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Arrestato dai Carabinieri il capo del gruppo fascio-razzista Militia

Il gruppo razzista operava adottando come copertura una palestra di boxe intitolata a Primo Carnera nel popoloso quartiere di Montesacro. Collegamenti con Terza Posizione ed Avanguardia Nazionale.

Arrestato dai Carabinieri il capo del gruppo fascio-razzista Militia

E’ stato arrestato dai Carabinieri deli Ros del Lazio il venticinquenne Stefano Schiavulli considerato la mente ed il capo del gruppo di estrema destra “Militia”, sorto da alcuni anni nel quartiere romano di Montesacro ed avente come obiettivo quello di compiere atti di intimidazione ispirati dall’odio razziale. Vittime designate gli ebrei della capitale, a partire dalla loro guida Riccardo Pacifici, e i numerosissimi immigrati romeni che a Roma vivono, considerati “tout court” una razza inferiore da cacciare dal territorio dell’Unione Europea. Nel mirino pure il Sindaco della capitale Gianni Alemanno che, comunque, negli anni settanta fu molto vicino all’estrema destra fascista e xenofoba romana, è pur sempre il genero di Pino Rauti, ma che da tempo si è accasato su lidi decisamente più moderati. Nella mente distorta degli appartenenti a “Militia”, infatti, Alemanno doveva essere punito per aver tradito l’idea fascista. Il gruppo di comando di Militia oltre che da Schiavulli era formato pure da Maurizio Boccacci, Giovanni Pieristè e Massimo De Simone, tutti più anziani del capo- branco. Operavano in una palestra per l’insegnamento della boxe a Montesacro, frequentata da tantissimi giovani anche sottoproletari provenienti dalle borgate dell’estrema periferia della capitale. Attorno a loro si stavano pure coagulando le simpatie di vecchi arnesi della destra extra-parlamentare protagonista degli anni di piombo, già simpatizzanti di Terza Posizione ed Avanguardia Nazionale.
 
La palestra era intitolata a Primo Carnera il pugile, categoria pesi massimi, simbolo del virile maschio italiano fascista degli anni trenta del novecento. Tutti i componenti del gruppo Militia, che per rendersi più credibile aveva anche sottratto da un esercizio commerciale specializzato della città eterna una divisa dell’esercito israeliano, sono stati indagati dai magistrati del Pool antiterrorismo della Procura di Roma per apologia al fascismo, violazione della Legge Mancino sulla discriminazione etnica e razziale, porto abusivo di armi improprie. Schiavulli, però, data la sua pericolosità sociale è stato associato al carcere. Il gruppo già nel passato ha compiuto missioni punitive contro immigrati romeni e simboli della comunità ebraica quali insegne scritte in yiddish. Nel covo i carabinieri hanno rinvenuto mazze da baseball, tirapugni, coltelli e macheti: tutto l’armamentario, cioè, del perfetto squadrista. Ciò che più preoccupa comunque è il fatto che questo gruppo avesse conseguito tra molti giovani romani una certa simpatia ed anche un certo seguito, instancabile l’opera di proselitismo compiuta da Schiavulli, soprattutto perché fortemente ostile a quelle persone che, nonostante tutto, una buona percentuale di romani considerano appartenenti a “razze inferiori” come omosessuali, ebrei, immigrati di colore (bengalesi, africani ed indiani) e romeni, identificati in tutto e per tutto con gli zingari. Sogno di molti di questi criminali, che sull’odio etnico costruiscono la loro ragione di vita, è quello di bruciare nel fuoco, un fuoco risanatore, i cosiddetti “esseri inferiori”. Sono ancora in corso accertamenti al fine di stabilire se simpatizzanti di Militia non debbano essere annoverati tra gli autori dei tantissimi gravi episodi omofobi che periodicamente avvelenano Roma. Di sicuro quella italiana, al di la dei circoli ufficiali della Roma-bene, è una capitale nelle periferie, e non solo, gravemente ammalata di razzismo. Oggi come nel 1938 al tempo delle famigerate leggi razziali, volute da Mussolini ed assecondate volentieri dal Re Vittorio Emanuele III, l’odio di una certa Roma ancora si rivolge contro quelle categorie sociali in buona parte sterminate nei campi nazisti. Aver nascosto la polvere sotto il tappeto durante i cinquant’anni della Prima Repubblica non è servito a niente. 
 

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