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Arrivederci Mario, narratore dei perdenti

Mario Monicelli ha deciso di chiudere con la vita buttandosi dal quinto piano dell’ospedale San Giovanni di Roma il 29 novembre 2010. A 95 anni ha avuto la forza di beffare la morte ed ha scelto di girare tragicamente gli ultimi attimi della sua esistenza. Come se fosse l’ultima scena del suo ultimo film.

Con lui muore uno dei più illustri registi del nostro cinema. E’ stato testimone e protagonista di un’epoca in cui l’arte cinematografica italiana si mostrava al mondo come regina indiscussa. La poetica delle sue pellicole traeva la sua energia dall’esaltazione dei pregi e dei difetti del Bel paese. Il popolo italiano era l’ispiratore del suo pensiero. I suoi difetti, l'arte di arrangiarsi, di patire e di sopravvivere. L'interesse per i perdenti, i falliti ed i vinti.

In questa intervista concessa a Radio radicale quattro anni fa, Mario Monicelli tratteggia a grandi linee il perché della sua arte.

Alcuni concetti sembrano predominanti nel suo pensiero. Innanzitutto la cultura. Vera chiave di volta ed essenza della nostra storia. Che annoda silenziosamente i fili delle varie epoche che si sono sovrapposte. Poi la volontà di narrare e raccontare. Cercando sempre di veicolare un messaggio tramite la sdrammatizzazione e il divertimento. Come già avvertiva Sant’Agostino. La ciclicità del nostro essere che determina una serie di alti e bassi nelle produzioni e nei risultati, e sfocia sempre in un divenire.

Il miglior modo di ricordarlo e ascoltare le sue parole. Forse rivelano il perché del suo ultimo gesto. Forse ci dicono dell’impossibilità di racchiudere un uomo in schemi e sovrastrutture. Forse di parlano di una gran voglia di libertà. Forse ci spiegano l’innata propensione dell’uomo alla parola, all’espressione e alla comunicazione.

Sicuramente i film e le parole di Mario Monicelli ci rendono orgogliosi di essere vivi, di avere una coscienza ed un pensiero. In fin dei conti, ascoltandolo, ci sentiamo onorati di essere italiani. Non in quanto siamo espressione di una realtà geografica, ma in quanto prodotto di una terra che ha messo il valore della cultura, dell’arte e del genio prima di ogni altra cosa.

Grazie Mario perché con la tua morte, fai sentire noi ancor più vivi. 

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