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Argentina, allucinazioni di bilancio

Anche a sud dell’Equatore è tempo di leggi di bilancio per il 2015. Il governo argentino ha spedito il proprio progetto in parlamento, e bisogna dire che i numeri in esso contenuti sono davvero notevoli. Merita un rapida disamina, per capire molto dell’animo umano.

Ad esempio, il saldo primario, che è la differenza tra entrate e spesa pubblica al netto degli interessi sul debito, è previsto passare da un deficit ufficiale dell’1,2% del Pil di quest’anno (che appare a sua volta fantasioso) ad un avanzo dell’1%. Ma quello che è davvero sfizioso sono le previsioni macroeconomiche: Pil reale in crescita del 2,8%, un’inflazione lievissima per gli standard del paese, al 14,5%, ed un cambio ufficiale peso-dollaro a 9,45 (auguri).

Il deficit complessivo è poi stimato nel 2015 a solo l’1% del Pil, una performance quasi tedesca. Ma è il modo in cui arrivare a questi lusinghieri risultati che indica che a Buenos Aires gira roba tagliata alla grande: la legge finanziaria argentina prevede un aumento del 28% delle entrate e di solo il 14% della spesa pubblica. Ora, a parte l’asimmetria di crescita delle due voci di bilancio, che se realizzata non avrebbe praticamente uguali sul pianeta, è sufficiente saper far di conto per chiedersi: come fanno le entrate fiscali a crescere del 28% se il Pil nominale è previsto crescere di poco più del 15%? Forse è prevista una stretta fiscale in stile Eurozona o un prodigioso recupero di evasione fiscale? E quanto alla crescita delle spese al 14%, sapendo che nei primi sette mesi dell’anno la spesa pubblica è cresciuta del 44% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, siamo realmente di fronte ad una rivoluzione. Purtroppo immaginaria e parolaia.

Anche ammettendo che il governo argentino tenterà di frenare l’inflazione attraverso una modesta stretta fiscale e monetaria, per raggiungere simili numeri occorrerebbe davvero avere un cataclisma economico. O meglio, servirebbe indurne uno. Queste sono le gioie di leggi di bilancio scritte sulla sabbia del populismo e dell’ignoranza. Utile anche meditare circa il fatto che le leggi annuali di bilancio sono la cartina di tornasole del grado di autoinganno di un governo e, più in generale, di una comunità nazionale. Sin quando la medesima non è sottoposta al vincolo di realtà.

 

Foto: Patrick McDonald/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di ARMANDO CAPPELLO (---.---.---.169) 24 settembre 2014 13:28
    ARMANDO CAPPELLO

    La manovra "presunta" di stabilitá (?), che dovrebbe portare ai dati da Lei evidenziati, dovrebbero arrivare attraverso la legge sul Approvigionamento, approvata dal Parlamento argentino il 18/09/2014, con la quale il Governo puó imporre i prezzi di vendita di beni/servizi, come stabilire i margini di utile delle aziende.

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    Saluti,
    Cappello Armando
  • Di (---.---.---.158) 24 settembre 2014 13:32

    Come in tanti altri casi che affrontano questo argomento e altri simili (tipo Islanda, p.e.), leggiamo l’ennesimo articolo che si propone di smascherare comportamenti truffaldini da parte di quegli Stati che tentino o anche solo accennino a tentare di non lasciarsi strangolare da situazioni disperate in cui si sono venuti a trovare grazie ai cravattari internazionali (FMI, BCE, USA, ecc,).
    Il messaggio è sempre lo stesso:
    "Cercate di morire in silenzio, senza agitarvi troppo e senza dare fastidio".
    E’ giusto. D’altro canto, "Un bel tacer non fu mai scritto".

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