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Atlante 2. Fuggite con la Cassa. Per difendervi

All’indomani del patriottico annuncio del presidente di Adepp ed Enpam, Alberto Oliveti, che ha accolto la richiesta del governo per un obolo da 500 milioni in Atlante 2, il veicolo che comprerà le sofferenze di MPS (e di nessun altro, si noti), ed in attesa che le singole casse previdenziali professionali si pronuncino nel merito, si registra il no forte e chiaro,a mezzo di un comunicato, della Adc, sigla sindacale dei dottori commercialisti. Perché le criticità di questa operazione sono molte e variegate, allo stesso modo in cui il modo convulso ed emergenziale con cui il governo sta tentando di metterla in piedi resteranno nei libri di storia patria come preclaro esempio del perché l’Italia è fallita.

La lettera aperta a Renzi e Padoan è durissima nei toni e nella sostanza. Pare che il governo chiedesse alle casse professionali 4 miliardi, ora scesi a cinquecento milioni, il che sarebbe piuttosto sconcertante, se confermato. La contrarietà dei commercialisti dell’Adc:

«La sensazione è quella che si pensi che i patrimoni della Casse di Previdenza dei Professionisti siano dei “gioiellini” del sistema previdenziale italiano in cui vi sia custodito un “tesoretto “ a cui attingere in caso di bisogno, come è stato fatto sino ad ora con la tassazione dei rendimenti degli investimenti, spending review e balzelli vari. Dimenticando, volutamente, che le Casse autonome dei professionisti sono state istituite e successivamente privatizzate per poter garantire un futuro previdenziale, senza oneri a carico dello Stato e della collettività, a tutti i professionisti che obbligatoriamente vi contribuiscono versando una parte del loro reddito ed alimentando così un patrimonio che, incrementato dai rendimenti, deve garantire adeguate prestazioni previdenziali nel momento in cui verrà meno il reddito della professione»

Perché ci sono problemi seri anche per le casse virtuose, come quella dei commercialisti:

«Anche la CNPADC, considerata una delle più virtuose in tema di redditività e stabilità e che ha un patrimonio al 31/12/2015 superiore ai 6 miliardi, nonostante la riforma adottata dal 2004 che prevede il calcolo delle pensioni con metodo contributivo pro-rata temporis, ancora non ha raggiunto un equilibrio totale e tanta è ancora la strada per mettere in definitiva sicurezza il sistema consentendo l’erogazione di pensioni più adeguate di quelle che si possono garantire ora, che a fatica raggiungono un tasso di sostituzione del 50%»

Conclusione:

«È per questo motivo che non consentiremo che neanche un euro del patrimonio della nostra Cassa sia distratto dallo scopo a cui è destinato e cioè erogare assistenza e previdenza adeguata ai dottori commercialisti»

E ancora:

«Il Fondo Atlante ha come scopo il “salvataggio” di Istituti di credito in crisi e, al di là delle opportune valutazioni degli specifici strumenti di investimento, non si può pensare che questi “prodotti”, che teoricamente si portano dietro interessanti rendimenti e molto realisticamente non pochi rischi, vengano imposti (di fatto si tratta di tentativi di moral suasion) ad Enti che innanzi tutto devono limitare i rischi perché in primo luogo è il capitale che va conservato»

Investire nelle tranche rischiose di una cartolarizzazione di non performing loans bancari è astrattamente fattibile ma richiede le competenze, da parte degli advisor delle Casse, per valutare la congruità del rendimento atteso rispetto al rischio. Dire, come siamo riusciti a leggere in questi giorni su alcuni giornali, che la promessa (peraltro mai realmente formalizzata) di un rendimento “intorno al 6%” da parte di Atlante “non è male, in questo periodo di tassi a zero”, vuol dire essere al confine tra analfabetismo finanziario e malafede, visto che nulla viene detto del rischio associato a tale rendimento atteso. Questo investimento delle Casse professionali in Atlante 2 è un caso da manuale di repressione finanziaria, solo fatta con strumenti ad altissimo rischio in luogo che con i titoli di stato. E, dopo la vendita delle obbligazioni subordinate bancarie ai risparmiatori retail, è anche un ulteriore (ed amplificato) caso di mis-selling e mis-pricing di strumenti finanziari rischiosi, cioè una patacca.

Veniamo alle obiezioni all’opposizione a tale investimento. “L’investimento sarebbe una frazione risibile del totale del patrimonio delle Casse”. L’Enpam (medici), ad esempio, si stima potrebbe investire 130 milioni in Atlante 2, su un patrimonio di oltre 16 miliardi. Bene, e quindi? Si consideri che questa operazione riguarderebbe il solo MPS. Che accadrà, quando altre banche avranno bisogno di importanti ripuliture di sofferenze e non vorranno/potranno fare aumenti di capitale, conseguenti a vendere a prezzi e rendimenti richiesti dal mercato? Chi verrà, dopo MPS? E perché le altre banche non dovrebbero bussare a Palazzo Chigi e ad Atlante, visto il trattamento preferenziale ottenuto dai senesi? E in quel caso che accadrà, che le Casse dovranno mettere altri soldi in operazioni del genere? Possibile essere così miopi? Si, possibile, in Italia.

Altra obiezione. Si dice che l’operazione Atlante 2 sia in realtà complessivamente vantaggiosa per le casse professionali perché Oliveti di Adepp avrebbe negoziato con Renzi e Padoan l’uscita delle casse dal perimetro della spending review e sconti fiscali sull’investimento. Prendiamo quest’ultimo punto. Premesso che di sconti fiscali si potrà sapere e parlare solo in occasione della legge di Bilancio, cioè tra qualche mese, e ricordando che il governo Renzi, tra i suoi primi atti, ha realizzato nell’estate del 2014 l’aumento di tassazione delle “rendite finanziarie pure”, portando la tassazione sulle casse professionali dal 20 al 26%, la domanda è una sola: di quanto e su cosa si applicherebbe questo sconto fiscale? Consideriamo due ipotesi estreme:

  • Lo sconto si applica a tutti gli investimenti delle Casse, senza distinzione alcuna. L’aliquota torna al 20%, e vissero tutti felici e contenti. Il governo Renzi, che nel frattempo si è speso gioiosamente i frutti della maggiore tassazione delle “rendite finanziarie pure”, si trova un bel buco di bilancio, nel mezzo di una frenata dell’economia, e inizia a prendersela con “gli ottusi burocrati di Bruxelles” e ad organizzare messe nere a Ventotene;
  • Lo sconto si applica solo agli acquisti di sofferenze bancarie cartolarizzate, mentre per tutti gli altri investimenti la tassazione resta invariata. Voi ricordate il famoso impegno “investite nell’economia reale e vi tasseremo meno“? Ecco, qui ci sarebbe minore tassazione per investimenti in crediti andati a male, per compensare il loro rendimento represso e soppresso. In pratica, uno stato che incentiva i becchini per tenere lontani i vermi dai cadaveri di alcune componenti dell’economia “reale”. Vi fa schifo, questa immagine? Dovrebbe farvi più schifo il meccanismo che sta vedendo la luce in queste ore, ma de gustibus.

In sintesi, plauso alla sigla sindacale dei dottori commercialisti, critica alla drammatica perdita di diottrie del dottor Oliveti e invito alle altre casse professionali: liberatevi da questa rete di ricatti, non siate complici dell’estensione dell’infezione italiana anche alle pensioni future dei vostri assistiti. Rompete le catene di questa follia che si è impossessata di questo paese, e che lo sta affondando.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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