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Armiamo i Peshmerga?

Oggi, mercoledì 20 agosto la Commissione Parlamentare competente (assenze permettendo) discuterà dell’opportunità di inviare armi ai guerriglieri curdi,per consentirgli di difendersi dagli attacchi dell’Isis, così come raccomandato dagli americani e dagli alleati europei. I parlamentari del M5s avanzano diverse perplessità, di cui rende conto l’on. Carlo Sibilia in una intervista a Repubblica del 19 agosto e che possono sintetizzarsi in tre punti.

a- in questo modo si crea un precedente per cui viene autorizzato un aiuto militare diretto senza passare dall’aula, ma limitandosi ad un frettoloso passaggio in Commissione. Domani potrebbe essere usato per ben altre situazioni;

b- come sempre siamo alla coda degli americani perché non si è svolta prima alcuna azione diplomatica capace di scongiurare questa situazione;

c- inviare armi ai curdi sarebbe come “curare un diabetico somministrandogli zucchero. Si aumenta solo la violenza.

Sul primo punto Sibilia ha ragione: il problema non è inventato ma reale, occorrerebbe, quindi, quantomeno fissare dei paletti per cui il precedente non sia ripetibile, sottolineando l’assoluta urgenza della decisione, la gravità della situazione e la coincidenza con il periodo di chiusura del Parlamento.

Sul secondo punto, Sibilia ha pure ragione, perché questa situazione è il risultato dei disastri combinati dagli Usa con le guerre del Golfo e l’invasione dell’Afghanistan, ma anche dell’inesistenza dell’Europa che ha fatto costantemente da lacchè agli americani. Verissimo. Però ora siamo di fronte ad una situazione di emergenza in cui occorre far qualcosa.

Personalmente non ho alcuna simpatia per gli americani che vedo come il fumo negli occhi, ma se diluvia e gli americani dicono che sarebbe opportuno aprire l’ombrello, non è il caso di stare sotto la pioggia rischiando una polmonite solo per non stare a sentire gli americani.

E questo ci porta all’ultimo punto. Certamente dare le armi ai curdi aumenterà il tasso di violenza del conflitto perché si combatterà da entrambe le parti. Ma se uno mi prende a cazzotti in faccia, non è che debba restare inerte a prendere la gragnuola di colpi per “non aumentare il tasso di violenza”. Odio la violenza, sono dell’idea che si debba cercare sempre di scongiurare o di porre termine alle guerre, detesto ogni forma di militarismo, ma alle armi si risponde con le armi. Senza troppi complimenti.

Mi pare che maggiore saggezza l’abbia dimostrata il Papa dicendo che è legittimo respingere l’aggressore ingiusto.

Ma chi ci garantisce che poi i curdi non usino quelle armi contro i civili sunniti? Nessuno, non ce lo garantisce nessuno. Ma ora noi dobbiamo preoccuparci delle stragi in atto, non di quelle eventuali future. Se e quando il problema si presenterà vedremo il da farsi. Peraltro, va detto che, sin qui, i curdi sono stati la componente più moderata del campo irakeno e, peraltro, non avrebbero alcuna ragione di prendersela con i civili sunniti (che è tutto da dimostrare che siano solidali con l’Isis), anche perché l’aggressione gli viene da parte di un esercito che non è neppure irakeno, ma un miscuglio di volontari (e, probabilmente, in parte mercenari) provenienti da molti paesi islamici e persino europei. Dunque, quella delle rappresaglie sui civili sunniti non è l’ipotesi più probabile, allo stato dei fatti.

D’altro canto, se non vogliamo restare con le braccia conserte ad assistere al massacro di curdi, caldei, yazhidi, sciiti ecc. qualcosa dobbiamo pur fare. Ed allora che proposte ci sono in campo? Bombardamenti americani? Mi sembra una soluzione decisamente peggiore. Intervento militare di terra dell’Iran? Forse ci si arriverà, ma non credo che ci siano dubbi sulla preferibilità di una sconfitta dell’Isis ad opera dei soli curdi piuttosto che di un intervento esterno.

Certo, non è affatto sicuro che i Peshmerga bastino e non si debba fare altro, ma intanto bisogna mettere un freno all’aggressione dell’Isis. Dopo si ragionerà sull’opportunità di un contingente di interposizione dell’Onu o su una conferenza di pace con tutti i maggiori paesi di area che isoli e batta il Califfato, ma vedremo dopo, nell’immediato dobbiamo pensare al problema presente. E armare i curdi appare nettamente il male minore.

Ci sono altre idee alternative? Ben vengano, tiriamole fuori e valutiamole. Non ci sono? Capisco che questo costi molto a persone che vengono da una cultura non violenta come i parlamentari del M5s alla cui coscienza ripugna l’idea di alimentare una guerra. Ed immagino che anche molti giovani dell’area dell’antagonismo abbiano gli stessi problemi ad accettare questa soluzione. Sono crisi di coscienza che fanno onore a chi le attraversa, perché dimostrano una sensibilità etica del tutto sconosciuta ad altri, ma, alla fine, la soluzione più sopportabile moralmente resta sempre quella di schierarsi dalla parte del più debole e di farlo nel modo imposto dalle circostanze, anche quando questo è difficile da digerire.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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