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Attacchi a Istanbul: cosa sappiamo degli attentati del 28 giugno (per ora)

Per ora è tutto ancora confuso, ma il Governo parla di almeno 36 morti nell'attacco che nella notte di ieri, martedì 28 giugno, ha colpito l'aereoporto Atatürk di Istanbul. Ci sarebbero diversi feriti (inzialmente si è parlato di 147, ma poi il Governo non ha confermato) e alcuni in condizioni gravi. 

Le notizie che arrivano sono un isieme di note ufficiali e di racconti di testimoni: pare che gli assalitori fossero in tre e che siano arrivati all'aeroporto in taxi, ha dichiarato il primo Ministro turco, Binali Yildirim. Non è stata fornita alcuna indicazione sull'identità, né sulla nazionalità. 

Il tutto sarebbe avvenuto verso le 21 (22 a Istanbul). Tre uomini avrebbero iniziato a sparare sui viaggiatori presenti per poi farsi esplodere davanti a uno dei terminali dell'aeroporto. Si parla anche di un quarto assalitore che sarebbe scappato, ma per ora non ci sono prove o dichiarazioni ufficiali da parte del Governo. 

I testimoni parlano di persone che hanno inziato a sparare sulla folla: un settantenne sudafricano a Reuteurs ha detto che uno degli assalitori era vestito di nero, a volto scoperto. Sempre secondo le agenzie e le testimonianze raccolte le esplosioni sarebbero state tre.

I voli sono ricominciati alle 2 di notte. L'aereoporto Atatürk è uno dei più frequentati in Europa, l'undicesimo a livello mondiale. 

Il Governo ha voluto dichiarare, forse un po' frettolosamente, che l'attentato dovrebbe essere attributo all'Isis, anche se non ci sono state rivendicazioni. 

La Turchia ha subito diversi attacchi negli ultimi mesi, che hanno causato circa 200 morti e diverse centinaia di feriti. Quello di ieri è il terzo attentato che colpisce Istanbul quest'anno. E non si tratta solo di terrorismo islamista anche se l'Isis è molto presente nel paese, che usa come via di transito verso la Siria e l'Iraq. A questo perà si aggiunge un conflitto antico che risale agli anni Ottanta: quello con la minoranza curda e in particolare con il PKK. Negli utlimi mesi il governo di Ankara ha messo in atto un apparato repressivo di vaste dimensioni. 

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