dal Presidente Napolitano, oltre che per esigenze di rima con la manina anonima che ha infilato di sottecchi la norma salva Fininvest, non mi pare che sia tanto inappropriata. Il diminutivo credo che ben si addica a una manovra finanziaria che non va affatto nel senso dello sviluppo economico e della giustizia sociale ma in quello della solita salvaguardia dei privilegi dei pochi: quindi una manovrina - o manovraccia, anche il dispregiativo potrebbe andare bene - per le masse e una manovrona per i pochi.

A parte gli scherzi e i giochetti grammaticali più o meno ironici, le ultime notizie in seno al nostro Parlamento non sono delle più rosee. Da una parte la bocciatura della proposta dell’Idv di abolire le province (con quello che ci costano e pure indebitate per circa 12 miliardi di euro), con i 225 voti contrari del Pdl e della Lega, la quale tanto parla di diminuire i costi della politica ma poi…, ma soprattutto con 240 astenuti, praticamente tutto il Pd, che in campagna elettorale aveva tanto pure parlato di abolizione delle province ma poi…, e solo 83 voti favorevoli, quelli dell’Idv e il Terzo Polo. Dall’altra il tentativo fraudolento di ficcare “alla muta surda”, cioè alla chetichella, una norma slitta-risarcimenti che il premier Berlusconi ha definito giusta (però l’ha ritirata) per salvaguardare le aziende costrette dalle sentenze di primo grado a risarcire chi aveva subito da loro un danno. Già esisteva per il giudice la possibilità di sospendere in casi particolari un risarcimento fino alla sentenza di Appello o di Cassazione; se fosse passata questa norma diventava un obbligo di legge attendere la sentenza d’Appello per risarcimenti superiori a 10 milioni di euro e quella definitiva per quelli superiori ai 20 milioni.

Il premier però nella sua norma giusta (la giustizia in Italia è un concetto alquanto relativo a quanto pare) ha tenuto conto solo di chi deve risarcire (per egli è sempre nel giusto chi deve pagare) e non del risarcito (che a priori per lui ha sempre torto), il quale per un danno subito potrebbe fallire senza che nessuno se ne preoccupi. Guarda caso, poi, il premier s’è preoccupato del risarcente qualche giorno prima della sentenza di Appello che riguarda proprio il Lodo Mondadori e cioè la Fininvest, dato che la Mondadori fa parte del gruppo Berlusconi. Si tratta della ventesima legge ad personam o ad aziendam? Se a priori il risarcente deve avere ragione!...

Serve ricostruire in breve la vicenda Mondadori, che risale al lontano 1988 quando la Cir dell’Ingegnere De Benedetti e il Cavaliere Berlusconi devono spartirsi la società che controllava la Arnoldo Mondadori Editore. Ne nasce così un lungo contenzioso che dura a tutt’oggi, chiamato Guerra di Segrate. Nel 1991 la sentenza del giudice Vittorio Metta favoriva il Cavaliere in tale spartizione annullando il primo Lodo Mondadori che convalidava il contratto stipulato tra l’Ing. De Benedetti e la famiglia Formenton la quale gli vendeva le sue azioni e lo trasformava in socio maggioritario. Nel 2007, in seguito alle dichiarazioni di Stefania Ariosto del 1995, la Cassazione confermava la condanna a 13 anni per il giudice Metta per avere preso soldi da uomini della Fininvest per aggiustare la sentenza in favore di Berlusconi. Nell’ottobre del 2009 il giudice Raimondo Mesiano (quello molestato dalle telecamere di Canale 5) stabilisce nella prima sentenza un risarcimento di 750 milioni di euro alla Cir dell’Ing. De Benedetti per i danni subiti in questa vicenda. A giorni ci sarà la sentenza di Appello. La manina misteriosa aveva pensato bene di aggirarla con il nuovo comma infilato di soppiatto nella manovra. E dovevano essere proprio convinti che il comma sarebbe stato approvato con la manovra, se i manager della Fininvest nel presentare il bilancio della holding non avevano accantonato la somma necessaria per coprire l’eventuale risarcimento alla Cir.

L’On. Di Pietro dichiara: "C'è una responsabilità politica e istituzionale da parte del presidente del Consiglio e da parte di quei ministri che hanno approvato un documento totalmente diverso da quello trasmesso al Capo dello Stato. Credo vi sia un problema non solo di rilevanza penale, ma anche di rilevanza istituzionale… E' gravissimo che al governo vi siano delle persone che arrivano fino al punto di cambiare materialmente un documento indirizzato al presidente della Repubblica. E' un attentato alla democrazia e allo Stato di diritto".

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.81) 10 luglio 2011 17:09

    Confermato che il PD predica bene e razzola male .


    Venendo alla questione del Lodo Mondadori ,preso atto della sentenza di appello(immediatamente esecutiva) e della preannunciata volontà di Silvio di non pagare ,tanto che i suoi avvocati -parlamentari stanno per sfornare una serie di lodi ad hoc, c’è una cosa che non mi torna e spero che tu o qualcun’altro me la possa chiarire , facendo questo esempio : io requisisco un bar a qualcuno , lo uso per vent’anni facendoci sopra buoni affari , il tizio che nel frattempo mi fa causa per sottrazione del bene , dopo vent’anni ottiene giustizia e il giudice mi condanna ad un giusto risarcimento che rifonde il derubato dei mancati introiti .
    Ma il bar , che fine fa ? Rimane a me o va restituito ? L’oblazione , anche pagando il valore storico del bene , estingue il reato e quindi comporta la non restituzione del bene illegalmente sottratto ? 
    Insomma la Mondadori ,se Berlusconi paga , rimane a lui o viene restituita al legittimo proprietario De Benedetti ?.

  • Di (---.---.---.223) 12 luglio 2011 17:33

    Caro Paolo, capisco perfettamente quello che vuoi dire, e anch’io, come te penso, che siamo animati da un sano senso di giustizia (qui non c’entra essere antiberlusconiani), vorrei che "il bar" ritornasse al legittimo proprietario. Probabilmente però l’Ing. De Benedetti neanche ci avrà provato a chiederlo indietro (la Mondadori ovviamente, fuor di metafora), e sta sperando in un equo risarcimento, già ridotto a 560 milioni di euro, quando lui chiedeva 1 miliardo di euro, forse troppo. Il fatto è che sono passati i decenni e ancora la Cir non è certa di avere giustizia. Infatti, se passa la richiesta dei legali-onorevoli del premier di ritardare il pagamento fino alla Cassazione per evitare il fallimento della Mondadori, e probabilmente riusciranno a dimostrarlo, l’Ing. ha ancora di che aspettare! La futura sentenza poi probabilmente ridurrà ancora la cifra, sempre che si celebrerà il processo, se nel frattempo non passa qualche norma ad hoc, qualcosa di simile a quella già tentata subdolamente con "la manina nella manovrina". E allora l’Ing. non solo non avrà indietro "il bar", ma nemmeno in congruo risarcimento! Siamo in Italia mica altrove, e qui tutto può succedere! Anche altrove però credo, semplicemente la giustizia non esiste più a certi livelli: essa è manipolabile dal potente. A tal proposito le trascrivo una massima del legislatore e poeta ateniese Solone vissuto, pensi un po’, tra il 600 a. C. e il 500 a. C.: 

    "La giustizia è come la tela del ragno: trattiene gli insetti piccoli ma quelli grandi la bucano".  

     

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